Quando Carla Suarez Navarro ha annunciato il ritiro, avvenuto alla fine della stagione 2021, si è pensato che nel tennis femminile stesse per chiudersi un’era: quella del rovescio a una mano. Non che non ci fossero ancora tenniste “monomani” in attività (per esempio Tatjana Malek-Maria, oggi 36enne, o la 31enne Viktorija Golubic), ma tra le nuove leve era difficile individuare possibili giocatrici di vertice, in grado di non recidere il sottilissimo filo a cui il colpo sembrava ormai appeso.
Del resto che il rovescio a una mano sia a rischio estinzione, appare chiaro da diversi anni. Rimando per esempio a questo articolo (scritto insieme a Luca Baldissera) che ne parlava nel 2014. Oggi si può essere più o meno pessimisti sul suo destino, però è evidente che non solo fra le donne, ma anche tra gli uomini, il colpo non se la passa bene. E con l’uscita di Tsitsipas dalla Top 10 si è registrato un ulteriore segnale di crisi.
Qualche altro dato in WTA: le ultime Top 10 con il rovescio a una mano risalgono al 2016 (Roberta Vinci e appunto Suarez Navarro), l’ultimo Slam vinto è datato 2010 (Francesca Schiavone al Roland Garros), mentre l’ultima numero 1 in classifica è stata Justine Henin nel 2008. Insomma quello di Suarez Navarro appariva un vero e proprio canto del cigno, una uscita alla grande ma triste, visto che Carla possedeva un colpo efficace e di eccezionale eleganza esecutiva. Ma dopo di lei?
Rimanevano le giocatrici che utilizzavano il rovescio monomane come alternativa slice al colpo bimane in topspin (come nel caso di Ashleigh Barty, per esempio) ma per chi amava la versione topspin a una mano non era la stessa cosa.
Poi però è arrivata Diane Parry. Ventuno anni (è nata l’1 settembre 2002), ha cominciato ad affacciarsi tra le prime cento nel 2022, ma è in questo 2024 che sta scalando le posizioni. Nell’ultima classifica è salita al best ranking (numero 54) e nella Race è numero 33. Ci sono ancora speranze per una giocatrice del genere?
Prima di provare a rispondere, vorrei fare qualche passo indietro. Per un caso del tutto fortuito, mi ero interessato a Diane Parry già nell’estate 2018, quando aveva appena 15 anni. Ecco in sintesi cosa era accaduto.
Da inviato a Wimbledon, ero andato a seguire per la prima volta a bordo campo Coco Gauff. Gauff era giovanissima (appena 14 anni, visto che è nata nel marzo 2004) ma già sulla bocca di tutti. e quello era il suo debutto a Wimbledon, ovviamente nel torneo junior. Esclusa la finale, il resto del torneo si svolgeva sui campi secondari, quelli con solo posti a bordo campo: da una parte due-tre file di seggiolini, dall’altra le classiche panchine da parco inglese. Ebbene, durante il match di Gauff la mia vicina di panchina era proprio Diane Parry. Non la conoscevo, ma che fosse una giocatrice lo dimostrava il suo pass (i giocatori hanno un pass differente, ben riconoscibile) sul quale avevo poi sbirciato il nome. A Wimbledon non è molto frequente che i giocatori si mischino tra il pubblico per seguire le partite, e a maggior ragione nel caso di Parry, visto che era già stata eliminata dal torneo. Ma forse la fama precoce di Coco, forse una semplice passione per il suo sport, l’avevano attirata a bordo campo.
La curiosa circostanza mi aveva spinto a informarmi su di lei. Prima avevo scoperto del suo rovescio speciale, ma poi nel giro di qualche mese Diane avrebbe dimostrato a tutti di saperci fare. Nell’anno successivo infatti, da sedicenne, aveva scalato il ranking junior sino a raggiungere il primo posto e a vincere le ITF Finals junior di ottobre. In quelle Finals 2019 (giocate in Cina, a Chengdu) avrebbe sconfitto, tra le altre, Daria Snigur e Zheng Qinwen.
A Wimbledon junior 2019 era arrivata sino in semifinale, e allora avevo avuto la possibilità di rivederla, ma questa volta in azione. Ecco una foto scattata in quella occasione (rigorosamente con lo smartphone, visto che i giornalisti non possono usare fotocamere):
Ultima curiosità su quel periodo. Contro Coco Gauff, Parry avrebbe poi giocato due match entrambi su terra battuta, nell’autunno 2018: il primo vinto in Messico per 6-3, 6-2, il secondo perso in semifinale all’Orange Bowl addirittura con un doppio 6-0.
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