Matteo Arnaldi festeggia i ventitré anni in Messico, tra Los Cabos – dove ieri l’altro ha perso al primo turno contro Max Purcell – e Acapulco, tappa del prossimo impegno per il giocatore sanremese: chissà che la connection tra la natia riviera ligure e la cosiddetta french riviera messicana dia nuovo e ulteriore slancio alla stagione del numero tre italiano, iniziata con un minimo e fisiologico rimbalzo dopo le mirabilie dell’annata passata. Dopo i quarti di finale raggiunti a Brisbane (e ceduti all’enigmatico Roman Safiullin), Matteo ha raccolto tre secondi turni in fila (Adelaide, Australian Open, Delray Beach) e un KO all’esordio, per l’appunto sul Cabo di San Lucas. Non abbastanza perché la congiuntura possa in qualche modo rovinargli il genetliaco, e ci mancherebbe pure.
Quello di Arnaldi è stato senza dubbio alcuno uno dei nomi imprevisti e imprevedibili giunti al proscenio delle classifiche ATP nel 2023. Partito a fari spenti dalla piazza numero 134 in gennaio (ma dopo una buona annata a livello Challenger), il Nostro ha scalato quasi cento posizioni nei successivi undici mesi, arrivando a toccare il proprio best ranking alla posizione 38 alla fine di gennaio, quando il computer ha restituito i calcoli delle prestazioni in Australia. Una stagione che è stata una cornucopia piena di delizie (e di primizie, ovviamente), da cui Matteo ha potuto nell’ordine – e tra le altre cose – raccogliere: la prima vittoria nel main draw di un torneo “maggiore” (Barcellona, contro Munar), la prima vittoria contro un top ten (a Madrid, in due su Casper Ruud), la prima semifinale ATP (Umago, sconfitto da Popyrin, contro il quale, non molti mesi dopo, si prenderà una certa qual rivincita), e il primo pass per la seconda settimana in un Major (ottavi a New York, persi contro Carlos Alcaraz).
Una scalata senza troppe vertigini, ma un cambio di status da far girare la testa a un ex ragazzino che la testa ce l’ha sempre avuta sulle spalle. Quello che girava da solo tra Georgia e Grecia senza coach perché troppo costoso e che ancora oggi, con il portafoglio sensibilmente rimpinguato, quando si parla di team opta per scelte improntate a un deciso minimalismo: “Sono un ragazzo particolare – ha più volte dichiarato -, in squadra con me niente psicologo e niente fisioterapista, sto bene con un preparatore e ovviamente con il mio coach Alessandro Petrone“. Quello stesso Petrone che in una recente intervista ha confermato la feroce ma non scontata volontà del suo pupillo di migliorarsi nel corso di quella che dovrà essere la stagione delle conferme: “Stiamo lavorando tantissimo sulla seconda di servizio e sull’identità tattica. Matteo non si accontenta mai”.
Tanti altri non si sarebbero peritati di sedersi sugli allori, dopo il premione sottoforma di insalatiera in argento ricevuto a fine novembre. Sì, perché se ricordate gli umili esordi e l’inaspettato crescendo di Arnaldi nel 2023, è ancora più incredibile pensare a come il suo 2023 sia finito. Con la Coppa Davis in mano, le finali interpretate da attore protagonista e il primo match del tie decisivo contro l’Australia vinto annullando a Popyrin otto palle break su otto nel terzo set, alla faccia dello sgarbo estivo in Istria.
Durante i molti tempi morti che un giocatore professionista deve affrontare tra un trasferimento e l’altro, nell’aeroporto di partenza e in quello di arrivo, in attesa del proprio turno prima di un match o semplicemente in Hotel, Jannik Sinner ha dichiarato di giocare a carte. Matteo Arnaldi, a quanto pare, e dove possibile, preferisce la spiaggia. Indian Wells, che arriverà dopo Acapulco, non è distantissima dalla costa, ma è in mezzo al deserto. A Miami, tuttavia, l’operazione dovrebbe risultare molto più semplice. Dovesse andare bene, un bel tuffo nell’oceano prima della terra europea non glielo negherà nessuno. Buon compleanno.