Le parole di Giorgio Galimberti il giorno dopo la storica vittoria del suo Luca Nardi contro l’idolo d’infanzia: niente meno che il numero 1 del mondo Novak Djokovic. Nemmeno il tempo di realizzare l’impresa compiuta che bisognava già pensare al turno successivo. “Non c’era tempo di festeggiare. L’abbiamo fatto riposare, non abbiamo festeggiato niente, nemmeno una birretta“. Adesso testa agli ottavi di finale contro l’americano Paul, una partita “giocabilissima” secondo Galimberti.
Che serata è stata ieri?
Sicuramente emozionante, quasi da commuoversi. Però devo essere onesto, io ci credevo dalla sera prima. E infatti ho fatto di tutto per convincere Luca che si poteva giocare. Perché lui ha dei mezzi incredibili e ieri lo abbiamo visto. Io ne ero consapevole lui un po’ meno, ma poi dopo due o tre game anche lui si è accorto di poter giocare da fondo campo con Nole. Djokovic all’inizio non giocava benissimo, obbiettivamente, era un po’ falloso.
Però dopo il livello della partita si è alzato molto e Luca ha giocato un tennis strepitoso, alto livello, anzi gli è stato quasi sempre sopra. Perché Nole si è salvato un po’ con il servizio, ma di base, da fondo campo Luca è stato superiore, ha giocato più vincenti di Nole. Quindi diciamo che è stata una partita che da conferma del livello. Adesso si guarda avanti, abbiamo Tommy Paul, un’altra partita giocabilissima. Dobbiamo prepararla bene.
La gestione mentale è stata proprio bella vista da fuori. Perché noi dalla tribuna diciamo “speriamo non si faccia travolgere”, è infatti risaputo che Nole sia una grande idolo di Luca.
Una delle priorità del nostro allenamento è stata la capacità di concentrazione. Alzando un po’ i volumi del lavoro, e richiedendo un po’ più di attenzione per lungo tempo, si è allenato a non uscire dal match. E non lo ha dimostrato solo ieri, anche con Zhang al terzo set ha giocato gli ultimi due game finali – quello del 4-2 e del 5-3 – in modo perentorio, ha giocato benissimo al servizio, senza tremare con coraggio. Secondo me queste cose si costruiscono, non al torneo, ma dietro le quinte. E lui è consapevole che bisogna alzare l’asticella, togliersi dalla confort zone; è quello che cerchiamo di fare quotidianamente.
Quando però dici che già la sera prima cercavi di incoraggiarlo, di spiegargli che c’era un modo di giocare, è perché eri consapevole del rendimento che poteva avere dentro di se in quello stadio, davanti a tutta quelle gente, che ancora non conosceva; o era solo un tentativo per spronarlo?
Per due motivi: la sua paura era una sola, quella di fare un’altra figuraccia come quella contro Musetti a Montecarlo, che a lui pesa. C’era quello scheletro nell’armadio pronto a uscire e io gli ho detto “guarda che non c’entra niente quella partita. Tu giochi su un campo dove ti trovi bene, dove stai colpendo bene, con un giocatore che ti fa giocare, perché Nole scambia e ti mette in palla. Il problema è che se metti Luca Nardi in palla lui gioca bene a tennis, dritto rovescio, molto, e lo ha dimostrato ieri.
Quindi gli ho detto ” guarda che tu vinca che tu perda io non lo so, ma ti posso dire che ne uscirai che ti sarai divertito, e non che hai subito come a Montecarlo”. E già questa mia frase lo ha rassicurato, mi sono divertito. Insomma divertirsi su un campo da tennis ha una grande valenza. E infatti è entrato in campo molto più leggero; la sera prima la tensione si tagliava a fette. Però piano piamo parlandogli degli aspetti, anche tattici, si è convinto.
Quali sono questi aspetti?
Noi lavoriamo con Simone Bertino che è il mio video analista in accademia, con Luca lavoriamo un po’ più nello specifico, al di là della video analisi per le correzioni tecniche, lavoriamo più sulla match analisi sua e dei suoi avversari. Quindi quando abbiamo avuto quella di Djokovic abbiamo visto delle caratteristiche che potevano piacerci, cose da riuscire a fare in campo. Ovvio, a parole io facile, lo vedi guardi delle figure, dei schemi, dei numeri, bene, farlo è po’ più difficile. Però sapevo che lui aveva i mezzi per alzare l’asticella, e poi alla fine ci ha dato ragione e lo ha fatto. Vuoi per una concomitanza di cose, ma questa settimana cosa possiamo dire? Lucy Loser terzo non capita mai e lo abbiamo beccato. Entriamo subito secondo turno, insomma seconda me è una buona settimana da incorniciare.
Mi racconti del cambio campo sul 5-2 al terzo che già abbiamo chiesto a Nardi? Mi racconti come lo avete vissuto dalla tribuna?
Io gli ho chiesto una cosa: sul 5-2 di non buttare via il game, di pensare al suo gioco. Con Nole statisticamente hai tre game da giocarti, non pensare che ne hai uno, ed è vero. Lui ha giocato i primi due punti bene, poi li ha un po’ abbreviati. Però i primi due punti ha cercato di giocarli e secondo me era questa la strategia, perché comunque Nole stava facendo molta fatica al servizio. Buttare via un game prendendo troppi rischi, giocarti il tuo unico game per poi rischiare di trovarti 5-4, psicologicamente sarebbe stata dura. Molto meglio giocare e avere la consapevolezza di avere altre chances, hai uno spirito diverso. Mai buttare via certe occasioni, specie quando giochi contro un giocatore del genere. Poi sul 5-3 come ha giocato? Perfetto.
Anche quel rovescio sul primo punto uscito di nulla, dai comunque era giusto.
Sì, lì ho percepito un minimo che gli è tremata la mano. Però mi è piaciuto dopo come ha risposto nei punti successivi.
Senti il ruolo tuo, come gestisci questa cosa. Perché è una cosa splendida ma che può essere “rischiosa” se gestita male.
Innanzitutto abbiamo un po’ filtrato tutto ciò che riguarda media e stampa, abbiamo detto a Nicola Arzani “è giusto che la stampa e i media abbiano qualcosa e sarebbe sbagliato il contrario per lui a livello strategico e di immagine. Però nemmeno che passiamo tutta la giornata a fare interviste telefonate e quant’altro. Quindi quella è stata la prima cosa che abbiamo deciso fin da subito. Poi l’abbiamo fatto riposare non abbiamo festeggiato niente, nemmeno una birretta, anche se non abbiamo dormito. Ieri è stata lunga dopo la partita, abbiamo fatto tardi. Stamattina ce la siamo presa comodissima, ha fatto il suo video in orizzontale per il TG1, che è doveroso. E abbiamo detto “pensiamo a giocare con Paul”.
Adesso noi iniziamo a parlare di punti dove le partite vanno giocate con la massima attenzione fino all’ultimo punto. Da 100 a 200 punti è una montagna, ma se dovessimo mai passare con Paul, giocare con Monfils o Ruud, detto tra noi secondo me sono partite giocabili. Da 200 diventano 400, è cambiata già la stagione, è 50 del mondo, sei in tabellone in tutti i Master 1000. Di cosa parliamo? Due partite come vanno preparate? Non festeggiando, ma studiando e preparando la partita.
Quando hai cominciato la collaborazione con Luca tutti gli addetti sapevano di Nardi, quanto fosse bello e fluido. Quando te lo sei trovato davanti a te in campo hai detto “ok mi hanno dato in mano le chiavi di una macchina performante”?
Ho subito percepito un buon potenziale ma molto da fare. C’è da dire che ho avuto sin da subito una buona disponibilità da parte di Luca a collaborare. Non nego che abbiamo avuto una divergenza di visione dove poi sono riuscito a fargli capire dove era la mia visione tennistica. Oggi la sta portando avanti: quindi la capacità di prendere un po’ più di campo, la capacità di fare un colpo e attaccare in controtempo. Lui che gioca così ben a rete, e soprattutto che ha due piedi fulminei, deve portarsi via almeno una decina di punti a partita chiusi, che non deve vincere due volte. Ecco 10/15 punti li voglio in quel modo li. Però in due tre mesi non riesci a stravolgere il gioco.
Però già ieri lo abbiamo visto, perché ieri in più occasioni si è presentato a rete, ho visto variazioni. Ieri gli ho chiesto: “Non stare solo in attacco, scegli quando attaccare. Se stai solo in attacco commetterai tantissimi gratuiti e te li farà pagare Djokovic, ti lasci un break dietro l’altro. Se trovi consistenza, generosità dal punto di vista fisico, disponibilità a correre, e attenzione a sfruttare quelle poche palle corte che ti da, quelle palle un po’ più lente per fare accelerazioni allora giochiamo, e lui ha interpretato bene. In più mi ha inserito una cosa che non avevo contemplato per lui, mea culpa, la smorzata. Ed era una cosa di cui non avevo parlato, enfatizzando più la capacità di verticalizzare in avanzamento e prendere la rete obbligando a passare, quello era un po’ il piano.
Sicuramente la prima palla era basilare, un po’ di venticello ci ha fatto bene, destabilizzando il servizio di Djokovic – che ha servito benino – e ha favorito noi nel servire in kick e non tirare sempre la prima. Le percentuali di resa al servizio erano veramente valide, nonostante qualche doppio fallo.
Senta, ha lasciato fermo Djokovic almeno tre volte, lasciare fermo Djokovic non è da tutti.
No perché la maschera molto bene e poi la sensibilità ce la ha da entrambe le parti. Anche dalla parte del rovescio muove bene la racchetta. La sa fare bene anche al volo, ieri mi è piaciuto tantissimo al volo quando ha giocato in modo cinico senza fronzoli, è andato concreto. Insomma è stato completo, lui d’altronde deve capire che è un giocatore universale – come Federer ad esempio, iperbole – ma è un giocatore che sa fare tutto. E che sapendo fare tutto diventa imprevedibile. Quale è il rischio? Che sapendo fare tutto rischi il disordine. Ecco se lui riesce a metter ordine nel suo tennis le qualità ci sono
Paul è uno che sarà aggressivo, molto diverso da Djokovic, lo sapete bene, gioca sull’1-2. A casa sua c’è il rischio che possa giocare servizio e dritto in modo pesante, c’è pure il rovescio che sul cemento può aiutarlo.
Non ho paura perché da fondo campo sta colpendo bene Luca. Se fosse un giocatore che con i colpi potenti di Paul alla seconda palla va in difficoltà e magari ti accorcia avrei paura. Ma so che lui riuscirà a trovare il rovescio di Paul, è questo il segreto, e lì ci deve essere il cambio ritmo da parte nostra.