Fábián Marozsán è forte, ma non diteglielo. Non turbatelo con aspettative eccessive, ché lui sta bene così com’è. Lo si percepisce dall’aria serena, certo soddisfatta, ma anche l’aria di uno che ancora non ha ben chiaro cosa ci stia facendo lì e cosa diavolo stia combinando. Ieri sera, dopo aver sgambettato un altro top ten per qualificarsi al secondo quarto di finale in un “Mille” della sua ancora giovane carriera, Fábián stava affrontando le domande di un gruppo di giornalisti sempre più incuriositi da questo ragazzo ungherese alto e magro e anche un po’ allampanato dalla mano fatata. All’arrivo in sala stampa dell’avversario appena battuto, quell’Alex De Minaur che le classifiche collocano al numero 10 ATP, a Marozsán è parso naturale spostarsi – e far segno ai cronisti di seguirlo – qualche metro più a destra, per lasciar maggior spazio e agio al referenziato collega. Il fatto è che finora, spesso e volentieri, sono stati i top 10 a dover fare spazio a lui.
Da quando ha iniziato a frequentare il giro grosso, Fábián ha affrontato cinque giocatori compresi tra i primi dieci del mondo, e ha finito per vincere quattro volte. L’unica sconfitta, nel suo strabiliante storico, è arrivata la scorsa settimana a Indian Wells contro Carlos Alcaraz, l’avversario che, nolente, aveva contribuito a renderlo noto agli occhi del pubblico in un assolato lunedì pomeriggio sul centrale del Foro Italico. Come ormai tutti sanno, Marozsán si era affacciato per la prima volta in vita sua al tabellone principale di un Masters proprio a Roma nel 2023, battendo nelle qualificazioni Timofey Skatov e Felipe Meligeni Alves. Poi ci aveva preso gusto: prima aveva battuto Corentin Moutet, poi Jiri Lehecka. Al terzo round, dall’altra parte della rete si stagliava l’inquietante sagoma del fresco vincitore del torneo di Madrid Carlos Alcaraz, il numero due del mondo. Di quella giornata rimangono impressi nella memoria gli occhi al tempo stesso smarriti e stupefatti del wonder kid da Murcia, trafitto dai vincenti di dritto e taglieggiato dalle mortifere smorzate dell’ungherese, che poi fu fermato agli ottavi da Borna Coric.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, anche se per la verità neanche poi così tanta. In dieci mesi e quattro Masters Mille sono arrivati due ottavi (Roma 2023 e Indian Wells giusto la scorsa settimana, quando Alcaraz si è preso la sua brava rivincita) e un quarto di finale (Shanghai 2023). L’altro quarto, quello appena conquistato in Florida, è ancora provvisorio, considerato che, ovviamente, Marozsán avrà la possibilità di migliorarlo nella serata italiana di domani provando a soffiare la semifinale a Sascha Zverev; uno che, a differenza sua, contro i top 10 ha una statistica in rosso (50-64). In effetti, a pensarci bene, non sono poi tanti i colleghi che possano vantare un record positivo nelle sfide al Gotha del tennis. Per contarli, prendendo in esame solo chi in carriera ha messo insieme almeno cinque incroci, non servono le dita di due mani: Novak Djokovic (257-113), Rafa Nadal (186-102), Andy Murray (105-96), Carlos Alcaraz (26-16), Daniil Medvedev (per un pelo, 44-43), e, appunto, il buon Fábián (4-1), anche se ci rendiamo conto che il campione a lui riferito possa sembrare al momento piuttosto misero. Jannik Sinner è ancora in leggero deficit (25-28, ma 12-2 nelle ultime 14), anche se sulla strada buona per l’inversione di tendenza.
E dunque non subisce sudditanza psicologica di sorta, Marozsán, quando dall’altra parte della rete c’è una faccia famosa. Ne sanno qualcosa, oltre ad Alcaraz, le star in questo strano anno falciate sulla via di Budapest, e quindi Casper Ruud (Shanghai 2023), Holger Ruune e il già citato De Minaur (Miami 2024). Fábián non si fa impressionare, e a specifica domanda ha risposto con la naturalezza con la quale si risponde a un passante che domandi l’ora: “A volte mi sembra ancora strano mettere piede in campi tanto prestigiosi,” ha detto ai cronisti, “ma gli stadi prestigiosi obbligano a una buona performance, e gli avversari molto forti a una prestazione ancora migliore“. C’est facile. Facile come bere un bicchiere d’acqua. O come tirare una smorzata vincente. Come affrontare con la serietà di un bambino che gioca i palcoscenici dei tornei dei maestri. Lo abbiamo già scritto, ma volentieri ci ripetiamo: Fábián Marozsán è al momento il giocatore con la più alta percentuale nella storia di partite vinte nei “Mille” tra quelli che di partite ne hanno giocate almeno dieci. Con il successo di ieri su Alex De Minaur il ragazzo è salito all’82,3%, sempre davanti a Novak Djokovic, fermo all’82,2%. Fábián un anno fa era fuori dai primi 100 della classifica mondiale, non aveva mai disputato un singolo incontro di tabellone principale in un torneo maggiore e a fine stagione arrotondava lo stipendio giocando la serie A con il Match Ball Firenze. Il percorso, certo, è appena cominciato, ma la top 30, obiettivo dichiarato d’inizio anno, non è poi così distante e insomma, abbiamo assistito a crescite meno folgoranti.