P. Martinez b. [1] C. Ruud 6-4 4-6 6-4
Pedro Martinez approda in finale al Millennium Estoril Open dopo una pugna durissima e a tratti anche spettacolare, come solo sulla terra battuta il tennis sa essere. Recuperi, corse, dritti assassini e improvvise palle corte; i contendenti non si sono risparmiati e hanno fatto il pieno di applausi per la loro tenacia e per il loro gioco. Non sono degli esteti del tennis, come sappiamo, ma tutti e due hanno saputo alzare il livello durante la stretta finale, tentando anche variazioni per loro non propriamente abituali.
Ha vinto Martinez, che sta bene e sta risalendo il ranking, che due anni fa lo ha visto raggiungere i top 40; domenica per lui la finale con Hurkacz potrà essere anche la via verso il suo secondo titolo dopo quello vinto a Santiago nel 2022.
Primo set: Martinez comanda e vince il parziale 6-4
Un Ruud inaspettatamente remissivo lascia spazio al numero 77 del ranking, che trova lo spazio per spingere con il dritto e mettere alle corde il primo favorito del torneo; Martinez conferma il suo ottimo stato di forma, che lo ha portato a vincere il challenger di Girona durante la settimana pasquale e a recuperare posizioni in classifica. Lo spagnolo si muove ottimamente e recupera la posizione centrale nonostante il norvegese si impegni nel cercare angoli che gli aprano il campo.
Non riuscendo Ruud a imporre la propria condizione atletica, il match non ha un vero favorito; nel secondo game il numero otto del ranking si procura due palle break consecutive, che non trasforma per una risposta di rovescio per lui non difficile e poi per una bella volée smorzata di Martinez. Lo scandinavo comincia a patire il gioco dell’atleta valenciano, che non mostra punti deboli ed è in grado di pressare tanto di dritto quanto di rovescio, e arretra la propria posizione oltre la riga di fondo. Martinez approfitta presto del nuovo assetto di gioco del rivale e piazza il break nel quinto game, giovandosi anche di un nell’occasione pessimo colpo d’occhio dell’avversario, che non colpisce al volo una pallina che rimane in campo di almeno un metro.
L’iberico difende con un certo agio i propri turni di battuta nonostante Ruud ritrovi la linea di fondo e riprenda a remare: Pedro è per il momento troppo padrone della sua parte di campo per perdere in solidità. Martinez chiude la frazione al decimo game; per lui 73% di prime palle in campo contro solo il 56% all’attivo del norvegese.
Secondo e terzo set: Ruud pareggia il conto ma cala e non riesce a recuperare. Martinez è in finale!
Martinez va subito vicinissimo al break in apertura di set procurandosi due chance consecutive, ma Casper, che si ferma a osservare un drone che solca il cielo sopra il court e lancia nella sua direzione una pallata (sorridendo, nessun gesto di nervosismo), scappa dalla doppia trappola con l’aiuto del suo fido dritto.
Passata la minaccia, Ruud si dimostra campione d’intelligenza e si mette umilmente a rimandare tutto quanto gli arriva dalla controparte, provando a obbligare Pedro a un superlavoro in fase offensiva. Lo spagnolo deve così a sua volta affrontare, con successo, due palle-break nel quarto game. Il ritmo dello scambio sale, così come l’equilibrio in campo; Ruud è disposto a vendere cara la pelle e si porta sul 4-3 difendendo con autorità i propri turni alla battuta, pur non migliorando la percentuale delle prime palle in campo.
Tutto quello che non è capitato fino a quell’istante succede in dieci minuti: Ruud approfitta di un leggero appannamento fisico dell’avversario; due suoi fendenti si impennano dopo aver cozzato contro il net e favoriscono due colpi vincenti del nordeuropeo, che finisce per ottenere il break. Tutti aspettano il 6-3 ma Ruud si perde all’improvviso, complice anche il cuore del tennista iberico: sfumano due setpoint e arriva il controbreak. Martinez serve sul 4-5 ma lo sforzo di pochi minuti prima si rivela decisivo e per la terza volta consecutiva chi serve viene oltraggiato, perdipiù a zero; 6-4 per il favorito della manifestazione e decisione rinviata alla frazione decisiva.
La frazione ha inizio praticamente al termine della seconda ora di gioco. Si entra in un territorio nel quale Ruud è notoriamente molto affidabile, mentre il pur valoroso Martinez ha il volto disegnato dalla fatica spesa per tenersi a un livello molto alto. Accade invece che il tennista nordico accusi un passaggio a vuoto e permetta al rivale di riprendersi; Martinez coglie due break consecutivi e si porta sul 4-1 con la pallina in mano, mentre Ruud chiede un trattamento medico e abbandona il campo di gioco.
Al rientro c’è un rapido 5-1 e l’epilogo pare avvicinarsi a larghe falcate. Ruud però non ne vuole sapere e inaugura una nuova partita, fatta di recuperi, voglia di soffrire e anche di una certa inventiva sottorete. Martinez è altrettanto generoso ma il suo momento magico evapora insieme a un matchpoint nel settimo game; sul 5-2 lo spagnolo serve e ne manca altri due. Il game è magnifico dal punto di vista agonistico e tecnico; Pedro recupera un lob del norvegese e riapre lo scambio, vincendolo con un passante di rovescio. Ruud non smette di provare a rete e crea una volée bassa di dritto in allungo da applausi: tutti bravi, ma Casper ne sa una più dell’iberico e sfrutta la sesta palla-break per vincere il game.
Ruud sale 4-5 e si porta sul 15-30, a due passi dal secondo break, quello del 5-5. Martinez ha allora un soprassalto di lucidità e mette a segno un tris che lo spinge verso la finale contro Hurkacz, la terza della sua carriera.
[2] H. Hurkacz b. C. Garin 6-3 3-6 6-3 (Giovanni Pelazzo)
La prima semifinale del Millennium Estoril Open vede protagonisti due giocatori tra cui, soltanto un anno fa, non avremmo avuto dubbi a decretare un favorito. Oggi però, sulla terra di Estoril, tra Cristian Garin e Hubert Hurkacz è sicuramente quest’ultimo il favorito – almeno sulla carta – per approdare in finale nel ‘250’ portoghese. L’inizio è ampiamente di marca polacca, con il n°2 del seeding che tiene senza problemi i suoi primi due turni di battuta e trova subito il break, concretizzando la terza opportunità. Il cileno fatica a trovare le contromisure in avvio, ma dallo 0-3 inizia ad ingranare e prova ad approfittare di quando il servizio del suo avversario non è così devastante, come nel settimo game. Hubi però è bravissimo a risalire da 15-40 e difendere il break di vantaggio, portandosi sul 5-2 e procurandosi un set point poco dopo. Garin lo annulla e torna ad avere chance di break (ancora sul 15-40), ma Hurkacz è ancora una volta bravo ad aggrapparsi al servizio ed archiviare la pratica: 6-3.
Il secondo set segue grosso modo l’andamento del primo, tuttavia a ruoli invertiti. La proverbiale garra del cileno inizia ad emergere e a farsi più determinante e, unita ad un paio di ottime soluzioni tattiche – vedi un paio di smorzate perfette – porta il n°112 ATP a vincere 12 punti su 18 in avvio di secondo parziale. Risultato? Anche in questo caso 3-0, però in favore di Garin, che è anche più bravo a difendere il break rispetto a quanto fatto dal polacco nella prima frazione, visto che non perderà mai più di due punti al servizio nei suoi cinque turni di battuta. Hubi paga a caro prezzo un secondo game giocato piuttosto male, prova a rimanere attaccato ma non basta. Il 27enne di Arica restituisce il 6-3 in poco più di mezz’ora: si va al terzo.
La svolta dell’incontro arriva ancora una volta ad inizio set, con Hurkacz che anche questa volta va avanti 3-0, ma con tanta, tantissima fatica. Garin sembra averne decisamente di più, eppure non riesce a piazzare la zampata decisiva, perdendo la battuta nel secondo gioco e non sfruttando la chance di rientrare subito dopo. Il polacco non sfrutta una possibilità di doppio break nel quarto game, lo trova nel sesto (portandosi a servire per il match sul 5-1), ma poi si rilassa e la vede sfumare. Il secondo tentativo è quello buono: 6-3 3-6 6-3 in due ore di gioco, Hurkacz raggiunge la sua prima finale ATP in carriera sul rosso, l’undicesima complessiva.