Holger Rune, una delle promesse del tennis odierno, a inizio della sua carriera si è imposto nel circuito con l’irruenza che lo contraddistingue e che ha caratterizzato anche i suoi primi exploit tennistici. Il danese ha fin da subito dato l’impressione di poter appartenere all’élite del tennis contemporaneo ed è entrato di diritto in quella ristretta cerchia di giovani prodigi di cui sentiamo parlare con grande enfasi. La nuova generazione, quella che vuole tracciare un solco definitivo tra il passato e il presente, ha bussato alla porta e certo non ha atteso molto per fare il suo ingresso. I loro nomi sono ben noti: Carlos Alcaraz, Jannik Sinner e naturalmente Holger Rune.
La partita simbolo
In questo momento stiamo vivendo una fase di grande rinnovamento, il tramonto e il declino hanno toccato prima Federer e ora in parte Nadal. Certo resta il sempiterno Djokovic che è stabilmente al vertice e fatica a lasciare il timone, ma anche lui sta dando qualche primo segnale di cedimento.
Non ci sorprende quindi che la traiettoria evolutiva di questi tre giovani tennisti sia dovuta passare per un episodio iniziatico, la partita simbolo in cui l’allievo cadetto supera il maestro ufficiale. Per il danese è stata la finale del Masters 1000 di Parigi Bercy nel 2022, proprio perché terminata con una vittoria contro il serbo – per giunta in rimonta con un set di svantaggio – e frutto di una cavalcata trionfale che lo ha portato a superare diversi record tra cui quello di essere il primo giocatore dal 1973 a battere 5 top 10 nel medesimo torneo (eccezion fatta per le Nitto ATP Finals). Una parabola ascendente iniziata mesi prima con altrettante vittorie importanti per la sua acerba carriera e proseguita con l’ottenimento della quarta posizione nel ranking ATP a soli 20 anni, fino a subire una flessione che molti hanno giudicato allarmante. Il finale di stagione 2023 e l’inizio del 2024 è apparso opaco: dopo essere emerso in maniera così sfolgorante certi nodi, intricati, sono venuti al pettine. Il prodigio scandinavo, dotato di un talento smisurato e di un carattere iper competitivo, stava riuscendo quasi nell’impresa di offuscare la presenza degli altri suoi coetanei nel palmarès. Lui e il suo entourage hanno poi mostrato, con confusione disarmante, che il percorso è ancora in divenire.
Stile di gioco e comportamento in campo
Sicuramente il gioco fisico, dirompente e di potenza, lo impone come uno dei rappresentanti del tennis attuale. Servizi esplosivi, colpi da fondo aggressivi e una volontà costante di dominare colui che si trova dall’altra parte della rete. Questa energia viene esibita senza sosta, perfino durante le sessioni di allenamento – puntualmente immortalate e mostrate ai suoi followers tramite i canali social. La cassetta degli attrezzi del danese non si esaurisci qui. Il suo stile è accompagnato anche da drop shot intelligenti e abili tocchi di polso che identificano una visione strategica volta a sfruttare le debolezze dell’altro, in modo da orchestrare i punti per dirigerli a proprio favore con un continuo cambio di ritmo. Holger Rune è un giocatore che può letteralmente spiazzare l’avversario e che vive l’agonismo con una tale passione totalizzante da travolgere qualsiasi cosa gli si ponga davanti: arbitri, pubblico e perfino sé stesso.
Se volessimo usare un termine ultramoderno potremmo definirlo disruptive: il suo comportamento porta sempre a una rottura, a una disgregazione. Durante i suoi matches assistiamo spesso a episodi che hanno il sapore dell’ineluttabilità, devono accadere e devono provocare uno slittamento di senso (e talvolta di risultato).
Rune vive l’ingiustizia in campo come se si trovasse in una corte di tribunale: il suo modo di porsi lo identifica come un giocatore discolo e irrequieto che vuole dimostrare a ogni costo la sua non colpevolezza o al limite insistere sulle attenuanti generiche. Pure quando è evidente la sua innocenza, tutti noi tendiamo a giudicarlo con sospetto. A fatica arriva al patteggiamento e pone fine alle sue arringhe solo quando i fischi del pubblico diventano così assordanti da ridurre il suo discorso a un’inutile pantomima.
Il cattivo ragazzo del circuito si è creato una propria notorietà anche in virtù di questa attitudine irriverente, accostabile ai re assoluti dell’irriverenza: McEnroe, Connors e Kyrgios. La sua personalità complessa è ostentata come se fosse motivo di vanto: “se tutte le persone fossero uguali e pensassero alla stessa maniera, sarebbe orribile vivere in questo mondo”, risponde Rune. Una massima tanto vera da essere applicabile a ogni sfera della vita. Qui è difficile dargli torto.
Rune, gli ultimi risultati sono deludenti
Nell’ultima edizione del Masters 1000 di Montecarlo Jannik Sinner è riuscito a imporsi e prendersi la rivincita di quella famosa semifinale dell’anno precedente, persa in maniera brutale. All’epoca Holger aveva dato prova di maggior forza mentale e di saper affrontare le avversità con un certo cipiglio, quello stesso cipiglio che consideravamo mancare al nostro italiano. Questa sconfitta ha impedito al danese di eguagliare il risultato dell’anno precedente in cui aveva raggiunto la finale – persa poi contro il russo Andrey Rublev – e iniziare la stagione su terra in maniera convincente.
Forse ancora più preoccupante il risultato ottenuto la settimana seguente al torneo 250 di Monaco di Baviera in cui difendeva il titolo. La sconfitta è stata inflitta dal padrone di casa Jan-Lennard Struff che in questo modo si è aggiudicato il suo primo titolo ATP in carriera all’età di 33 anni. Il punteggio con cui Rune ha concluso il match non è affatto bugiardo: un 6-2, 6-0 ottenuto nell’apatia più sconfortante. La madre Aneke aveva giustificato il risultato dichiarando che da qualche giorno era afflitto da uno stato influenzale che gli avrebbe impedito di giocare in piena forma.
Ora Rune è uscito dalla top 10 e si trova catapultato alla posizione numero 12, vedendo pian piano allontanarsi l’orizzonte dorato dove rimangono in pianta stabile i suoi coetanei. Anche a Madrid, sebbene non dovesse difendere gran che, la sconfitta subita al terzo turno per mano di Tallon Griekspoor può essere giudicata preoccupante.
Il tempo scorre e al di là di accumulare vittorie o collezionare trofei, quello che sembra mancare è la lucidità di mantenere coerente la propria visione strategica e portare in campo una solidità mentale non permeabile alle fluttuazioni umorali che non fanno altro che depotenziarlo.
Rune: se non esistesse, bisognerebbe inventarlo…
Sul terreno di gioco si presentano così tennisti con tensioni diverse e la corrente, il flusso agonistico della partita, è un avvicendarsi di continuità e alternanza come in un circuito elettrico dove agiscono cariche in movimento o in quiete. L’intrigo sta proprio in questo e Rune in quel rettangolo fa scintille, soprattutto se si scontra con l’altro ragazzo, quello bravo. La rivalità con Jannik Sinner ha già reso iconici i loro scontri diretti e li seguiamo come un film a episodi, dove l’attuale deve sempre essere ricollegato a un antefatto che lo ha preceduto in una story line avvincente e accattivante. Insomma Holger Rune è un giocatore ancora in costruzione ma pur sempre un grande protagonista, senza di lui la sceneggiatura non reggerebbe. Se non esistesse bisognerebbe inventarlo.
Jenny Rosmini