Uno dei tennisti più diretti nel dire quello che pensa senza alcun timore è sicuramente Federico Coria. Il trentaduenne argentino, numero 83 del ranking ATP e fratello minore di Guillermo, nei giorni scorsi ha detto la sua sull’organizzazione tutt’altro che perfetta dell’ATP 250 di Bucarest, rientrato quest’anno in calendario dopo diversi anni di assenza. Un torneo che ha riaperto per il tennista argentino un tema a lui molto caldo quello della Gira Sudamericana, porzione del calendario ATP ridotta ai minimi termini dopo la cancellazione dell’ATP 250 di Cordoba e il mancato upgrade di Buenos Aires da ATP250 ad ATP500.
Promozione che, invece, è arrivata per i tornei di Doha, Monaco di Baviera e Dallas. Quindi il Sudamerica rimarrà presente in calendario con soli tre tornei in altrettante settimane in un calendario che si sviluppa in 46 settimane di gioco. Coria è uno di quelli che pensa che la scelta sia stata presa dalla stanza dei bottoni senza veramente vedere sul campo cosa rappresenti un torneo di tennis per i sudamericani e di questo e molto altro ha parlato in un’intervista concessa a ClayTenis.
Coria alla domanda esplicita se avesse un messaggio per Gaudenzi ha le idee chiare: “Per me quello che bisognerebbe fare, non so se sia già stato fatto, è invitarlo e fargli vedere la passione dei tifosi sudamericani, come vivono lo sport, come lo colorano.”
L’argentino per argomentare il messaggio al Chairman dell’ATP porta ad esempio quanto accaduto quest’anno a Buenos Aires: “Credo che se fosse stato alla partita di Wawrinka a Buenos Aires, avrebbe sicuramente capito come vive questo sport un tifoso sudamericano.”
Coria ha in mente i dettagli di quel match e le emozioni che il pubblico ha trasmesso a Wawrinka: “ A Buenos Aires giocavano uno svizzero e un cileno (Nicolas Jarry) e il clima in campo era spettacolare. Un ragazzo che ha già vinto tre Slam se ne va praticamente piangendo per aver perso un secondo turno di un ATP 250… se analizzi il fatto in sé, è incomprensibile. Un ragazzo che ha vinto tutto, a cui ha fatto tanto male perdere. Tutto l’amore che aveva ricevuto dalle persone lo ha influenzato a sentirsi così. Quindi spero che l’anno prossimo lui (Gaudenzi) possa venire allo swing così potrà vedere com’è.”
Coria parla anche del rapporto con Gaudenzi: “Non mi capita spesso di vederlo. L’ho incontrato nei tornei più importanti un paio di volte, questo sì. Sicuramente coloro che sono più in alto (in classifica, ndr) avranno più contatti con lui.
Tornando al poco timore di esprimere quello che pensa a Coria viene ricordato di essere stato uno dei pochi tennisti che supportò Djokovic nel 2022 prima di essere deportato dall’Australia, allenandosi anche lui sulla Rod Laver Arena: “Era estremamente angosciato, stava passando un momento molto difficile. Sperava veramente che lo avrebbero lasciato giocare. Conosciamo già la fine della storia. Aveva molto rispetto nei miei confronti, tanti giocatori gli voltavano le spalle o non erano d’accordo con il suo modo di procedere.”
Coria parla anche della foto fatta con Djokovic al termine della sfida persa nettamente dall’argentino in Serbia. Una azione criticata da Nick Kyrgios che accusò Coria di scarsa professionalità. “Mi sarebbe piaciuto poter raccontare a Kyrgios qual era la mia storia. Da dove vengo. Quello che mi è servito per arrivare qui. Quante volte ho smesso di giocare a tennis. Se forse gli avessi raccontato la mia storia, avrebbe ovviamente capito cosa significa per me giocare nei quarti di finale in Serbia contro il miglior giocatore della storia.”
Nonostante le critiche Coria non si scompone più di tanto parlando dell’australiano: “Penso che sia parte di un personaggio che vende. È piuttosto tranquillo ora. Penso comunque che il tennis abbia bisogno di lui. Non condivido molte cose, ho altri valori. Ma fa parte dello spettacolo, ed è un bene che lui sia lì. Ha anche criticato Carreño Busta una volta. È andato fuori di testa perché Carreño Busta era stato in grado di raggiungere due semifinali allo US Open, ha vinto un Masters 1000 su hard court. Se ha attaccato Carreño Busta, non mi sorprende che attacchi me.”