L’eterno inferno del 22 volte campione slam, messo (ancora una volta) all’angolo da un infortunio all’addominale. Problema che si è rivelato, fortunatamente, meno grave di quanto fosse inizialmente parso agli occhi dei tanti tifosi.
Nessuno come lui, però, in quanto a capacità di comeback. Nessuno come lui, in grado di restare fuori un anno, e tornare con la medesima fame di vittoria e redenzione, riprendersi ciò che il fisico gli ha tenuto lontano per quasi 365 giorni. Nessuno come Rafael Nadal.
A Brisbane sembrava aver ritrovato, a tratti, il tocco degli anni migliori, mentalmente ordinato e pronto a lotte fisiche oltre il due set su tre. Jordan Thompson ha scelto, con grande mancanza di empatia nei confronti di chi per 12 mesi aveva atteso il ritorno dello spagnolo, di distruggere ogni possibile sogno di ritorno vincente, come spesso è accaduto nella sua infinita carriera.
Comunque in grado di portare a termine la partita, era da subito evidente come le sue condizioni fisiche non potessero esser ritenute eccelse. Il ritiro dal primo impegno Major dell’anno, ne sarà la conferma. Beffardo il destino, per chi aveva appena rimesso piede nella competizione.
Tornato in Spagna per le migliori assistenze mediche, Nadal non ha perso tempo del dichiararsi vittima di un infortunio meno grave di quanto credesse all’inizio. Un dolore, si, ma nulla di particolarmente limitante, o con lunghi tempi di recupero.
Annunciato il ritorno in campo, all’ATP 250 di Doha, il Re della terra rossa è già sui campi da tennis della propria accademia, attendendo l’8 febbraio per il rientro nel circuito. Impossibile pensare ad un ritorno prematuro, se Rafael Nadal scende in campo, lo fa per vincere.
Servirà, però, comprendere la tenuta fisica del campione in un torneo di maggior intensità, con più turni da dover giocare. Sarà in grado, ancora una volta, di tornare ai suoi livelli? In cima al mondo, dove merita di stare.
Roman Bongiorno