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Ad affrontare Novak Djokovic ai quarti sarà Taylor Fritz. Lo statunitense in poco più di tre ore di gioco doma Stefanos Tsitsipas, finalista nella scorsa edizione, con lo score di 7-6(3) 5-7 6-3 6-3. Il 26enne di San Diego, dopo aver concesso il secondo set, è bravo a risollevarsi e chiudere in crescendo: “Negli ultimi tre game della partita mi sono davvero acceso, come se fossi in trance agonistica. Mi sentivo bene. Mi sembrava di sapere esattamente quale colpo fare, la decisione giusta da prendere su ogni palla. È fantastico. Era da un po’ che non provavo questa sensazione, mi dà molta fiducia”.
Sull’onda di questo entusiasmo la testa di serie numero 12 si prepara ad affrontare il suo terzo quarto in un major. Un traguardo che risulta più sudato e guadagnato rispetto ai precedenti: “Gli altri due quarti di finale mi sono capitati quando ero testa di serie più alta e i sorteggi erano migliori. Questo è più meritato. Oggi ho dovuto giocare a un livello altissimo”. Un livello che dovrà rimanere d’alta quota per provare a mettere i bastoni tra le ruote a un Novak Djokovic che si è detto quasi sicuro della vittoria. Ma Taylor non l’ha presa male: “Se avessi battuto qualcuno per otto volte di fila anch’io sarei abbastanza tranquillo. Non posso certo biasimarlo per questo. Penso però che le condizioni qui siano decisamente migliori per me rispetto allo US Open o a Cincinnati”.
L’americano ammette anche di aver giocato sempre piuttosto male nelle ultime uscite contro il numero 1: “L’unica partita decente contro di lui negli ultimi due incontri è stata quella di Torino alla fine del 2022. Lì ho servito per il secondo set. Era vicino”. Ora però qualcosa è cambiato: “Credo di avere un livello molto più alto di quello che ho dimostrato in precedenza contro di lui. Spero di poter giocare un’altra partita come quella di oggi”. Comunque andrà Fritz una soddisfazione se l’è già tolta: “Ero appena uscito dalla top 10, sono felicissimo di riguadagnare il mio posto quasi subito”.
Una gioia che stride con l’umore di Stefanos Tsitsipas, sicuramente più sotto le suole. Anche se i complimenti al vincitore non mancano: “Il suo gioco è adatto ai campi duri, ha molta potenza e un gran servizio. Erano aspetti che sicuramente mi preoccupavano e che dovevo essere pronto ad affrontare. Non l’ho fatto nel migliore dei modi ma lui ha giocato davvero bene e merita la vittoria perché ha fatto tutto il possibile per non lasciarmi dettare i tempi o avere il controllo di ogni punto”.
Il match è stato contraddistinto dai servizi: vertiginoso il conto degli ace, ben 25. Questo ha reso la partita veloce e con meno appigli per cambiarne l’inerzia destabilizzando un po’ il greco: “Avrei voluto che si giocasse di più. Mi è sembrato che in alcuni momenti ci fossero dei vuoti in cui c’era solo il servizio e nient’altro. Volevo scambiare e costruire punti, scoprire cosa poteva funzionare meglio. Non c’era molto per cui potessi lavorare mentalmente e visualizzare mentre giocavo la partita, c’erano solo servizio e risposta. Avrei voluto entrare più nello scambio e non limitarmi alla difesa”. Come due anni fa, dove proprio all’Australian Open era andato in scena lo stesso duello con un esito diverso e il trionfo di Stefanos al quinto: “Avevo combattuto per quattro ore e alla fine vinto. Era diverso: grande lotta, scambi, profondi e tesi”.
Ora per Tsisipas, che oggi ha potuto contare sugli incoraggiamenti del papà, è tempo di rialzarsi. Il prima possibile. Anche se il sorriso, nelle battute finali della conferenza stampa spunta fulmineo: “Mi servirà qualche giorno. Sicuramente meno di una settimana (sorride). Mi prenderò il tempo per riflettere, per permettere a tutte queste emozioni di affondare nel mio passato e di far parte del mio percorso sul campo da tennis”.
E non manca una riflessione sulla convivenza forzata coi momenti negativi, molto più presenti dei positivi, che deve essere vissuta con la capacità di trarne insegnamento: “Non è una sensazione negativa. È una sensazione di evoluzione, di cambiamento, che è costante. Un giorno sei nella top 10, l’altro giorno non ci sei più, quindi devi continuare a lavorare e permetterti di fiorire attraverso queste esperienze. Ci sono molti momenti nella carriera difficili da affrontare. Sono di più rispetto a quelli di gloria, di successo e delle bottiglie di champagne aperte”.
Martina Tomat