Poco più di 15 mesi fa – era il 21 ottobre del 2022 – diveniva di dominio pubblico e iniziava quindi ufficialmente la lunga e contorta vicenda della positività all’anti-doping di Simona Halep, bi-campionessa Slam, ex numero 1 del mondo e allora ancora in top ten. Il test incriminato risaliva allo US Open disputatosi poche settimane prima, in cui la rumena era stata inaspettatamente eliminata al primo turno da Snigur in quella che è rimasta l’ultima partita giocata da Simona. Dopo diverse tappe, polemiche e dichiarazioni, oggi siamo finalmente arrivati all’ultimo capitolo di questa storia: è infatti iniziato il processo di appello che segue la sentenza di condanna emessa lo scorso 12 settembre da un tribunale indipendente, consistente in quattro anni di squalifica (uno già scontato al momento del verdetto).
Halep si era infatti rivolta al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna nel tentativo di dimostrare la sua innocenza. Nella giornata di mercoledì si è quindi svolta la prima udienza del processo che terminerà nel pomeriggio di venerdì. Il tutto avverrà a porte chiuse, dal momento che nessuna delle parti (ITIA e Halep) ha fatto istanza per un’udienza pubblica, come si legge nel comunicato ufficiale del TAS. A Losanna è presente anche la stessa Halep che verrà ascoltata al pari di altri testimoni ed esperti, di cui non verrà resa nota l’identità su richiesta delle parti.
Così si era espressa Simona il giorno in cui era stata ufficializzata la sua sospensione: “Oggi inizia la partita più difficile della mia vita: una battaglia per la verità. […] Durante tutta la mia carriera, l’idea di imbrogliare non ha mai nemmeno attraversato la mia testa, in quanto totalmente contraria a tutti i valori con cui sono stata educata. Ritrovandomi dinanzi a una situazione così ingiusta, mi sento completamente confusa e ingannata. Combatterò fino alla fine per provare che non ho mai assunto consapevolmente alcuna sostanza proibita e ho fiducia nel fatto che presto o tardi la verità verrà fuori. […] È una questione di onore e della storia d’amore che ho sviluppato con il tennis negli ultimi 25 anni”. Nonostante la fermezza della sua dichiarazione d’innocenza, però, la vicenda legale l’ha fin qui vista sconfitta.
La squalifica comminatale è figlia di due violazioni riscontrate: la prima è legata all’assunzione della sostanza proibita roxadustat, emersa nel test allo US Open 2022, mentre la seconda – comunicata dall’ITIA a maggio dell’anno scorso – consiste in una irregolarità nel passaporto biologico. Halep ha sempre sostenuto la tesi della contaminazione che è stata parzialmente accolta dalla corte che l’ha poi condannata. Il volume ingerito non spiegherebbe infatti la concentrazione nel campione della sostanza, presente comunque in quantità molto basse e non emersa in un test effettuato solo tre giorni prima quello con esito positivo.
Le ultime dichiarazioni di Simona risalgono allo scorso dicembre quando, riflettendo sul ricorso al TAS, affermò che “una squalifica di quattro anni sarebbe una catastrofe e non so come la gestirei. Probabilmente sarebbe la fine della mia carriera. E per qualcosa che non ho fatto e di cui non sono colpevole, è ancora più catastrofico”. Se la sentenza di primo grado dovesse essere confermata, Halep potrebbe tornare su un campo da tennis del circuito professionistico soltanto dal 7 ottobre del 2026, cioè quando la rumena avrà compiuto 35 anni.