È ancora nella memoria di tutti la fine della collaborazione tra Vincenzo Santopadre e Matteo Berrettini. Il tecnico romano è stato colui che è stato seduto a fianco di The Hammer nel percorso di crescita che lo ha portato sino al raggiungimento della finale di Wimbledon.
Lo scorso ottobre la loro collaborazione è giunta ai titoli di coda e Santopadre si è rimesso in gioco allenando il talento francese Luca Van Assche, un tennista dalle caratteristiche totalmente differenti da quelle di Berrettini.
Del suo nuovo progetto e di molto altro Santopadre ha parlato nell’intervista concessa al sito spagnolo Puntodebreak.
Intanto è lecito chiedersi come è nata questa nuova collaborazione: “Abbiamo iniziato a Rotterdam poi abbiamo fatto insieme Doha e Dubai. Negli Stati Uniti è andato invece con Yannick, il suo storico allenatore da quando aveva 9 anni, quindi ci siamo divisi il lavoro.”
Un progetto nato subito con le giuste sensazioni: “Mi avevano parlato di Luca con grande affetto e la verità è che è così, sia lui che il suo allenatore sono bravissime persone, ha una famiglia con dei valori. È un piacere per me aiutarlo, ha molte cose che mi piacciono, a cominciare dal fatto che lavora molto e ascolta molto. Fin dal primo momento il progetto mi è piaciuto.”
Sulle caratteristiche del francese come tennista: “È un giocatore molto forte in difesa, ma sa fare tutto. Ha un ottimo rovescio, può giocare in contropiede, può mettere pressione, è molto interessante quando hai così tante varianti. Non tutti i giocatori hanno questa qualità, ma ora è in una fase in cui si sta sviluppando come professionista, è ancora molto giovane. Non ci poniamo obiettivi se non quello di migliorare il livello di gioco, anche se è già molto alto. È praticamente appena arrivato nel circuito professionistico, deve vedere come lavora, ma il suo livello non è una cosa che mi preoccupa. Forse non conquista molti free point con il servizio, ma sa come costruire punti, ha un ottimo tempismo.”
Un giocatore nato sulla terra battuta ma che secondo Santopadre diventerà un tennista completo tra qualche anno: “In Francia ha giocato molto sulla terra battuta, ha ottenuto anche buoni risultati, ha vinto il Roland Garros Junior. Cosa accadrà nel corso degli anni? Per me è un giocatore completo, tra 2-3 anni potrà competere su tutte le superfici. Ora il suo gioco è più adatto alla terra per certi aspetti ma, se continua su questa strada, se continua a migliorare sotto il profilo tecnico-tattico, finirà per diventare un giocatore adatto a tutte le superfici”.
L’obiettivo di questa stagione è chiaro. Nessun obiettivo di ranking solo passi avanti: “ Sarò soddisfatto se riuscirà a migliorare tutto gli aspetti che riguardano l’essere un professionista, la mentalità, la cultura sportiva, ecc. È normale che quando vinci sei felice e quando perdi sei triste, ma c’è qualcosa oltre questo. Sarò felice se a fine stagione sarà migliorato molto a livello personale. Non mi piace parlare di classifica perché non è un obiettivo. L’obiettivo è migliorare i colpi, la mentalità e la tattica… tutto il resto sarà una conseguenza.”
Per la Francia, Van Assche rappresenta una speranza per un futuro migliore essendo ancora alla ricerca del nuovo Noah, insieme a Arthur Fils e Arthur Cazaux. Per tutti però al momento l’esempio da seguire sembra essere quello dell’Italia: “Tutti mi chiedono come dopo un periodo non proprio bello, ora stiamo così bene. Questo non è avvenuto dall’oggi al domani, c’è un sistema dietro dove tutte le parti coinvolte hanno fatto la loro parte. In questo momento, l’Italia è il paese a cui tutti guardano per capire come lo facciamo”.
Una situazione che rappresenta anche motivo di orgoglio: “Mi sembra che abbiamo un ottimo modello: ci sono i tornei, ci sono gli allenatori e c’è tantissima formazione. Ci sono tante cose che funzionano, ora quello che dobbiamo fare noi italiani è continuare a lavorare, essere felici di vivere questo momento, ma guardare avanti per vedere se possiamo fare ancora un po’ di più, senza perdere l’ambizione.”
Parlando della vittoria di Sinner in Australia, è stato lecito pensare che questo sarebbe potuto accadere a Matteo qualche tempo prima: “È stato un peccato, perché è arrivato in finale a Wimbledon, in semifinale allo US Open e in semifinale all’Australian Open. Ma le cose succedono sempre per un motivo, prima di Matteo avevamo già Fognini, che lo ha aiutato tantissimo a migliorare. In questo caso credo che Matteo sia stato fonte di ispirazione per chi è arrivato dopo di lui Sono stato molto contento della vittoria di Jannik a Melbourne, è un ragazzo eccezionale e conosco molto bene il suo allenatore, Simone Vagnozzi. Naturalmente mi auguro con tutto il cuore che anche Matteo possa vincere qualcosa di così importante, se lo merita.“
Su come sarebbe una sfida Van Assche-Berrettini: “Sarebbe dura. Ci sono state due volte in cui è quasi successo. La prima volta a Phoenix, ma Luca perse in semifinale. Poi a Marrakech la stessa cosa, Luca ha perso al primo turno contro Munar, se avesse vinto avrebbe affrontato Matteo. Per fortuna non ero presente a nessuno di questi due tornei (ride). Mi piacerebbe che questa partita accadesse, ma in finale”.