Anche sul versante femminile la stagione australiana sarà teatro di un ritorno lungamente atteso: è quello di Naomi Osaka, la giapponese ex numero uno del mondo che fece parlare così tanto di sé in tutto il mondo nel 2021, a seguito dei problemi di salute mentale che la affliggevano e che l’avevano portata a ritirarsi dal secondo turno di quel Roland Garros. I Giochi Olimpici tenuti in patria, vissuti da tedofora, non hanno fatto che amplificare la pressione con cui molti atleti di altissimo livello come il suo devono confrontarsi e che lei riusciva ormai a gestire a fatica. Dopo alcuni mesi difficili, la sua carriera si sarebbe interrotta proprio a Tokyo, nel 2022, con un ultimo match perso prima di scendere in campo. Da quel momento, Naomi non ha più giocato un match ufficiale. Dei quindici mesi di assenza, nove li ha spesi in gravidanza. Ora che Shai è nata, Naomi sente verso di lei una “responsabilità, le voglio mostrare il mondo e giocare per lei. Non sono mai stata brava a giocare per me stessa.” In attesa di questo rientro, Naomi si sente “nervosa ma anche molto felice ed eccitata. Sono una persona competitiva e giocare di nuovo sarà semplicemente molto stimolante.”
Non c’è certo bisogno di ricordare quanto siano stati travagliati gli ultimi anni di carriera di Matteo Berrettini. La finale di Wimbledon 2021, persa in quattro set per mano di Novak Djokovic, aveva rappresentato il punto più alto della carriera di colui che fu la figura di punta del tennis italiano prima dell’avvento di Jannik Sinner. Poi, giunto l’appuntamento più importante, la prima edizione delle Finali di Torino, il crac: l’infortunio agli addominali nel match contro Zverev è l’inizio di un calvario del quale, due anni dopo, non si vede ancora la fine. Costretto a rinunciare a quell’evento (che avrebbe visto anche l’esordio da riserva di Sinner, in un simbolico passaggio di consegne), Berrettini torna in campo in Australia, dove raggiunge un’altra storica semifinale slam, questa volta persa con Rafa Nadal. L’annata è però contraddistinta da quattro stop: il primo lo costringe a saltare la stagione su terra, e a ripresentarsi sull’erba. Matteo trionfa a Stoccarda, poi al Queen’s (per la seconda volta consecutiva), e si presenta a Wimbledon con altissime speranze di arrivare in fondo. Ma un tampone beffardo lo ferma, e lo costringe al ritiro prima dell’inizio del torneo. L’annata prosegue su alti e bassi, e si conclude in Coppa Davis dove, malconcio, viene scelto per disputare il doppio decisivo della semifinale con il Canada, persa. Il 2023 si apre con la cocente delusione australiana (il primo turno e i match point non sfruttati con Andy Murray) e un altro stop sempre dovuto agli addominali, questa volta da Montecarlo a Stoccarda. Le lacrime al termine della sconfitta al rientro contro l’amico Lorenzo Sonego sono il preludio di settimane di crescita, interrotte bruscamente da quel terribile infortunio alla caviglia di New York. Matteo non scende in campo da allora, e ad oggi è a pochi passi dall’uscire dalla top 100 (numero 92). Anche il romano tornerà in campo in Australia, nell’evento che aprirà un 2024 conteso, per lui, fra speranze e incertezze.
Emma Raducanu appare a volte indecifrabile: atleta o protagonista di campagne pubblicitarie? meteora o futuro del tennis mondiale? Col senno di poi, quello US Open vinto a diciotto anni e dieci mesi partendo dalle qualificazioni non le ha fatto granché bene. È già capitato nella WTA che tenniste esordite giovanissime non mantenessero fede al loro potenziale o, comunque, dovessero affrontare difficoltà sportive ed extra sportive (pensiamo a Marion Bartoli, per esempio). Nella carriera di Emma, poi, si è già messo di mezzo una serie di sfortunati infortuni e alcune scelte…rivedibili. Finora, Emma ha già licenziato cinque allenatori (l’ultimo a giugno) e attualmente non si fa accompagnare da nessuna guida tecnica. “Faccio un sacco di domande ai miei allenatori. In certe occasioni, non sono riusciti a stare al passo, e probabilmente è finita per quello. Non puoi semplicemente dirmi cosa fare: devi dirmi perché lo faccio, e poi lo faccio.” Attualmente, Emma occupa la posizione 296. Anche lei tornerà in campo in Australia: l’ultimo match l’ha disputato ad aprile; poi, a maggio, un intervento alla mano destra che non le ha più permesso di rientrare. Alla soglia dei ventuno anni Emma è ancora molto giovane, ma non più giovanissima: se vuole entrare nel pantheon di questo sport, il 2024 dovrà essere l’anno della ribalta. Accompagnato, magari, da un po’ di continuità.