Alexander Shevchenko, nato a Rostov-on-Don, Russia, ventitrè anni fa, sta per diventare kazako, come molti russi prima di lui. I primi rumor erano sorti l’anno scorso, quando una storia di Instagram relativa a un suo match delle qualificazioni di Stoccolma mostrava la bandiera kazaka, e non quella russa. Il vicepresidente della Federazione di tennis del Kazakistan, Yury Polsky, aveva commentato: “Shevchenko ha ottenuto un permesso di residenza in Kazakistan, ne abbiamo parlato a lungo con lui. Sasha (Alexander, ndr) vuole giocare per il Kazakistan. Peraltro da molto tempo vive in Europa, non in Russia. Credo che nel futuro prossimo otterrà la cittadinanza kazaka e se tutto va bene entrerà a far parte del nostro team.“
Shevchenko vive a Bratislava, la capitale della Slovacchia, e si allena da tempo in Austria. Recentemente, il suo storico coach Gunter Bresnik (fu allenatore anche di Thiem) ha manifestato la sua indisponibilità a seguirlo sul tour. Ora si allena e viaggia o da solo o accompagnandosi saltuariamente al team di sua moglie, Anastasia Potapova (sposata nel 2023).
“Per ora dobbiamo giocare tornei, trovare qualcuno con cui allenarci una settimana e cambiare – ha detto il ventitreenne -. È un po’ difficile, anche se ci sono abituato: ho viaggiato tutta la mia carriera da solo, il mio coach mi ha seguito soltanto un paio di volte. A questo livello però sta diventando sempre più difficile: ho bisogno di una persona che mi aiuti.“
Shevchenko ha argomentato la sua decisione spiegando che, semplicemente, “non so cosa fare in Russia. E l’Austria è già casa mia; mi alleno lì da quando ho nove anni. […] Io e mia madre abbiamo sempre amato stare lì, e mio padre ha dato il via libera. Non ci vado proprio, in Russia.“
Shevchenko non è il primo a compiere questa scelta, che molti motivano con i vantaggi tecnici ed economici che la Federazione Kazaka offre. Altri volti noti ad aver cambiato casacca sono la campionessa di Wimbledon Elena Rybakina, Alexander Bublik e Mikhail Kukushkin. Peraltro, Varvara Gracheva ha recentemente ottenuto la cittadinanza francese, e un rumor (pur prontamente smentito) ha accostato a Parigi anche la giovanissima Mira Andreeva: per la Russia si tratta dunque di un fenomeno di “emigrazione tennistica” non irrilevante.
Uno dei primi a compiere questa scelta, Andrej Golubev, si difendeva così dalle accuse poste a lui: “Ci fanno sembrare dei soldati della legione straniera, eppure io sono nato nel 1987, quando c’era ancora l’Unione Sovietica, e così come accade per gli ex jugoslavi dopo la guerra le norme di passaggio da una nazione all’altra sono facilitate. […] Quale sarebbe lo scandalo?”. Il ragionamento di Golubev può reggere per lui, ma l’Unione Sovietica è caduta ormai trentatré anni fa… né Shevchenko né altri, probabilmente, hanno preso questo fattore in considerazione.