DJOKOVIC, 2011 e 2015
Il discorso fatto sopra per Roger e Rafa vale ovviamente anche per Djokovic. Il numero di stagioni in cui il serbo ha conquistato tre Slam supera quello dello svizzero (3) e quello dello spagnolo (1): tra le quattro papabili ne abbiamo scelte tre. Nel 2011 – l’anno della consacrazione – Nole vinse i primi 41 match della stagione, conquistando tutti i tornei (7) a cui prese parte fino al Roland Garros, dove fu fermato in semifinale da Federer. Batté sei volte su sei Nadal (due anche sulla terra) e, dopo il suo primo Wimbledon, ruppe il ghiaccio anche a New York (superando Federer in semi e Rafa in finale). Chiuse l’anno con 10 titoli e sole 6 sconfitte (91% di vittorie).
Il 2015 non fu da meno. A mancare all’appello del Grande Slam fu nuovamente il Roland Garros (poi vinto per la prima volta l’anno dopo) nonostante la vittoria ai quarti di finale su Nadal. A Wimbledon arrivò il terzo titolo – il secondo consecutivo con successo finale su Federer. Il numero di titoli complessivi salì a 11 e la percentuale di vittorie al 93 (di nuovo solo 6 sconfitte).
MURRAY, 2016
Merita di invadere il discorso sui Big Three Andy Murray che in alcune fasi è stato in grado di far parlare di Fab Four. In particolare ci riuscì nella seconda parte del 2016, concluso sfiorando il 90% di vittorie stagionali (80-9 il bilancio complessivo). Andy partì dalla finale persa a Melbourne contro Djokovic (come già era successo altre tre volte). Lo scozzese riuscì a prendersi la rivincita sul serbo a Roma ma non al Roland Garros, mancando ancora una volta l’appuntamento importante: il bilancio nelle finali Slam segnava un negativo 2-8. Sull’erba, però, Murray rialzò la testa e dal Queen’s in avanti mise in fila 22 vittorie che gli diedero il secondo titolo a Wimbledon e un altro oro olimpico, questa volta a Rio (divenne così il primo tennista a vincere due edizioni consecutive dei Giochi). Uscito sconfitto ai quarti allo US Open, iniziò una corsa forsennata verso il primo posto del ranking, raggiunto e poi confermato a fine stagione grazie ad un’altra serie di imbattibilità da 25 partite e 5 titoli tra cui le Finals di Londra.
FEDERER, 2017
Ci avviciniamo alla conclusione di questo viaggio nella crème de la crème della storia del tennis maschile e ritorniamo a parlare di Federer. A 35 anni suonati, Roger tornò dall’infortunio al ginocchio più forte di prima sotto certi aspetti. Vinse sette titoli (su 8 finali disputate) a partire dalla memorabile finale contro Nadal all’Australian Open. Poi a luglio fu la volta dell’ottavo (e rimasto ultimo) Wimbledon dopo un digiuno di cinque anni. Chiuse la stagione con 54 vittorie e appena 5 sconfitte (91,5% di successi), ma non al primo posto del ranking: si dovette accontentare della seconda piazza e delle quattordici posizioni guadagnate durante l’anno.
DJOKOVIC, 2023
Molto simile al 2017 di Federer è stata la scorsa annata di Djokovic (qui il confronto diretto tra le due annate). Stessa età (36 anni compiuti durante la stagione), stesso numero di finali disputate e di titoli conquistati. Cambia qualcosa nella qualità dei trofei portati a casa: l’anno scorso Nole ha fatto tripletta negli Slam, mettendo poi la ciliegina sulla torta con le Finals di Torino. Il bilancio complessivo del serbo è stato di 56-7 con una percentuale di vittorie appena sotto al 90%. Immancabile il numero 1 a fine anno, ottenuto per l’ottava volta in carriera.
Che sia il 2024 o qualche altro anno tra i prossimi, non vediamo l’ora di poter aggiungere il nome e i numeri di Sinner in questo elenco di leggende. Dopo americani, svedesi, argentini, australiani, svizzeri, spagnoli e serbi, è il momento di un italiano: la cicogna è arrivata a San Candido il 16 agosto del 2001.