Mai darsi per vinti. Andy Murray per primo. Il tennista scozzese, ex numero 1 al mondo, non è partito con la marcia giusta in questa stagione. Sono quattro le sconfitte consecutive su altrettanti match disputati dal 36enne di Glasgow; l’ultima, recente, è la resa in due set seppur tirati contro il ceco Thomas Machac – giustiziere anche di Lorenzo Musetti – all’esordio nell’ATP 250 di Marsiglia. Andy però non molla e a seguito di questa sconfitta ha fatto sapere ai giornalisti francesi che sta mettendo sul piatto della bilancia varie opzioni per il proseguimento della stagione. Tra queste, non figura il ritiro dalle ultime parole del britannico. Ma, invece, sta valutando più seriamente se partecipare nei prossimi mesi ad alcuni tornei Challenger per provare a riacquistare un po’ di fiducia, che nell’ultimo periodo sta scarseggiando per quando gli riguarda. Tra gli altri, lo segue a ruota Richard Gasquet.
Sicuramente questa scelta, se confermata da Murray, avverrebbe con molta probabilità nel periodo della terra rossa europea dove lui non ha mai amato particolarmente giocare. Inoltre, a breve dovrà difendere i 150 punti della finale persa lo scorso anno all’ATP 250 di Doha contro il miglior Danil Medvedev.
“L’unica cosa che si può provare è scendere in campo e cercare in qualunque maniera di vincere” ha detto Murray al quotidiano britannico The Telegraph. “Quello che accade in allenamento non sempre si traduce nel vero andamento del match” – continua il campione scozzese – “nel 2016, stagione che terminai da numero 1 al mondo, il mio coach, Ivan Lendl, mi fece presente che in un anno intero avevo vinto due o tre set in allenamento. In questo periodo, invece, porto a casa quasi tutti i parziali in allenamento e nei match non riesco a fare altrettanto”. Da qui il pensiero di “provare a giocare i Challenger. Potrebbe essere la soluzione che mi aiuterebbe ad acquistare fiducia”.
Spesso capita, poi, che Murray stesso si perda in un bicchiere d’acqua e vada a disputare delle vere e proprie maratone che negli ultimi mesi non gli sorridono praticamente mai. Un esempio potrebbe essere la partita persa contro Alex de Minaur a Parigi Bercy, nella quale conduceva per 5-2 nel set decisivo. “Sento di poter competere con questi ragazzi, ma se perdi gli incontri poi cala inevitabilmente la fiducia”. L’attuale numero 49 al mondo compara anche questa dinamica con quello che gli capitava in passato, ricordando che “quando perdevo nei primi turni di un torneo, solitamente in quello successivo raggiungevo la semifinale, o la finale, o addirittura vincevo il titolo. Ora” – continua “non è più così. Mai mi era successa una cosa del genere in tutta la mia carriera”.
Ritornando alle parole recenti e poco solidali di un giornalista, che l’ha praticamente invitato a ritirarsi per fare bella figura invece di continuare a collezionare sconfitte, Murray spiega: “Non mi sono arrabbiato quando l’ho letto, non stavo urlando contro il telefono. Ero solo un po’ deluso”. Andy coglie l’occasione anche per ricordare il suo passato travagliato: “Le persone che mi conoscono e sanno cos’ho trascorso spererei che capiscano quanto sia difficile fare quello che sto facendo adesso, con i problemi avuti all’anca (Murray ne possiede una di titanio, ndr). La mia storia non si è mai vista in nessun altro sport”.
È stato allora che il vincitore di tre prove dello Slam ha mostrato a tutto il mondo di che pasta è fatto. “Sarebbe stato facile per me smettere quando ho avuto l’operazione”, ma non è stato così. Il fuoco arde ancora dentro a questo tennista, che a 36 anni crede ancora ciecamente nelle sue abilità nonostante non faccia più parte dell’élite del tennis mondiale. “Io gioco ancora perché amo il tennis, mi diverto ad allenarmi e a viaggiare. In questo periodo la competizione si sta rivelando tosta per me, ma ciò non cambia quello che sono riuscito a ottenere nella mia carriera”. E su questo, Andy, non ci piove.