Non solo la vittoria di Matteo Gigante a Nonthaburi. A Tenerife (Challenger 100, cemento) si è concluso con il consueto grande successo organizzativo il primo dei tre tornei che anche quest’anno MEF ha portato sull’isola spagnola. Il pubblico, soprattutto nelle fasi finali, ha risposto molto bene e quindi all’appello sono parzialmente mancati solo i nostri tennisti che pure ci avevano fatto sperare con Francesco Maestrelli e Samuel Vincent Ruggeri che si erano issati con bravura fino ai quarti di finale. Maestrelli è stato poi costretto alla resa solo da un Brandon Nakashima in stato di grazia col punteggio di 6-4 7-6(5). Samuel, da parte sua, ha semplicemente trovato un Denis Yevseyev che si è dimostrato ancora troppo forte per lui come testimonia il punteggio di 6-3 6-4.
La finale tra Brandon Nakashima e Pedro Martinez è stata molto interessante anche se in realtà lo statunitense Nakashima non ha mai corso dei veri rischi e ha finito per imporsi col punteggio di 6-3 6-4 in un‘ora e mezza di partita. Troppo superiore il 22enne californiano, sia al servizio che in risposta, perché lo spagnolo nativo di Alzira (n.40 ATP nel 2022) riuscisse ad entrare in partita. Il 26enne iberico potrà però consolarsi col rientro in top 100, precisamente alla posizione n.98. Risale in classifica anche Nakashima che dovrebbe raggiungere il n.103 (ricordiamo che nel 2022, l’anno in cui vinse le ATP Next Gen Finals, fu n.43) e, in attesa di tornare a competere sui grandi palcoscenici del circuito maggiore, mette in bacheca il suo quarto Challenger (Orlando, Quimper e Brest i precedenti). Molto contento il vincitore che subito dopo la premiazione ha dichiarato: “Anche oggi è stato un incontro difficile, nonostante il punteggio piuttosto netto possa far pensare altro. La prossima settimana giocherò ancora un Challenger in Belgio dove spero di continuare questo percorso positivo cominciato con la vittoria di oggi. Sono consapevole di essere sulla strada giusta e da qui ripartirò per risalire la classifica dopo che nel 2023 ho dovuto affrontare momenti davvero difficili”.
Al Challenger 50 di Buenos Aires ad alzare il trofeo è il padrone di casa Facundo Bagnis (n.241 ATP) che in una finale interminabile durata quasi tre ore ha battuto il connazionale Mariano Navone col punteggio di 7-5 1-6 7-5. Per il quasi 34enne nativo di Rosario è il 17esimo titolo Challenger di una carriera più che onorevole che l’ha visto al n.55 ATP nel lontano 2016. Ma con tutto il rispetto per il vincitore, per una volta i personaggi più importanti sono quelli che si sono persi per strada. A partire da Mariano Navone, giocatore brevilineo che in 178 cm ha concentrato una potenza e una ferocia agonistica che al momento non ha eguali nel panorama Challenger. Il talento è quello che è ma questo non gli ha impedito di dominare la parte finale della scorsa stagione (tre vittorie consecutive a Santa Cruz, Buenos Aires e Santa Fè) e di partire con le marce alte anche quest’anno. Ricordiamo che il classe 2001 è di origini italiane perché i suoi bisnonni partirono da un paesino dell’entroterra ligure per cercare fortuna in Argentina.
Il nostro eroe ha capito subito che questa finale sarebbe stata tutta in salita perché faceva fatica a dare profondità ai colpi e addirittura commetteva un numero inconsueto di errori, e l’espressione ‘errore non forzato’ nel vocabolario di Navone, edizione 2023, equivale a una bestemmia. Si è così ritrovato sotto 5-2 nel primo set e, dopo una furiosa rimonta, si è distratto un attimo lasciando per strada un altro break e il set. Secondo parziale incamerato facile, ma nel terzo ritornano gli errori, a conferma che proprio non è giornata. Ma la stagione è lunga e siamo certi che non gli mancheranno occasioni per rifarsi, nel frattempo proverà a consolarsi con il nuovo best ranking che da lunedì dovrebbe vederlo alla posizione n.116.
L’altro personaggio di cui vogliamo parlare è Edoardo Lavagno, per cui confessiamo di aver sempre nutrito un’istintiva simpatia. Sarà per il suo gesto di grande pulizia stilistica, tipico di molto mancini, sarà per il suo buon carattere che gli ha permesso di frequentare a lungo e col sorriso sulle labbra tornei che non rendevano onore al suo talento, sarà perché non ci ha mai negato un commento quando ne abbiamo avuto bisogno. Quindi è stata grande la nostra gioia quando lo scorso anno il tennista torinese ha cominciato ad ottenere qualche buon risultato a livello Challenger (in primo luogo la finale a Perugia.in giugno) e a risalire velocemente la classifica. Anche a Buenos Aires le cose sembravano mettersi decisamente bene con la semifinale raggiunta dopo lunghe battaglie contro Fonseca, Weis e Taverna. Ma l’incrocio con Mariano Navone è stato troppo duro anche per lui perché sul centrale del ‘Racket Club’, molto english style, il tennista torinese non è mai riuscito a fare partita, subendo una ha dura punizione (6-0 6-4). Questo ovviamente nulla toglie alla bella prestazione di Edoardo che con questo risultato dovrebbe risalire alla posizione n.233 ATP, a una decina di posti dal suo best ranking.