Il Credit One Charleston Open, tra tutti i tornei un po’ “di nicchia” che propone il circuito WTA è di certo uno dei più particolari. Sarà per la terra che dalla televisione sembra grigia e quell’atmosfera un po’ naif da film anni ’60, ma restituisce molto anche in termini di immaginario oltre al tennis, che nella prima settimana di aprile è l’attrazione principale nel Sud degli Stati Uniti. E, per la prima volta dalla vittoria di Keys nel 2019, la bandiera a stelle e strisce potrà essere esposta anche in finale, grazie a Danielle Collins.
L’attuale n.22 al mondo, già 18 nel ranking virtuale e con la possibilità di ritrovare la top 15 già da stasera, ha rifilato un netto 6-3 6-3 senza possibilità di appello alla tds n.3 Maria Sakkari per mettere a segno la dodicesima vittoria consecutiva e tenere in vita una striscia positiva che dura dall’impresa al 1000 di Miami. Una partita che, salvo qualche palla break concessa di troppo (che non ha per nulla influito sul computo totale), è stata sempre in mano all’americana, chirurgica da fondo e mortifera soprattutto sulla diagonale del rovescio, spesso giocato in lungolinea per variare e strappare il ritmo alla greca. Collins ha trovato quindi in un sol colpo la seconda vittoria su una top 10 in carriera sulla terra, e soprattutto la sua sesta finale (4-1), seconda sul rosso dopo la vittoria a Palermo nel 2021.
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Affronterà un’ex campionessa del torneo nel match per il titolo, Daria Kasatkina, che nel 2017 batté Ostapenko in finale. Curiosamente, se la russa dovesse vincere, tornerebbe in top 10 proprio ai danni della lettone. La tennista di Togliatti, avanti 2-1 contro Collins e con il favore dell’unico precedente su terra vinto (Roma 2018), dovrà però prima recuperare dalle fatiche della semifinale contro Jessica Pegula, n.1 del seeding battuta in quasi 3 ore per 6-4 4-6 7-6(5). Un match duro, in cui i game di battuta sono stati situazioni di svantaggio, come dimostrano i 16 break, 8 per parte, risultati nel conto finale. Numeri testimoni di un incontro non indimenticabile, in cui la regolarità di Pegula non è bastata a gestire le geometrie di Dasha, che ha dimostrato una marcia in più sulla terra nel conquistare la sedicesima finale in carriera. Il record è di 6-9, 0-4 nelle ultime giocate e un trofeo che manca dal 2022 a Granby. Chissà che Charleston, unica firma sulla terra della russa, superficie dove giocherà solo oggi la seconda finale, non porti fortuna ancora una volta.