Gli ultimi mesi della vita sportiva di Jannik Sinner sono stati un capolavoro: i trionfi di Pechino, Vienna, Melbourne, Rotterdam e quello più recente di Miami. E poi, ancora, gli scontri diretti con Djokovic, la finale alle ATP Finals di Torino, la vittoria in Coppa Davis e la naturale scalata del ranking mondiale, una scalata che per ora l’ha portato fino al numero 2 della classifica ATP. Ma solo per ora.
Uno spicchio di stagione che per la maggior parte dei tennisti rappresenterebbe un sogno ad occhi aperti, gli highlights di una carriera perfetta, e invece per quanto riguarda Sinner la sensazione è che stiamo assistendo alla rincorsa, la sensazione è che il tennista azzurro stia solamente grattando la superficie del suo naturale talento per la vittoria. E, a proposito di superficie, le prossime settimane segneranno una svolta: dopo dieci mesi tra erba e cemento i top player del circuito ATP torneranno sulla terra, per una lunga stagione che è già cominciata nel corso di questa settimana (Marrakech, Houston, Estoril) ma che vedrà il suo battesimo ad alti livelli dalla prossima domenica, con il torneo di Montecarlo, e che proseguirà fino all’inizio di Giugno, con la finale del Roland Garros.
Le farfalle dello stomaco di Jannik in vista della lunga parentesi sul rosso saranno farfalle contrassegnate da due sentimenti opposti: da un lato la pressione del numero 2 del mondo e del favorito che non può permettersi nemmeno una sbavatura, dall’altro la leggerezza del nome nuovo che non deve più dimostrare di meritarsi i palcoscenici più prestigiosi. La leggerezza matematica di un tennista che nel corso dei prossimi mesi dovrà difendere le briciole del 2023- solamente 585 punti da difendere tra Montecarlo, Madrid, Roma e Parigi- e la leggerezza emotiva di un giovane campione che si è già tolto, all’esordio in una finale, il fastidio del primo trionfo major della vita. Sinner dovrà fare il conto con il peso delle aspettative anche con i calzini sporchi di rosso ma allo stesso tempo i riflettori saranno puntati su altri dubbi, in particolare sulla presunta crisi di Djokovic e sulla continuità di Alcaraz.
Jannik nel 2023 ha raccolto poco e nulla sulla terra: a Montecarlo, sull’onda dell’entusiasmo di un Sunshine Double luminoso e faticoso nel quale aveva raggiunto la semi a Indian Wells e la finale a Miami, Sinner perse una semifinale dolorosa in volata con Rune ma negli ottavi aveva annullato un match point all’amico Hurkacz. La settimana successiva decise di giocare a Barcellona, pentendosi quasi subito e ritirandosi prima dell’incontro valido per i quarti di finale con Lorenzo Musetti. Rientrò in campo un mese dopo a Roma, ma le gambe erano pesanti: soffrì adddirittura con Shevchenko, prima di perdere negli ottavi contro un grande Cerundolo. Al Roland Garros subì lo shock di una sconfitta con Altmaier al secondo turno, una sconfitta contraddistinta da tutti i tratti classici dello psicodramma: i due match point, le occasioni mancate, il braccio che tremava, un avversario teoricamente minore in stato di grazia.
Nel 2022, l’anno del cambio di alllenatore e degli infortuni, Jannik giocò un buon tennis sia a Montecarlo che a Roma, venendo sconfitto in entrambi i casi ai quarti di finale (nel Principato perse il tie break decisivo con Zverev, al Foro Italico arrivò una dignitosa sconfitta con Tsitsipas) mentre a Parigi fu bloccato da un problema al ginocchio: un problema che gli impedì di battere come al solito Rublev (Jannik prima di ritirarsi aveva facilmente vinto il primo set con il punteggio di 6-1) e soprattutto di sognare la prima finale slam della vita, negandogli infatti la possibilità di approfittare di un’autostrada travestita da tabellone (nei quarti avrebbe trovato Cilic, in semifinale Ruud). Si consolò qualche settimana dopo, vincendo a Umago il primo e fino ad ora unico titolo della carriera sulla terra battuta, battendo in finale Carlos Alcaraz (da quella sera non si sono mai più affrontati sul rosso).
Nel corso del 2021 Sinner raggiunse la semifinale a Barcellona (solita vittoria con Rublev, solita sconfitta con Tsitsipas) mentre negli altri tornei affrontò troppo presto i mostri sacri: a Roma e Parigi perse con Nadal (secondo turno al Foro, ottavi al Roland Garros), a Montecarlo invece venne subito battuto da Djokovic. Ma i cerchi diventano interessanti solamente quando si chiudono, e il Sinner del 2024 ci concede la tentazione dell’ottimismo: il giovane Jannik, appena 19enne, si presentò infatti definitivamente al mondo del tennis mondiale con uno strepitoso cammino proprio al Roland Garros del 2020, quello della versione autunnale, quello del lockdown. Vinse con Goffin (numero 13) e con Zverev (numero 7) prima di giocare un paio di set alla pari con Nadal nei quarti di finale (vittoria di Rafa con il punteggio di 7-6 6-4 6-1). Le condizioni di quelle settimane, contrassegnate dal freddo e dalle palle pesantissime, sicuramente favorirono il tennis potente del piccolo Sinner ma se il torneo del tuo “statement”, della tua dichiarazione di intenti, se il torneo in cui ti presenti come predestinato, raggiungendo i quarti di finale al quarto major della carriera, se quel torneo, dicevamo, si svolge sulla terra battuta, è impossibile che la superficie rappresenti un’incompatibilità così insormontabile.
Sinner non soffre dunque di nessun tipo di idiosincrasia nei confronti della terra battuta, perché sennò non avrebbe raggiunto i quarti di finale al primo Roland Garros della vita: nel corso degli anni ha semplicemente dovuto costruire il suo fisico un passo alla volta, di pari passo con i progressi tecnici, e si è scontrato con qualche delusione cocente, con gli avversari sbagliati e soprattutto con un fisico non ancora all’altezza. E inoltre sui campi polverosi non abbiamo ancora visto la nuova versione di Sinner, una versione che ha affinato certamente una palla corta discreta ma che ha soprattutto imparato a vincere i punti più pesanti. La terra battuta richiede una condizione fisica perfetta, è una superficie che non asseconda nessun tipo di bluff e la parentesi rossa è una parentesi lunga, una parentesi faticosa e difficile da preparare in allenamento, che attraversa l’Europa per oltre due mesi e che richiede un arsenale tecnico specifico, sia a livello di colpi che a livello di movimenti, con la famigerata arte della scivolata.
Sinner comincerà la prossima settimana da Montecarlo, sospinto dal tifo di quello che di fatto è il secondo torneo italiano dopo Roma, assaporando il privilegio di dormire a casa sua, di fare colazione e di andare a giocare un torneo: saranno giorni interlocutori, ci si allenerà giocando, proprio come ricordato dal suo coach Simone Vagnozzi: “Montecarlo, con i pochi giorni che avremo per adattarci, sarà una delle fasi più delicate che avremo durante l’anno. Ma per Jannik è importante giocare qualche match sulla terra, si va a Montecarlo tranquilli, cercando di fare il meglio possibile, sapendo che è un adattamento”. Sapendo che gli obiettivi più grossi arriveranno più avanti, e ci riferiamo ovviamente a Roma e Parigi.
La perfezione e la crescita sul cemento degli ultimi mesi lascerà spazio alla sfida della terra battuta, una sfida che passerà attraverso la salute e la condizione fisica, una sfida che potrebbe condurre Sinner verso la terra promessa di un trono luccicante a forma di numero uno.