Da Rotterdam, il nostro inviato
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Dopo una prima metà di settimana accompagnata dal bel tempo (quando non c’era il sole comunque le nuvole non erano minacciose) la mattina di venerdì Rotterdam si è svegliata sotto una persistente pioggia non particolarmente copiosa ma continua. Il bello dei tornei indoor è anche il fatto che il programma non subisce la minima variazione a causa del meteo, e quindi Dimitrov e Shevchenko sono entrati puntuali in campo alle 13 per il primo quarto di finale dell’ATP 500. Il kazako e il bulgaro non si erano mai affrontati prima (Shevchenko è appena al suo secondo anno nel circuito maggiore), e il talento di entrambi ha dato vita a un match di grande intrattenimento vinto solo al terzo set dall’ex numero 3 del mondo.
Nel secondo quarto di finale, anche questo in tre set, si è vista una battaglia di nervi e bordate da fondo vinta dalla lepre de Minaur contro il fabbro Rublev.
[6] G. Dimitrov b. A. Shevchenko 7-6(3) 3-6 6-4
“Da tempo non affrontavo un giocatore capace di servire in questo modo, non mi dava mai il tempo per sviluppare il mio gioco” così Grigor Dimitrov dopo la dura vittoria contro il numero 57 del mondo per 7-6(3) 3-6 6-4 in due ore. Alexander Shevchenko ricorda a tratti Alex de Minaur: fisico leggero ma ben impostato, gioco dinamico e aggressivo con improvvise accelerazioni o discese a rete; unendo questo con il talento e l’esperienza del bulgaro viene fuori un incontro equilibrato deciso da un solo passaggio a vuoto del kazako. Un unico break subito a zero nell’ultimissimo game gli è costato l’incontro.
Shevchenko non sarà un tennista dai colpi spettacolari o dal gioco funambolico ma ha certamente una grande tecnica e propensione al sacrificio; non perde le staffe durante il match e ha una personalità umile e rispettosa verso l’avversario: tutte qualità che lo rendono un tennista da seguire. Dimitrov invece prosegue il suo momento straordinario con la 13^ vittoria della stagione (nessuno meglio di lui) e va a caccia della terza finale nel 2024 (dopo Brisbane e Marsiglia) dove affronterà de Minaur (2-2 i precedenti con l’ultima sfida proprio a Rotterdam l’anno scorso vinta dal bulgato 7-6 al terzo).
“Questo è stato il primo torneo che ho giocato in assoluto quindi ho dei bei ricordi e si può dire che in qualche modo c’è una storia d’amore tra noi – ha confessato il 33enne bulgaro in conferenza stampa. “Le condizioni di gioco inoltre sono ogni volta leggermente diverse e io cerco di adattarmi appena possibile. Ora ho avuto tre match per adattarmi più tutta l’esperienza pregressa per sapere come reagisce il campo ai vari colpi, quindi si spera che la preparazione per il prossimo match sia finita” ammette con un sorriso.
“Se preferisco affrontare uno che corre veloce o uno che picchia forte? Negli ultimi anni c’è stata una grande crescita nella varietà dei giocatori ed è questo che mi piace. Io non ho una preferenza avendo giocato contro tantissimi giocatori dallo stile diverso e questa cosa non è più un fattore per me. C’era un tempo in cui affrontavo Berdych, poi Ferrer, Roger, Novak, capisci, tutti tennisti con uno stile diverso. Una delle mie qualità è quella di adattarmi sempre al gioco dell’avversario e cercare di imporre il mio, contro chiunque giochi”.
Primo set: il giovane Shevchenko si spegne al tie-break
Il 32enne bulgaro nei primi game prende più spesso del solito la rete costruendo lo scambio col suo poderoso dritto, e per il resto ci pensa la prima di servizio a fruttare punti. Dice tutto lo sguardo sconsolato del kazako all’ennesimo servizio a cui non sa trovare risposta. Anche Shevchenko però mantiene alta l’intensità del suo gioco, sostenuto dal suo folto box che lo incita a gran voce dopo letteralmente ogni punto.
Dopo la vittoria più importante della sua carriera (nel turno precedente contro il n.7 Rune) Shevchenko non appare particolarmente nervoso nel suo secondo quarto di finale ATP in carriera, e gioca alla pari contro Dimitrov, ex finalista qui nel 2018 (perse con Federer) fino a guadagnarsi meritatamente il tie-break. 6 pari dopo 39 minuti e neanche l’ombra di una palla break.
La grande sicurezza di Shevchenko viene purtroppo a mancare nel secondo punto quando manda larga una comoda volée alta di dritto. Dimitrov si ritrova in vantaggio e allunga ulteriormente dopo il cambio campo, con uno scambio ad alta intensità che manda fuori giri il 23enne. L’ennesima prima vincente (71% in campo e 83% vinte nel 1°set) vale a Grigor il primo set per 7 punti a 2 dopo tre quarti d’ora.
Secondo set: basta un break in apertura al kazako. Dimitrov ha chance ma spreca
Spesso in situazioni del genere il tennista più giovane e in crescita si scioglie di fronte al più esperto, e il rischio di break in apertura è alto. Ma Shevchenko è di un’altra pasta: come ci ha detto ieri in mixed zone “ora sono più maturo e anche solo guardando questi campioni imparo cosa devo fare”. E allora aumentando la pressione da fondo e con rasoiate a fil di rete strappa il servizio al numero 13 del mondo, 3-0 celebrato energicamente. Dopo questa variazione iniziale, il match torna sui binari del servizio con entrambi i tennisti impeccabili col colpo di inizio gioco.
Le incertezze che Shevchenko non aveva mostrato prima, si palesano nel momento di chiudere. Al servizio 5-3 si guadagna i primi due set point ma a quel punto si dimentica la prima di servizio e Dimitrov arriva addirittura due volte a palla del contro-break. La tensione è alta, il respiro corto di Alexander si sente persino dall’altra metà del campo, negli scambi si alternano belle giocate a errori non forzati, e alla fine Grigor deve capitolare al quinto set point (con qualche demerito considerando i gratuiti concessi). Una seconda di servizio coraggiosissima sulla T a 183km/h di Shevchenko rimette il match in equilibrio dopo un’ora e 22 minuti.
Terzo set: il decimo game gli fu fatale
Il parziale decisivo inizia come una fotocopia del primo, con la differenza che i due giocatori sono un po’ più stanchi e sudati. L’equilibrio si spezza però nel decimo game con Shevchenko alla battuta che fatica a trovare la prima palla. Dimitrov invece punta sulla solidità: ormai non sbaglia più un colpo e questo basta per breakkare a zero l’avversario Lo scoccare delle due ore, il dritto lungo del kazako pone fine al primo quarto di finale del torneo 7-6(3) 3-6 6-4.
[5] A. de Minaur b. [2] A. Rublev 7-6(5) 4-6 6-3
L’ultimo match della sessione diurna oltre a essere l’unico dei quattro quarti di finale ad avere due teste di serie coinvolte, è anche il re-match dell’ottavo di finale dell’Australian Open vinto da Rublev in cinque set su de Minaur. Il russo era anche l’unico ex vincitore del torneo di Rotterdam rimasto ancora in gara e ma non riuscirà a fare il bis, dato che è stato battuto dall’australiano per 7-6(5) 4-6 6-3.
IL MATCH – Se ieri nel finale Rublev aveva dato segnali di progressi sotto l’aspetto mentale non andando in escandescenza, in questo match contro il n.11 del mondo la sua pazienza dura poco. A farne le spese anchra una volta è il suo ginocchio, preso di mira dalle violente racchettate del russo che, a metà del primo set, con questo gesto di autolesionismo rischia seriamente di infortunarsi. De Minaur rischia sul 4-5 andando sotto 0-30 a causa di un doppio fallo e un rovescio largo in uscita dal servizio sotto la risposta pressante di Rublev, il quale inaspettatamente si ritrova a due punti dal set; il servizio però tira fuori dai guai Alex e si resta in equilibrio. Nell’inevitabile tie-break del primo set il numero 5 del mondo sale 4-2 ma con quattro vincenti de Minaur ribalta la situazione e vince 7 punti a 5.
Nel secondo set la reazione del russo è immediata con un break nel terzo game. De Minaur salva coraggiosamente due set point al servizio sul 5-3 che quanto meno gli consentono di partire alla battuta nel terzo set. Nonostante il gioco scriteriato del russo fatto di accelerazione da fondo ed errori gratuiti, senza il minimo spazio a variazioni come discese a rete o smorzate (lo stesso Rublev ci aveva detto nei giorni scorsi quanto fatichi a introdurre nuove soluzioni nel suo arsenale), Andrey riesce comunque a chiudere il secondo set, alla sesta occasione. De Minaur gli dà una mano con una volée di dritto in avanzamento messa sul nastro. Dopo un’ora e 49 minuti siamo pronti per assistere anche in questo quarto un set decisivo.
L’attuale numero 11 del mondo – che con questo risultato torna in top 10 – è oggi quello più solido sia sul piano tennistico che mentale, e il terzo e decisivo set è suo grazie a un break nel sesto game.