Jannik Sinner batte Carlos Alcaraz. L’ultimo torneo giocato dai due campioni nati in questo millennio è stato l’Australian Open, con esiti ben diversi. Perché, se è vero che uno solo può vincere, la sconfitta di Alcaraz contro Zverev è stata certamente pesante, in primo luogo perché arrivata ai quarti di finale – vale a dire ben prima rispetto al traguardo minimo del numero 2 del mondo. E anche perché maturata praticamente senza giocare per i primi due set (e mezzo), un po’ com’era successo contro lo stesso Sascha al Roland Garros 2022, con lo spagnolo che ha confermato le sue difficoltà di vincere – o solo di tenere il campo – quando non è in giornata.
Jannik batte Alcaraz, dicevamo, ma senza alcun riferimento all’Happy Slam, bensì al semplice fatto che l’azzurro tornerà in campo mercoledì, battendo di un giorno il rivale, che in quel di Buenos Aires beneficia di un bye e giocherà il suo primo match all’IRB+ Argentina Open giovedì.
In attesa di conoscere chi tra Varillas e Ugo Carabelli sarà il suo avversario, Carlos ha parlato degli obiettivi di questa stagione. Dopo che il primo Slam è andato in archivio, degli altri appuntamenti “major” il Roland Garros è quello mancante nel suo palmares, ma a tal proposito lui ha detto: “Non sento che dovrei vincerlo o di avere quella spina nel fianco per non averlo ancora vinto. È un torneo molto bello, molto speciale per gli spagnoli, ma per me è come qualsiasi altro Slam”. E ha aggiunto che “se devo scegliere, quest’anno preferisco vincere l’oro olimpico piuttosto che il Roland Garros”. Preferenza già espressa anche da Sinner a Rotterdam, peraltro ribadendo la propria posizione esposta l’anno scorso: “Sicuramente le Olimpiadi sono molto importanti per me. Quindi, forse [preferisco] le Olimpiadi che ci sono ogni quattro anni”. Ragionamento ineccepibile da parte dell’unico italiano della storia dell’umanità in corsa per il Grande Slam (di più, Golden Slam) e che, ha aggiunto Alcaraz, rappresenta uno dei due “rivali da battere” insieme a Novak Djokovic.
A dispetto della sconfitta di Melbourne, Carlos ha detto che “il mio livello attuale è molto buono. Vengo da un buon tennis in Australia e i giorni di allenamento sulla terra battuta sono stati molto buoni, mi sento molto bene fisicamente e con un livello di tennis molto alto”. Un pensiero ben diverso rispetto a quello conseguente alla mancata partecipazione allo stesso Slam nel gennaio del 2023 a causa di un infortunio: “Quando ho dovuto rinunciare all’Australia è stato uno dei momenti più difficili delle mia breve carriera” ha ammesso a Radio Urbana Play.
Gli è stato anche domandato della possibilità che i grandi tornei sbarchino in Arabia Saudita e secondo lui “è un bene che ci sia più tennis, che i Paesi dove andiamo e giochiamo si aprano un po’”. Sulla stessa linea, ha anche appoggiato la discussa nomina di Rafa Nadal ad ambasciatore della federtennis saudita: “Non mi sembra un male, perché è un Paese che si sta sviluppando e si sta aprendo al mondo dello sport ed è positivo che Rafa sia lì per aggiungere cose di tennis, in un posto dove non era giocato”. Non poteva essere altrimenti, anche perché Carlos, insieme alla stesso Rafa, a Nole, Sinner, Medvedev e Rune in ottobre sarà a Riyad per l’esibizione chiamata Slam dei 6 Re.
Parallelamente, nel manifestare l’apprezzamento per il torneo di Baires del quale è campione in carica (lo ha vinto anche il suo coach Juan Carlos Ferrero nel 2010), aggiunge che “le persone sono molto coinvolte nel tennis. Penso che a questo torneo non manchi nulla [per crescere] e non mi sorprenderei affatto se diventasse un 500”. Parallelamente eppure in rotta di collisione con le preoccupazioni che arrivano dal Golden Swing, la cui stessa esistenza secondo alcuni sarebbe a rischio proprio per gli interessi sauditi. Ma adesso è tempo di tennis giocato e di goderci il ritorno in campo di Carlos e Jannik.