Il circuito ATP sta cambiando. Il processo avviato dalla presidenza Gaudenzi punta alla crescita dei tornei di categoria più alta (i 1000 e i 500), a discapito dei 250. In particolare, il 2025 sarà un anno di grandi cambiamenti: qualche mese fa, Angelo Binaghi vociferava di un nuovo Master 1000, da disputarsi in Arabia Saudita a gennaio. Una soluzione di compromesso, operata per venire incontro ai petroldollari sauditi ed evitare la costituzione di un circuito parallelo, come nel golf. Le avvisaglie, infatti, ci sarebbero tutte: negli ultimi anni, il numero di esibizioni multimilionarie (ultima quella fra Djokovic e Alcaraz del dicembre scorso) giocate fra Arabia Saudita ed Emirati Arabi è cresciuto, e con esso la qualità e il montepremi di queste sfide, che ricordano molto i tour professionisti organizzati parallelamente al Grand Prix nel Novecento. Ad Ottobre, si disputerà il 6 kings slam, un’esibizione multimilionaria con Djokovic, Nadal, Alcaraz, Sinner, Medvedev, Rune. Rafa, nel frattempo, è diventato ambasciatore della federazione di tennis in Arabia, dando adito a forti polemiche sul fenomeno del cosiddetto “sport washing”, ovvero il tentativo di sciacquare i panni delle discriminazioni e della mancanza di diritti civili di un paese nell’organizzazione di importanti, moderni e all’apparenza “inclusivi” eventi sportivi. Oltre al già citato master 1000, però, gli arabi si muovono anche all’interno del circuito: l’esempio delle Next Gen Finals potrebbe essere seguito quest’anno dalle WTA Finals.
In questo contesto, i tornei minori, relativamente poco remunerativi e magari carenti sotto qualche punto di vista (come le strutture) rischiano seriamente. A novembre, l’ATP ha annunciato che a partire dal 2025 i 250 di Dallas, Doha e Monaco diventeranno 500, mentre Atlanta, Lione e Newport (casa della hall of fame del tennis, antica sede degli US Open) non troveranno più posto in calendario.
Che ne sarà, ci si può allora chiedere, del golden swing? Dei quattro tornei, cioè, che si disputano a febbraio in terra e sulla terra sudamericana, mentre il resto del tour è impegnato nei palazzetti d’Europa? Anche quest’anno sono tre 250 (Cordoba, Buenos Aires e Santiago) e un 500 (Rio de Janeiro).
Si è posto questa domanda Jose Luis Dominguez, giornalista argentino de La Nacion, che ne ha parlato col Direttore del torneo di Cordoba, Mariano Ink. La competizione si disputa dal 2019, da quando, cioè, ha sostituito in calendario il torneo di Quito.
“Non è arrivata nessuna offerta per il torneo. – ha smentito Ink -. Abbiamo un contratto decennale per organizzare il torneo. Siamo consapevoli che l’ATP sta apportando grandi cambiamenti al calendario dopo il 2025, ma questo non dipende da noi. Ci sono molte cose in ballo, con i Masters 1000, i 500, e non sappiamo cosa potrebbe accadere nel 2025. I rumor esistono, ne siamo a conoscenza, ma non c’è ancora nulla.
Il Direttore del torneo ha commentato anche i dubbi che riguardano i campi dei tornei argentini, fra Cordoba e Buenos Aires: “I campi da gioco richiedono molto lavoro ogni anno. Sono permanenti, ma quello centrale è meno utilizzato. E l’uso che se ne fa durante i dodici giorni del torneo, da quando i giocatori arrivano a quando se ne vanno, non può essere riprodotto con nulla. La mobilità dei giocatori in campo non può essere eguagliata da nulla, se non da una grande concorrenza. Dopo cinque anni, abbiamo raggiunto un accordo con l’ATP per fare dei lavori. C’è stato uno sciopero dei trasporti che ci ha fatto ritardare un po’, ma i giocatori sono contenti.”
Anche Diego Schwartzman si è espresso sull’argomento, parlando sempre a La Nacion: “L’ATP si preoccupa poco o non presta alcuna attenzione al tour sudamericano. Non facilita il tentativo di Buenos Aires di diventare un torneo 500, di migliorare i tornei. È come se fossimo dimenticati dal mondo, in questo senso.”