“What a milestone!”, che traguardo importante. Questo il commento con cui Roger Federer apre un video di poco più di due minuti postato durante la Vigilia di Natale sulla sua pagina X; l’ex campione elvetico ha inteso così salutare e celebrare i venti anni dalla nascita della sua fondazione. Nel filmato Intervengono Federer e anche Janine Handel, CEO dell’organismo internazionale.
L’asso di Basilea ricorda quando il 24 dicembre 2003, l’allora ventiduenne a luglio già campione di Wimbledon, si trovò a sottoscrivere insieme ai suoi genitori i documenti con cui si diede ufficialmente il via all’avventura. “Non avrei mai immaginato” – commenta l’otto volte campione di Church Road – “quanto potesse essere eccitante e appagante il viaggio che abbiamo allora intrapreso”. Viaggio che cominciò, ricorda Handel, con una iniziativa in Sudafrica, la terra della madre del campione, a sostegno della prescolarizzazione di alcuni bambini a Port Elizabeth.
“Oggi” – prosegue Federer – “supportiamo progetti in sei paesi africani“: oltre al Sudafrica anche Lesotho, Namibia, Zimbabwe, Zambia e Malawi vedono implicato l’organismo che porta il nome del tennista svizzero; inoltre, anche la Svizzera ne beneficia. Handel sottolinea la crescita dell’impegno di Roger e la sua evoluzione positiva nel proprio coinvolgimento: “Federer – afferma infatti – da semplice fondatore è diventato un autentico change-maker. È stimato e ammirato in ogni angolo del globo e il suo nome apre porte importanti, soprattutto a livello governativo”.
L’obbiettivo è molto chiaro: “Vogliamo – prosegue Handel – mettere al primo posto dell’agenda politica delle istituzioni con cui entriamo in relazione l’educazione scolastica dei più piccoli”. “A oggi” – rimarca Roger – “abbiamo aiutato due milioni e mezzo di bambini in sette paesi a usufruire di una migliore educazione prescolastica. Sono fiero di quanto questi bimbi abbiano saputo fare in questi anni con il nostro piccolo aiuto”.
I ringraziamenti finali sono per tutti quanti hanno supportato i progetti della fondazione, nei quali il campione dice: “rimarrò impegnato”. C’è da credergli: The Swiss Maestro, a volte politicamente corretto fino a essere definito noioso, ci ricorda come abbia avviato questa sfida quando era tutt’altro che scontata la strada trionfale che avrebbe percorso nel tennis. Evidentemente l’impegno sociale per lui arrivava comunque prima della fila di trofei che avrebbe collezionato.