Croazia – Belgio 1-1
(dal nostro inviato a Varazdin)
Dopo i risultati della prima giornata delle sfide di qualificazione alla fase a gironi delle Finals, potremmo dire che se la Serbia piange, la Croazia non ride, parafrasando in versione balcanica il noto proverbio su Atene e Sparta. Se infatti la Serbia si ritrova inaspettatamente sconfitta in casa dalla Slovacchia, altrettanto a sorpresa, l’altra grande del tennis balcanico si è trovata in svantaggio tra le mura domestiche dell’Arena Varazdin contro il Belgio. Merito dell’impresa del 24enne Zizou Bergs, che ha battuto con merito in tre set Marin Cilic, ancora lontano da una condizione accettabile dopo l’operazione al ginocchio che l’ha tenuto lontano dai campi per quasi un anno. Per fortuna dei croati il 22enne Duje Ajdukovic non ha accusato il peso della pressione per la posta in palio (se non quando è andato a servire per la prima volta per il match) e ha letteralmente dominato il secondo match della giornata contro Joris De Loore, soverchiato dalla potenza dei colpi dello spalatino, portando a casa il punto dell’1-1. Domani si inizia alle 13 con il doppio, che potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti del tie anche in considerazione del fatto che la presenza di Cilic è in dubbio per l’eventuale quinto e ultimo match.
Z. Bergs (BEL) b. M. Cilic (CRO) 6-4 4-6 6-4
Ad aprire il tie tra Croazia e Belgio la sfida tra il n. 1 belga Zizou Bergs e il n. 2 croato Marin Cilic. In casa croata fino all’ultimo c’è stata molta apprensione per le condizioni di Marin Cilic, che ha sciolto le ultime riserve appena in tarda mattinata dopo l’ultimo allenamento di rifinitura. Il ginocchio operato lo scorso anno, che ha fatto perdere tutta la stagione all’ex n. 3 del mondo (scivolato di conseguenza al n. 1044 del ranking), è tornato a dargli fastidio dopo la trasferta australiana e non gli ha permesso di allenarsi adeguatamente in questi giorni. Il boato con cui i circa 3.500 spettatori dell’Arena Varazdin accolgono il suo nome alla presentazione delle squadre è pertanto anche un po’ di sollievo – probabilmente anche da parte del neo ct Zovko, all’esordio oggi sulla panchina croata – per vedere in campo il giocatore più rappresentativo della nazionale croata, anche in considerazione dell’assenza dei due attuali top 100 croati, Coric e Gojo, e del giovane più promettente, Prizmic. Da segnalare che gli ultimi due, infortunati, sono comunque presenti in panchina a supportare la squadra.
Il suo avversario, il 24enne Bergs, si presenta invece a Varazdin dopo aver perso contro Tsitsipas, da lucky loser, al primo turno dell’Australian Open ed essere uscito sconfitto nel derby con il grande assente della squadra belga, David Goffin nel Challenger di casa, a Ottignies-Louvain-La-Neuve. Non un grandissimo periodo di forma, pertanto, per il n. 131 ATP, che non ha neanche dimostrato sinora di avere un grande feeling con la Davis, dato che nei 5 tie disputati da singolarista a partire dal 2021 ha collezionato infatti solo 2 vittorie a fronte di 5 sconfitte, un paio delle quali con avversari non irresistibili come il boliviano Dellien e il coreano Hong.
Dopo aver tenuto con difficoltà, annullando anche una palla break, il proprio primo turno di servizio, è invece proprio il 24enne Zizou (sì, state pensando bene: il nome è un omaggio al fuoriclasse del calcio francese Zinedine Zidane, così soprannominato) a trovarsi dopo poco più a suo agio sul sintetico croato e ad avere subito dopo due occasioni consecutive per andare avanti di un break, sfruttando un paio di brutti errori di Clic, che appare abbastanza macchinoso e lento nei movimenti. Il croato si salva, ma il suo più giovane avversario insiste a metterla sulla corsa e sulla regolarità, non disdegnando un intelligente uso della palla corta per trarre ulteriore vantaggio dalla difficoltà di movimento di Cilic. Il break è pertanto solo rimandato ed arriva due giochi più tardi. Bergs si incarta un attimo e si ritrova 0-40, ma poi torna ad applicare disciplinatamente la strategia studiata a tavolino con il c.t. Darcis ed allunga sul 4-2, grazia anche ad un’ottima resa della prima di servizio. Prima di servizio a cui si aggrappa un Cilic che continua ad essere in difficoltà negli scambi da fondo, lento e falloso, per risalire dallo 0-30 nel settimo gioco e poi di nuovo per annullare addirittura due set point nel nono gioco. Ma nonostante un doppio fallo che tradisce un po’ di tensione, Bergs chiude 6-4 con un servizio vincente.
Il secondo set inizia sulla falsariga del primo: neanche il tempo di controllare le statistiche del primo set (spiccano i 15 errori non forzati di Cilic) e ci sono altre tre palle break consecutive per il Belgio. Il tennista croato orgogliosamente continua ad aggrapparsi al servizio per rimanere a galla, ma quella vista sinora in campo continua ad essere una brutta copia del giocatore che abbiamo visto raggiungere per tre volte l’ultimo atto di uno Slam e vincere 20 titoli ATP. Ancora con il servizio e con il suo vecchio marchio di fabbrica, lo schema servizio-dritto, annulla un’altra palla break, mentre dall’altra parte il suo avversario tiene tranquillamente i propri turni di battuta, continuando a giocare in maniera saggia e ragionata: scambia da fondo con buona profondità, senza rischiare, facendo muovere Cilic per indurlo all’errore. Nel quinto gioco il grido “Majstore, majstore” (“Maestro, maestro”, ndr) si alza dalle tribune dopo un paio di ottimi punti del 35enne croato, nella speranza che siano il segnale del risveglio del campione dello US Open 2014. Si materializza persino una palla break, figlia anche di un eccesso di confidenza del tennista belga dopo aver vinto agevolmente i primi punti del game, ma Bergs ritrova improvvisamente la prima di servizio che gli era un po’ mancata in questi primi turni di battuta del parziale e impatta sul 3 pari. Le percentuali al servizio di Cilic sono salite e siccome con il colpo di inizio gioco Marin sa ancora far molto male, la partita ora vive un momento di sostanziale equilibrio. Che si interrompe, inaspettatamente, nel decimo gioco. Bergs sale 40-15 ma poi, dopo aver messo lungo di un paio di centimetri un dritto lungolinea, compie due brutti errori in manovra con il rovescio e regala il set point a Cilic. Che dall’alto della sua esperienza coglie subito l’occasione. Stavolta non è lui il primo a sbagliare nello scambio prolungato da fondo: 6-4 Croazia e si va al terzo. Cosa che per molti qui all’Arena Varazdin sembrava un’utopia fino ad quarto d’ora prima, per come stavano andando le cose.
Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo, che il pubblico (e i colleghi croati in tribuna stampa) deve di nuovo trattenere il respiro. Come nel secondo parziale, si parte con tre palle break consecutive per il Belgio. Cilic le annulla e, tanto per mantenere la suspense, ne annulla anche una quarta. Bergs sembra però non accusare il colpo del parziale perso dopo il primo vero piccolo passaggio a vuoto e delle ennesime palle break non sfruttate (13 su 14 sino a quel momento) e si rimette a tessere la sua ragnatela da fondo, sfruttando la notevole rapidità nei movimenti laterali. Dopo oltre due ore di gioco, costanza e perseveranza del belga vengono alfine di nuovo premiate: nel terzo gioco arriva il break che il n. 131 ATP consolida tenendo a zero il suo turno di servizio. Con il passare dei minuti Cilic fa sempre più fatica da fondo e la superficie non velocissima dell’Arena non lo aiuta di certo ad accorciare gli scambi, mentre invece Bergs sembra aver inserito il cruise control, fatto comunque non scontato per un giocatore che vede avvicinarsi la conquista dello scalpo più prestigioso della sua carriera. Dopo un paio di brutti errori (e si era portato sul 40-15), Cilic con la forza della disperazione (e soprattutto della prima di servizio) annulla un match point nel nono gioco e spera che la pressione di servire per il match faccia tremare il braccio al suo avversario. Ed è quello che spera anche il pubblico sugli spalti, a giudicare dal boato intimidatorio prima che Bergs serva il primo punto. Ma il 24enne di Lommel è di ghiaccio: mette due prime vincenti, uno smash sulla riga e poi con un’altra prima vincente suggella il 6-4 e porta meritatamente il Belgio a condurre 1-0.
D. Ajdukovic (CRO) b. J. De Loore (BEL) 6-1 6-4
Molto probabilmente Duje Ajdukovic sperava di fare il suo esordio da n. 1 in Coppa Davis in una situazione meno delicata per la sua nazionale. Invece la sconfitta di Cilic lo costringe a scendere in campo per una partita da vincere a tutti i costi. Per il 22enne spalatino almeno non è l’esordio assoluto, dato che il brivido di difendere i colori della nazionale lo aveva già provato lo scorso anno nell’ultima partita del girone di qualificazione alle Finals di settembre, contro l’Olanda. Quella partita però era ininfluente (Ajudkovic perse in singolo, ma vinse il doppio decisivo in coppia con Mate Pavic), al contrario di questa. Dalla sua il croato ha l’ottimo stato di forma: dopo aver perso il derby nelle qualificazioni di Melbourne con il suo giovane concittadino Prizmic, ha infilato un paio di ottime prestazioni a livello Challenger (quarti di finale in Thailandia e finale in Francia) che gli hanno permesso di salire al n. 125 ATP, suo best ranking.
Il suo avversario, il 30enne Joris De Loore, al contrario non sta vivendo uno dei suoi momenti migliori: eliminato al secondo turno delle quali a Melbourne proprio dal connazionale Bergs, poi è uscito al primo turno del già citato Challenger di Ottignies-Louvain-La-Neuve, sconfitto dall’ungherese Piros. Però in Coppa Davis ha più esperienza del croato: per capirci, c’era anche lui (giocò il doppio, perdendo in quattro set, in coppia con Bemelmans, attuale coach di Bergs) nella finale persa dal Belgio contro la Francia nel 2017.
Che il tennista spalatino sia quello più teso all’inizio dell’incontro si capisce da un paio di brutti errori (esemplificativo un dritto che finisce fuori di metri) che lo portano a dover fare gli straordinari con il servizio per annullare due palle break all’alba del match. Ma passato il pericolo ila partita diventa un monologo del giocatore croato. Troppo più potente il suo gioco da fondo, contro il quale il belga non trova contromisure: Ajdukovic si piazza con i piedi vicini alla riga di fondo e impone il suo gioco di pressione senza soluzione di continuità. In neanche mezz’ora arriva il 6-1 per la Croazia e sugli spalti i volti iniziano ad essere più distesi.
Ajdukovic adesso è “on fire” ed il pubblico croato, dopo le due ore e passa di sofferenza con Cilic, non attendeva altro: si fa coinvolgere dall’ottima prestazione del giovane spalatino e ad inizio del secondo parziale ad ogni gran punto del n. 125 ATP si alza il grido “Duje Duje”. Il povero De Loore è sempre più in difficoltà e non riesce proprio a trovare il modo di arginare la superiorità avversaria, mentre ad Ajdukovic riesce tutto (impressionanti le due risposte a tutto braccio che gli consegnano il break del 3-0) e conferma quanto ci aveva detto un collega croato poco prima dell’inizio dei match, in merito al fatto che quando è in giornata è veramente capace di tutto (e di tutto il contrario quando invece la luna è storta: sinora il suo problema è stata infatti la continuità, dato che il braccio non gli è mai mancato). ll tempo di annotare che il 30enne belga interrompe finalmente la serie di game consecutivi (nove) a favore del suo avversario, di una piccola discussione su un punto concluso da un marchiano errore del tennista croato ma poi assegnatogli perché il colpo precedente del belga era uscito, e Ajdukovic arriva dopo un’ora esatta di gioco a servire per il match. La tensione però si fa sentire e nonostante tre ace arriva il primo break per il Belgio, con il croato per la prima volta più timoroso nell’affondare da fondo campo. Il pubblico capisce il momento e incita Duje a gran voce, mentre De Loore annulla quattro match point (due con un servizio vincente e un terzo con un pregevolissimo serve & yolley) ed al termine di un lunghissimo game accorcia sul 5-4. Stavolta però Ajdukovic non trema: tiene il servizio a zero (con ace finale) e chiude 6-4, portando la Croazia sull’1-1.
Si ricomincia domenica alle 13, con la sfida tra due coppie di doppio di altissimo livello: Pavic e Dodig da una parte, Gille e Vliegen dall’altra.