Ons Jabeur si è qualificata per gli ottavi del Mutua Madrid Open battendo, al termine di un match estremamente lottato, Leylah Fernandez. Ora incrocerà la racchetta con la lettone Jelena Ostapenko.
Di seguito, l’interessante conferenza stampa post partita della giocatrice tunisina che ha spaziato tra le nuove leve del tennis arabo – con Shelbayh, svezzato da Nadal, condivide coach Verdasco – e il sempre attuale sportswashing con l’assegnazione delle WTA Finals 2024 all’Arabia Saudita.
D. Quanto sono rassicuranti le tue ultime due prestazioni nell’ottica di ritrovare con costanza un alto livello di gioco?
Ons Jabeur: “E’ certamente bello vincere finalmente due partite di fila (sorride). Penso che però l’aspetto più importante sia il modo in cui abbia vinto queste partite. Sento che il mio livello di gioco stia crescendo sempre di più, giorno dopo giorno. Mi diverto a giocare, e sto ritrovando il divertimento in campo anche durante i momenti duri e difficili di un match. Naturalmente poi sono estremamente felice per come ho chiuso l’incontro, visto che è sempre molto difficile concludere un match quando ce l’hai in pugno ma vieni da un periodo di scarsi risultati. Spero di ottenere traguardi sempre più importanti, man mano che si va avanti nella stagione. Devo però alzare ancora di più l’asticella del mio tennis, se vorrò proseguire nel torneo“.
D. Riguardo al tuo livello di oggi, di cui ti dici soddisfatta, ti senti più vicina al tipo di tennis istintivo o stai diventando più organizzata nel giocare la tua tattica e i tuoi colpi? Dove ti senti su questa scala?
Ons Jabeur: “Sinceramente, non entro in queste partite con una tattica precisa. Scendo in campo e vedo come va il gioco, seguo il ritmo e l’andamento. Sento di voler recuperare creatività ed intuizione, so che sono caratteristiche che mi si addicono, mi sento più a mio agio, sento di giocare meglio. Ovviamente è molto importante avere una tattica, ma sento che a volte mi mette troppa pressione. Se voglio giocare una palla corta in risposta al servizio, lo faccio. Non voglio pentirmene, non voglio che qualcuno mi dica -Perchè l’hai fatto? Scelta sbagliata-. Si, è stata la mia scelta. L’ho fatto. Ma so che mi servirà. Una volta fatto, sento che la mia mente sta lavorando nel modo giusto. Nell’ultimo game mi sono sentita cosi, come se stessi gestendo io: ok voglio essere aggressiva ora, sarò aggressiva. Ok voglio fare una palla corta, farò una palla corta. Aiuta molto. Metti il tuo avversario nelle condizioni di non poter sapere cosa farai al prossimo colpo“.
D. È giusto quindi affermare che stai cercando di concentrarti meno sul momento, considerando come sono andate le cose nell’ultimo periodo, per seguire il flusso degli eventi in maniera istintiva?
Ons Jabeur: “Direi che è più complicato di così perché è necessario pensare a diversi aspetti tutti molto articolati, però certamente allo stato attuale delle cose riesco ad essere maggiormente intuitiva su quello che mi accade rispetto al recente passato. E questo inevitabilmente non fa che dare spazio alla parte migliore del mio essere tennista, cioè lasciare che il mio talento semplicemente fluisca come desideri. Inoltre, questo tipo di approccio mi permette di divertirmi e stare bene in campo con me stessa, ossia un elemento imprescindibile per come sono fatta. Quando in campo penso troppo, finisco per commettere tanti errori. Devo giocare guidata dall’istinto“.
D. Qui a Madrid ci sono stati tre giocatori arabi che hanno disputato le qualificazioni maschili: Abdullah [Shelbayh, ndr] che era nel tuo angolo durante la partita, Benjamin [il libanese-tedesco Hassan, ndr], e Reda [Bennani, 17enne marocchino classe 2007 – ndr]. Poi ci siete tu e Mayar [Sherif, ndr] nel femminile. Non ricordo un torneo con cinque tennisti arabi. Che cos’è significa per te vedere ragazzi come Reda e Abdullah che si stanno affacciano al Tour, o come Mayar che è ritornata a vincere partite importanti. Come ci si sente, che cosa si prova dinanzi a tutto questo da simbolo del tennis arabo?
Ons Jabeur: “E’ qualcosa di fantastico. Conosco Mayar [Sherif, ndr] ovviamente da più tempo, ma la prima volta che ho visto Reda giocare dal vivo sono rimasta impressionata dal suo livello. Gli ho parlato e gli ho detto di continuare su questa strada, perché è bello vedere un giocatore arabo giovanissimo che sta crescendo così in fretta e che possiede tutto il potenziale per salire in alto in classifica. Per quanto mi riguarda, e penso di poter parlare a nome dell’intero tennis arabo, guardare giovani talenti che si affacciano al professionismo è motivo di grandissimo orgoglio. Io sono sempre pronta a fare il primo passo, sono a loro completa disposizione, quando vorranno parlare o avranno bisogno di qualsiasi cosa io ci sarò. Anche con Abdullah ho un bellissimo rapporto, ci conosciamo da un po’ ed un ragazzo divertentissimo, di grande simpatia. Mi piace molto il suo modo di essere, il modo che ha di relazionarsi con gli altri. In questo momento condividiamo l’allenatore, Fernando [Verdasco, ndr] ci segue entrambi ed è per questo che era nel mio box. È bellissimo averlo lì mentre gioco, poi lo prendo sempre in giro perché scherziamo continuamente su chi di noi due abbia la migliore smorzata“.
D. Qual è stata la tua reazione alla notizia dell’assegnazione delle prossime WTA Finals all’Arabia Saudita e cosa risponderesti a coloro che sono stati particolarmente critici al riguardo?
Ons Jabeur: “Devo essere onesta, io sono chiaramente di parte in questa discussione e non posso che essere inevitabilmente felice per la decisione presa. Come donna araba, sono molto orgogliosa che alcuni tra gli eventi più importanti del mondo verranno ospitati dall’Arabia Saudita. Ovviamente è lecito che le persone possano avere opinioni diverse. Quello che però mi dà fastidio è che alcune di queste parlano a sproposito, senza conoscere effettivamente cosa stia succedendo lì. Quindi, come ha dichiarato la principessa Reema, dovresti venire in Arabia Saudita e giudicare in prima persona. Perché se vivi in un altro Paese e non ha mai visitato l’Arabia Saudita, prima di esprimere giudizi di qualunque tipo dovresti vedere con i tuoi occhi quella che è la reale situazione. Perciò invito chiunque abbia voglia, ad andare in Arabia Saudita e toccare con mano. Se davvero a quel punto riscontrasse cose che reputa negative, condividerei la sua opinione perché sarebbe il frutto di un’onesta presa di coscienza. Noi arabi non stiamo chiedendo il consenso ad ogni casto, anche se è chiaro che ci piacerebbe vedere commenti migliori. Per me, è sempre stata semplicemente una questione di possibilità e andarci non significa solamente giocare delle partite di tennis ma dare l’opportunità, in particolar modo alle donne più giovani, di ammirare dal vivo i loro modelli sportivi e credere di poter sognare qualsiasi cosa, capire che nulla gli sia precluso“.
D. Hai detto che ti è piaciuta molto la partita. Che ti piace in generale riguardarti, perché ti godi i colpi difficili che esegui e comprendi tanti aspetti tecnici e tattici che in campo possono esserti sfuggiti. Leylah [Fernandez, ndr] è un’avversaria tosta da superare. In attesa del prossimo match con Jelena [Ostapenko, ndr], cosa ti passa per la mente?
Ons Jabeur: “La partita contro Leylah, anche per le sue caratteristiche, è stata una delle partite che ho disputato nell’ultimo periodo in cui mi sono divertita di più. In campo, avevo voglia di vincere tutti i punti, forse anche perché ultimamente ho giocato talmente poco che certe vibrazioni agonistiche mi erano mancate. E mi manca tutt’ora quella sensazione di macinare gioco, vincere tante partite una dopo l’altra. Di sicuro, adesso mi godo ogni attimo in campo, ogni secondo. Sono davvero carica, mi sto sentendo sempre meglio dal punto di vista fisico e non posso che essere molto felice di questo dopo i tanti problemi che ho avuto negli ultimi mesi. Per quanto riguarda il prossimo match, contro Jelena sarà certamente durissima. Una sfida non facile anche da interpretare dal punto di vista strategico. Soprattutto perché lei è in grado di trovare moltissimi vincenti da ogni angolo del campo, inoltre va sempre in spinta e non ti dà quasi mai ritmo. La chiave sarà accettare che lei giochi in quel modo e che si esprima con quella qualità, io dal canto mio spero di poter inserire nei suoi ingranaggi un po’ della mia magia“.
(Ha collaborato Roman Bongiorno)