Sembrava scontato l’ottavo di finale tra Novak Djokovic e Ben Shelton, e invece ci ha pensato l’esperto Adrian Mannarino a sparigliare le carte, eliminando l’americano, mentre Djokovic vinceva agevolmente sulla Rod Laver Arena contro Tomás Martín Etcheverry. Il serbo in ottavi di finale affronterà dunque il francese, protagonista di un’altra vittoria in 5 set – dopo le due dei turni precedenti – e in grado di rimontare uno svantaggio di 2 set a 1, mostrandosi fisicamente e mentalmente più solido dello statunitense in ascesa. Andiamo a vedere come sono andati i due incontri nel dettaglio.
[1] N. Djokovic b. [30] T. M. Etcheverry 6-3 6-3 7-6(2)
Il terzo turno dell’Australian Open doveva servire a Djokovic per trovare una migliore condizione dopo le incertezze dei primi due incontri e così è stato, contro un giocatore molto regolare ma poco vario nei colpi come Etcheverry. Una tipologia di tennista contro cui Nole di solito non ha particolari problemi, e infatti contro l’argentino c’è stata poca partita.
Inizia il match e Etcheverry sembra essere un po’ intimorito dalla presenza ingombrante dell’avversario. Sullo scambio prolungato, Djokovic diventa brutale, perché il palleggio si fa fisico e va sempre in mano al serbo, specialmente quando i due giocatori scambiano sulla diagonale di rovescio, dove Djokovic si trova a suo agio e fa molto male con il suo lungolinea. Nonostante tutto, l’argentino nei suoi turni di servizio rimane molto costante ed è proprio questo colpo che gli impedisce di andare sotto di un break al sesto game, quando annulla una chance con un’ottima prima. La seconda palla break in favore del n. 1 del mondo è però quella buona per piazzare l’allungo, grazie a un un rovescio diagonale sbagliato dal rivale.
Djokovic prende sempre più campo e impone la sua esperienza alzando il ritmo e riducendo gli errori. Sulla prima di servizio il serbo porta a casa l’88% dei punti contro il 65% dell’avversario, mentre sulla seconda il 24 volte campione Slam vince l’82% degli scambi contro il misero 17% del suo avversario. Con queste statistiche, dopo 44 minuti di gioco, Nole chiude il primo set con lo score di 6-3.
Grazie all’abbrivio datogli dal vantaggio, The Djoker gioca pulito ed è molto confidente in ogni scambio anche all’inizio del nuovo parziale, procurandosi una palla break nel terzo game. Opportunità sfruttata immediatamente con una risposta lungolinea di dritto su una seconda timida del sudamericano. La partita prosegue a senso unico senza grossi colpi di scena e con il serbo che, nonostante uno strano nervosismo nel sesto gioco, sembra poter fare quello che vuole. È lui che detta i ritmi ed è lui che si trova sempre in una posizione migliore del campo. L’argentino, al contrario, gioca tre metri dietro la linea di fondo e lascia troppo spazio e tempo a Djokovic, che gli fa fare il tergicristallo. Ed è così che dopo 38 minuti, il serbo si procura tre palle break e anche il set (6-3) sul servizio di Etcheverry.
All’inizio del terzo, Etcheverry mostra un po’ più di qualità nei suoi turni di battuta con delle soluzioni brillanti, però il suo avversario rimane nel flow e riesce a portare subito l’argentino ai vantaggi, pur senza conquistare il break. Nei suoi turni di battuta, invece, Djokovic rinuncia alla velocità in favore della precisione e questa tattica paga. Quando è il serbo al servizio, si scambia poco e i game si chiudono facilmente, con il n. 1 del mondo che continua a pungere con il suo rovescio e la sua consistenza da fondo. La testa di serie n. 30 difende con le unghie ogni punto di questo terzo set e riesce a portare la partita al tie-break dopo quasi un’ora di gioco. Etcheverry prova a scambiare e variare gli angoli, ma quando il palleggio si prolunga è sempre il più forte a portare a casa il punto. Nole alza l’asticella, come sempre succede ai campioni del suo calibro, quando davvero conta, procurandosi 4 match point e chiudendo al primo, in 2 ore e 28 minuti.
[20] A. Mannarino b. [16] B. Shelton 7-6(4) 1-6 6-7(2) 6-3 6-4
Partita molto equilibrata sin dai primi scambi quella tra il francese Adrian Mannarino e lo statunitense Ben Shelton, rispettivamente teste di serie n. 20 e n. 16 in questo Australian Open. Entrambi i giocatori sfruttano le diagonali mantenendo il palleggio profondo per spostare fuori dal campo l’avversario e alla prima opportunità attaccare lungolinea. Il francese rimane negli scambi molto attaccato alla linea di fondo campo e il più delle volte si trova dentro il rettangolo di gioco. Dall’altra parte, lo statunitense sempre molto energico ed esplosivo e prova in tutti i modi ad arginare la precisione dell’avversario. Il break arriva con un errore di dritto del mancino americano che sbaglia un colpo facile a metà campo mandando Il francese avanti nel match sul 3-2.
Shelton rimane attaccato con accelerazioni di dritto che lasciano fermo l’avversario e che gli procurano due palle del contro break sul 4 a 3, nonostante Mannarino serva con palle nuove. Basta solo una delle due palle break per riportare la partita in parità. Fino a qui, sono 32 i punti vinti dall’americano contro i 25 del francese ma gli errori non forzati per il primo salgono a 9 mentre per il secondo sono solo 3. Tutto questo a sottolineare come Mannarino giochi in maniera più attenta e precisa rispetto al giovane americano che è più impulsivo, passamdo da un vincente lungolinea a tutto braccio ad un colpo giocato fuori di svariati metri.
Dopo 54 minuti inizia il tie-break che è la copia dei game precedenti. Il francese viaggia a velocità di crociera e l’americano a tratti sembra una scheggia impazzita. Questo approccio differente alla partita non paga per l’americano che, dopo 1 ora e 3 minuti, affonda un rovescio in rete e cede il primo set all’avversario perdendo il tie-break con il punteggio di 7-4.
Nel secondo è tutto un altro Shelton, autore di meno errori non forzati e più preciso da fondo campo, mentre Mannarino perde in spinta e in brillantezza e cede addirittura 3 turni di battuta su 4 nel parziale, capitolando nettamente per 6-1. Era un momento interlocutorio per il francese, quasi una pausa fisiologica dopo le battaglie in 5 set dei due turni precedenti, ma il talentuoso 35enne transalpino non ha intenzione di mollare la presa. Subìto un break anche all’inizio del terzo (3-1 Shelton), Adrian reagisce, lo recupera e addirittura si porta avanti nel punteggio (5-4) con la ghiotta possibilità di servire per portarsi 2 set a 1. Chance mancata, però, perché il giovane statunitense ritrova i colpi sul più bello e ottiene il controbreak a -15. Ne deriva un nuovo tie-break, e questa volta Shelton non ripete gli errori del primo e lo domina per 7-2.
Dopo 2 ore e 58 minuti, un set perso con occasioni sprecate e le fatiche dei giorni precedenti, ci si attenderebbe un calo anche mentale da parte di Mannarino, che in effetti, rischia di andare subito sotto nel quarto dovendo annullare una palla break in apertura, ma tenuto quel servizio e aiutato anche dalla poca costanza dell’avversario, torna in vita con gambe e testa. Sul punteggio di 3-2 in suo favore, i regali di Shelton, autore di un game disastroso, gli regalano un insperato break, confermato nel game successivo (5-2 Mannarino). Un allungo decisivo in favore del francese, che porta la partita al quinto set incamerando il parziale per 6-3.
Le certezze di Shelton si incrinano progressivamente, mentre Mannarino continua a mettergli pressione, rimanendo appiccicato alla riga di fondo e giocando di controbalzo piuttosto che arretrare. Una tattica che funziona e che fa andare spesso fuori giri l’americano, i cui game al servizio diventano laboriosi. Proprio in uno di questi, nel sesto game, il francese mette la freccia alla sesta opportunità, allungando anche sul 4-2. Shelton è in totale confusione, tanto da aggrapparsi a diversi serve and volley consecutivi. Ma anche in un gioco che sembrava ormai perso, con Ben avanti 40-0, il francese non molla, risale la china e, grazie all’ennesimo errore di rovescio del rivale breakka nuovamente. Shelton non ci sta a perdere e spinge su ogni palla, recuperando uno dei due break e issandosi fino al 4-5, ma incappa ancora in un gioco con troppi errori (una volée facile di dritto sbagliata e una riposta lunga) e perde la partita, uscendo prematuramente dal torneo. Mannarino chiude invece piegato sulle ginocchia per un misto tra stanchezza e gioia, e si regala Djokovic in ottavi.
[5] A. Rublev b. [29] S. Korda 6-2 7-6(6) 6-4
Poteva essere, almeno sulla carta, una partita complicata per Andrey Rublev contro Sebastian Korda, capace di continue prodezze se in “giornata sì”, e invece il russo non ha avuto particolari problemi nello scalfire la resistenza dell’americano. Decisivo è stato soprattutto il tie-break del secondo set, con Korda che sul 5-5 ha sbagliato la direzione di una volée a campo aperto, regalando un facile passante di rovescio all’avversario. Se quel punto fosse girato al contrario, forse la sfida si sarebbe potuta prolungare, ma così non è stato.
Complessivamente, la testa di serie n. 5 si è dimostrata comunque più solida, conquistando due break nel primo set e uno nel terzo, grazie alla profondità e all’incisività delle sue risposte, a volte anche su potenti prime di Korda, e dimostrandosi pressoché impeccabile al servizio. Rublev non ha infatti mai perso la battuta, annullando palle break solo nel primo set e risultando impeccabile nel resto della partita. Il suo prossimo avversario, in ottavi di finale, sarà Alex De Minaur.