Una cartolina dal futuro del tennis (Marco Lombardo, Il Giornale)
Immagini di una sconfitta: il riscaldamento insieme prima della partita; la raccattapalle seduta sotto l’ombrello che Jannik teneva per proteggerla dalla pioggia; il sorriso di due avversari dopo una scambio sotto rete vinto non si sa come da Sinner; l’applauso sincero di Carlos quando il suo amico-rivale esce dal campo; le parole serene di chi ha perso ma sa già che ci sarà una nuova occasione. C’è questo e tanto altro da ricordare di una semifinale a Indian Wells che resterà nell’immaginario di tutti. Perché è una cartolina dal futuro del tennis. Niente numero due allora, e per ora, per Sinner: ha vinto Alcaraz, lo sappiamo, e per l’assalto
verso la cima del ranking bisognerà aspettare la stagione sul rosso, visto che nel prossimo Masters 1000 di Miami c’è da scartare la finale dell’anno scorso, e i punti da guadagnare saranno dunque pochi. Non sarebbe nemmeno un guaio se il Fenomeno Rosso non andasse in Florida, a causa di qualche strascico fisico dell’altra notte. Ma comunque […] non c’è da preoccuparsi, anzi: la nona sfida tra Alcaraz e Sinner, con lo spagnolo che ora conduce 5-4, è lo spartiacque della nuova generazione. La definitiva certezza, se ancora ce ne fosse bisogno, che il tennis è in buone mani. E che noi ci divertiremo un sacco. Si può essere dunque amici nella vita e rivali feroci in campo, e la morale del match è che questo tennis di campioni gentiluomini è davvero uno spettacolo. Ci sono tanti modi per vincere e altrettanti per perdere, Carlos e Jannik hanno scelto entrambi di farlo nel modo migliore, mostrando rispetto per chi è battuto e senza accampare scuse per sminuire chi ha vinto. Sinner avrebbe potuto anche farlo, bloccato dai dolori prima a un ginocchio, e poi a gomito e polso per un tuffo sul cemento. […] E di affrontare in finale Medvedev che tra l’altro, alla vigilia della semifinale, aveva detto: «Prevedo che Alcaraz e Sinner tra 10 anni avranno lo stesso numero di Slam: poi quelli alla fine della carriera lo decideranno loro». Succederà perché, come ha detto Jannik, arriva a un certo punto un momento no da cui risalire. E succederà perché a quattro ore d’auto da Indian Wells Matteo Berrettini, dopo mesi di sofferenza, due partite vinte in rimonta con quarti e semi superati in 8 ore, è arrivato in finale del Challenge 125 di Phoenix. Se non è una cartolina questa…
Anatomia di una caduta (Stefano Semeraro, La Stampa)
La costruzione di un campione, nuovo capitolo. «Sono stato troppo prevedibile», dice Jannik Sinner con ancora l’amaro in bocca per la sconfitta contro Carlos Alcaraz nella semifinale di Indian Wells (1-6 6-3 6-2) che gli ha negato l’ascesa al secondo posto del ranking e l’investitura a sfidante ufficiale del Djoker. Mirabile sintesi. Ci sarebbe poco da aggiungere, se non che dopo 19 partite vinte di fila, 16 solo quest’anno, e uno Slam conquistato, perdere contro il Nino meraviglia ci può stare serenamente. Jan però non è tipo d’accontentarsi. Rumina sul passato solo per edificare il futuro e non ha bisogno di troppi suggeritori per capire che cosa non ha funzionato. […] La Volpe era entrata benissimo nel match, ma quando lo spagnolo ha sparigliato le carte, arretrando la posizione in risposta, rallentando per poi accelerare, «io ho continuato a fare sempre le stesse cose». Le Variazioni Alcaraz sono diventate uno spartito difficile da leggere, e le botte al polso e al gomito rimediate nel tuffo disperato per evitare il break a inizio del terzo set hanno fatto il resto, abbassando le percentuali (dal 70 del primo al 53 del terzo set) e riducendo l’efficacia del servizio. Insomma, a Jan è mancata un’alternativa, un apriscatole, un’idea. Di solito gli basta alzare di una tacca il ritmo per mandare fuori giri gli avversari, ma ci sono occasioni in cui serve cambiare proprio registro, salire o scendere di un’ottava per ritrovare l’armonia giusta. […] Niente di grave, niente di irrimediabile. Più il livello si alza, del resto, più l’aria si fa sottile, contano dettagli minimi e sapersi adattare in fretta ad un paesaggio ostile. Jan è uomo di montagna, ad ogni campo base ha sempre fatto seguire la conquista di una nuova cima, evitando le fughe in avanti. A Miami lo attende una nuova cordata, l’importante è che polso, gomito e il resto dell’anatomia siano a posto. «Penso di farcela, deciderò nei prossimi giorni». Gli appunti per il prossimo capitolo sono già nello zaino.
Niente panico (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
Stai sempre a rete oppure turnate sul campo…?». Sotto l’ombrello, durante l’interruzione per pioggia, il resto delle terre emerse (oltre l’Italia) ha scoperto la connaturata gentilezza di Jannik Sinner. Ed è proprio il ragazzo intimista che si ritaglia un momento serale tra fornelli e serie tv con papà, il cavaliere educato che offre riparo dalle intemperie alla raccattapalle e la macchina da punti capace di annichilire Carlos Alcaraz nel primo set della semifinale di Indian Wells che ricorderemo in questa prima metà di swing americano, aspettando Miami […] e un sorpasso in classifica sempre a portata di mano. Niente panico. La striscia vincente s’interrompe a quota 19 nel deserto della California per un ottimo motivo chiamato uragano Alcaraz, straordinario creatore di colpi capace di alzare il livello mentre Jannik si inabissava, notte fonda dopo le due palle break sprecate per riaprire il secondo set (errore suo, magia dell’altro): il 53% di prime in campo nel terzo (con Struff ci si può mettere una pezza, con Ercolino è morte sicura), la difficoltà ad addomesticare il top spin dello spagnolo su un veloce «lento», il calo fisico intervenuto ben prima del tuffo (quando Jannik comincia a steccare il dritto significa che si è accesa la spia della stanchezza), sono argomenti su cui riflettere in Florida (oggi il sorteggio, 7 azzurri in tabellone, incluso Berrettini) con Cahill e Vagnozzi, che rientra nel team. Sinner torna sulla terra, esce da Indian Wells sconfitto però non ridimensionato. […] Agli spettatori di Indian Wells è rimasto negli occhi uno show di qualità, condito dal valore aggiunto del rispetto reciproco, che si è espresso in piccoli gesti trasmessi in mondovisione (applausi social anche di Martina Navratilova): le chiacchiere pre-match, le entrate e le uscite coordinate dal campo quando è arrivata la pioggia a più riprese, il sorriso di entrambi dopo lo scambio ravvicinato e angolatissimo a rete, la genuina preoccupazione di Alcaraz nel momento della caduta dell’avversario, l’applauso quando Jannik, sconfitto, se n’è andato. E presto per dire che Sinner e Alcaraz sono i nuovi Federer e Nadal però di certo certe cortesie arrivano dall’osservazione della rivalità per antonomasia (4o confronti diretti in carriera; Jannik e Carlos, a 22 e 20 anni, stanno 4-5) e hanno colpito anche il maestro svizzero, che si è espresso sul futuro del tennis tra le righe di una patinatissima intervista con Gq. […] E con l’investitura del migliore della storia (se non altro in termini di bellezza) che Jannik è partito per Miami, dove difenderà la finale dell’anno scorso. Senza Djokovic in tabellone è difficile pensare a un re che esca dalla terna
Alcaraz-Medvedev-Sinner. Stay tuned.