Campione allo US Open nel 1997 e 1998, finalista a Wimbledon nel 2000 e 2001, n.1 al mondo (seppur per una sola settimana, senza tra l’altro neanche scendere in campo). Questa è una veloce scheda biografica di Pat Rafter, oggi 51enne, uno degli ultimi grandi giocatori australiani e tra gli ultimissimi esponenti di un gioco fatto solamente di serve and volley, oggi praticamente scomparso. Dal 2001, anno in cui si è ritirato, a soli 29 anni e n.7 al mondo, le apparizioni in pubblico e le interviste rilasciate si contano quasi sulle dita delle mani. D’altronde non ha neanche un profilo Instagram. Ma, tutto a un tratto, ha deciso di “rimettersi in gioco” sportivamente. Sempre con una racchetta, ma leggermente diversa.
Rafter la scorsa notte ha infatti timbrato il suo esordio nel mondo del padel, nello specifico al Fip Rise Australian Open, torneo che apre l’anno del Cupra Fip Tour. Come Jerzy Janowicz, semifinalista a Wimbledon ed ex n.14 del mondo, Rafter da ex tennista di alto livello tenta l’avventura nel circuito Fip. Circuito nel quale il polacco è però ormai un frequentatore abituale, spesso anche sulla cresta dell’onda e capace di arrivare in fondo ai tornei, essendo anche lui un giocatore dotato di buonissima tecnica, e che ha sfruttato il padel per giocare pur con un fisico molto fragile che gli ha ormai compromesso un vero rientro nel tennis che conta.
In coppia con il connazionale Luke Morland, che è n.954 del mondo con due punti in classifica, Pat Cash ha affrontato i n.3 del tabellone Timothy Brown e Andrea Melisi, italiano che vive in Australia ed è appunto un maestro di padel nella più importante Academy del Paese (da ragazzo paragonato a Sinner come prospetto). La coppia favorita ha vinto nettamente per 6-2 6-2, in una partita in ogni caso seguita e di interesse a causa della presenza di uno dei tennisti più importanti della storia del tennis australiano, a cui è anche intitolato il campo centrale del torneo di Brisbane, dove ha rigiocato una partita quasi un anno dopo Rafael Nadal.