Il mondo dei Challenger è un ambiente totalmente diverso da quello patinato degli Slam o dei Masters 1000. Puoi trovare una vasta platea di giocatori: dalle giovani promesse a giocatori più esperti. Giocatori in rampa di lancio e tennisti che cercano di riconquistare i punti necessari per risalire in classifica, magari dopo qualche infortunio o problema fisico.
Dopo tre anni consecutivi passati al Challenger Roma Garden abbiamo avuto modo di assistere a diversi esempi di questo tipo. Nel 2022, ad esempio, nel circolo capitolino abbiamo avuto modo di incontrare Borna Coric. Il croato era al rientro dopo diversi anni di assenza e dopo aver perso contro Sinner a Montecarlo, si spostò verso il circuito Challenger per cercare di mettere match nelle gambe e acquisire fiducia. Nonostante stiamo parlando di un ex top 30, il croato, dopo un allenamento, è stato gentilissimo nel fermarsi a parlare con noi e rilasciarci delle dichiarazioni sulle sue condizioni fisiche. Torneo nel quale la sorte lo portò a sfidare Flavio Cobolli, altro tennista che dopo la trafila a livello Challenger si è affermato come solido protagonisti del circuito ATP. Coric uscì subito a Roma ma poi qualche mese dopo si laureò campione del Masters 1000 di Cincinnati.
Quest’anno abbiamo avuto modo di parlare con diversi atleti, da Maestrelli a Bonadio, da Lavagno a Juan Manuel Cerundolo (i vari link vi porteranno alle interviste effettuate in questi giorni).
In questo articolo approfondiremo i profili di tre giocatori completamente diversi attraverso le parole che ci hanno rilasciato: il boliviano Hugo Dellien, lo spagnolo Alejandro Moro Cañas e il lituano Vilius Gaubas.
HUGO DELLIEN
Il boliviano Hugo Dellien è sicuramente il nome più noto dei tre. Il trentenne originario della città di Trinidad ha mosso i primi passi nel mondo del tennis nel 2009 quando ha giocato un torneo Future nella sua Bolivia. Un percorso che lo ha visto crescere piano piano sino a diventare il volto del tennis del suo paese. Colui che è stato in grado di riportare la Bolivia in top 100, 34 anni dopo Mario Martínez, il tennista più importante del paese sudamericano e colui che ha portato la Bolivia nella mappa del tennis che conta.
Dellien ha lottato per molti anni nei circuiti minori. La prima finale in un Future è arrivata nel lontano 2012 proprio a Trinidad, la sua città natale. Il primo titolo è arrivato qualche mese dopo ad aprile 2013 sempre in Sud America, per quello che sarà il primo di 16 titoli a livello ITF. I titoli a livello Challenger sono, invece, 10 e Dellien ha lottato duramente in questi anni per costruire il suo ranking. Per questo per lui, nonostante sia stato al via di tornei del Grande Slam, giocare nel circuito Challenger non è un passo indietro: “Per me ripartire dal circuito Challenger non è mai stato un problema. Ho passato molto tempo nella mia carriera giocando Challenger quindi conosco bene l’ambiente.”
Dellien vanta un best ranking alla posizione 64, sebbene attualmente veleggia alla posizione 173. A portare giù nel ranking il boliviano sono stati i problemi fisici, in particolare il polso che lo ferma a giugno 2022. Ad inizio 2023 arriva quasi inaspettatamente la prima semifinale ATP in quel di Cordoba, sembra ritrovare la forma ma i problemi di salute del padre lo fermano nuovamente. Gioco poco e scende ancora in classifica. Dellien ci conferma quello che è noto a molti. A livello Challenger non sono tanto i colpi a fare la differenza ma avere il giusto modo di pensare. “Giocano tutti bene e la differenza la fa la mentalità. Il fatto di essere in grado di rimanere concentrato per tutta la partita e continuo per diverse settimane. Per questo non è un qualcosa di negativo per me giocare nei Challenger.”
La famiglia è qualcosa di importante per Dellien. Non è solo Hugo a tenere alto il nome del tennis boliviano nel tennis che conta. Si è, infatti, affacciato nel circuito anche il fratello minore, Murkel. Hugo è conscio delle difficoltà che occorre affrontare per emergere e sta guidando passo passo il fratello nel crearsi la sua carriera. “L’ho aiutato a trasferirsi a Buenos Aires e a iniziare la carriera da professionista. Lui è stato negli Stati Uniti al College (Wichita State, ndr) e ora è in Argentina con me in modo che io possa aiutarlo. Io conosco il percorso che bisogna seguire per crescere.”
Quando parla del fratello lo sguardo di Hugo si illumina: “La nostra è una relazione davvero speciale. Sono davvero felice per lui perché conosco le sue potenzialità. So quanto lavora e conosco bene il suo team e il modo in cui lavorano”.
Non solo tennis, ma anche uomo d’affari. Le difficoltà legate al diventare un tennista in un paese come la Bolivia sono tante e per un periodo Hugo ha dovuto anche appendere la racchetta al chiodo. Il ruolo del padre è stato molto forte per la crescita sportiva di Hugo. Il boliviano non voleva però tornare a dipendere economicamente da suoi genitori e da lì la scelta di investire in un business che non fosse quello sportivo. “Sì ho una ditta che si occupa di ghiaccio. La posso descrivere come una bella esperienza della mia vita. Un momento positivo nel quale ho scoperto un ulteriore lato della mia vita e mi ha aiutato a capire quanto è realmente dura la vita. Ancora oggi è attiva e va tutto bene”
ALEJANDRO MORO CAÑAS
Da un giocatore che ha giocato tornei del Grande Slam, giochi Olimpici e molto altro a un atleta che quest’estate giocherà le sue prime qualificazioni in un Major. Stiamo parlando di Alejando Moro Cañas, ventitreenne madrileno vincitore del suo primo titolo Challenger al Garden.
Già Dellien ci ha evidenziato come la mente è la chiave in questo sport. Basta un piccolo momento positivo per poter generare la giusta svolta a una carriera. A Monaco di Baviera, al BMW Open, lo spagnolo si regala l’accesso al primo main draw ATP, superando le quali. Non soddisfatto del traguardo raggiunto, Moro Cañas ha conquistato anche il primo successo della carriera contro Dominic Thiem. L’energia positiva accumulata in Germania, Moro Cañas la porta anche a Roma. Questo gli permette di gestire un torneo molto equilibrato: “Sono riuscito a gestire questa specie di montagne russe durante l’intera settimana. Al secondo turno ho perso il primo set al tie-break e poi sono stato in grado di vincere. Stessa storia in finale. Mi sono trovato sopra di un break, poi sotto. Sono riuscito a gestirlo perché ho avuto la giusta mentalità, la giusta forza e le giuste sensazioni a livello fisico.”
Per chi non ha mai visto giocare lo spagnolo lo si può definire un tennista coriaceo che ama spingere soprattutto col dritto. Servizio più preciso che potente e una buona mano che gli permette di giocare dei dropshot di qualità. Meno efficace a rete, non sempre efficace sia per quanta riguarda il timing sia l’esecuzione. Quella che sembra emergere dalle parole dello spagnolo è l’essere conscio del tipo di battaglie che deve affrontare. “Il circuito Challenger è così competitivo, lo abbiamo visto qui a Roma. Vilius è partito dalle qualificazioni ed è arrivato in finale, e ha iniziato a giocare i Challenger regolarmente da qualche settimana. Dal primo match, dal primo punto o meglio ancora dal primo colpo vedi che sono tutti lì pronti a competere.”
Alejandro ha festeggiato davanti alla sua famiglia, come sempre un supporto fondamentale per questi atleti. La madre è stata a fianco a lui sin dal primo giorno e a lei ha dedicato in primis il suo successo.
La stagione di un tennista può cambiare drasticamente nel momento in cui riesci a calcare i campi da gioco di uno dei 4 Major. In quindici giorni la vita di Alejandro ha preso una direzione del tutto inaspettata. “Entrare nella top 200 cambierà molto la mia stagione. Con il risultato di Monaco di Baviera mi ero garantito la possibilità di giocare le qualificazioni al Roland Garros, con questo risultato mi sono assicurato di giocare le quali a Wimbledon. Adesso devo riorganizzare un po’ il mio programma di gioco prima di questi tornei, perché il nostro obiettivo principale è presentarsi nella migliore condizione possibile quando andrò a giocare i tornei del Grande Slam. Finito questo torneo mi metterò a tavola col mio team e stilare un nuovo calendario”
Eppure Moro Cañas era già sotto i riflettori nel panorama iberico, magari oscurato dall’arrivo di tennisti più giovani e già pronti per i grandi palcoscenici. Nella crescita di Alejandro ha sicuramente contribuito la possibilità di essere hitting partner al Masters 1000 di Madrid. “E stato speciale hitting partner a Madrid. L’ho fatto per quattro anni dal 2018 al 2021.”
A volte poi arriva l’occasione che potrebbe cambiarti la vita. Lo spagnolo ottiene una wild card per le quali. Moro Cañas coglie al volo l’opportunità e conquista la prima vittoria contro un top 50, Francisco Cerundolo. Un netto 6-0 6-4 che gli ha permesso di arrivare all’ultimo turno di qualificazione. Lì un match lottato con Musetti, che ha visto l’azzurro prevalere al terzo set. “Nel 2022 grazie ad alcune condizioni che si sono create ho potuto ottenere una wild card e giocare lì. In quell’occasione ho mostrato a me stesso che posso giocare bene a tennis e mi ha dato tanta fiducia.”
Per la crescita di un giocatore incidono molto anche le opportunità che gli vengono concesse. Alejandro ha evidenziato il boost di fiducia ottenuto dopo il successo di Madrid, per questo è spontaneo domandarsi come uno spagnolo vive la situazione del Masters 1000 di Madrid.
Un torneo che strizza più l’occhio agli assistiti di IMG rispetto ai tennisti locali. “Sulle wild card di Madrid, tutti i tennisti spagnoli non sono rimasti contenti della gestione della situazione. Su 10 inviti penso che solo due sono andati a tennisti spagnoli (Landaluce nel Main Draw e Martin Tiffon nelle quali, ndr). Non sono la persona adatta per parlarne, ho solo 23 anni e ho iniziato a giocare come professionista tre anni fa ma non sono felice di questo. I tornei di così alto livello potrebbero permettere ai giovani talenti spagnoli, che stanno giocando veramente un buon tennis, di confrontarsi ad alto livello. Il torneo è privato e non abbiamo alcuna voce in merito.”
VILIUS GAUBAS
Dal tennista che ha vinto il torneo Challenger di Roma Garden ci spostiamo al finalista. Stiamo parlando di Vilius Gaubas, diciannove anni ma con già una grossa responsabilità sulle sue spalle (e quelle del connazionale Butvilas): far ripartire il tennis lituano. Prima di loro la Lituania si era fatta apprezzare nel panorama tennistico per le prestazione di Ricardas Berankis e, in seconda battuta, di Laurynas Grigelis.
Vilius Gaubas è nato a Siauliai una cittadina a oltre 200 chilometri di distanza dalla capitale Vilnius. Classe dicembre 2004, Gaubas ha seguito un percorso diverso rispetto ai suoi amici. Molti sapranno che lo sport nazionale nel paese baltico è il basket, con la selezione lituana che vanta nel suo palmares medaglie europee, mondiale e olimpiche.
Quindi, è sempre una sorpresa per un giovane ragazzo prendere una strada diversa rispetto a quella degli amici con cui passi il tempo: “Non ho mai avuto un compagno di classe, qualcuno nella mia scuola o un amico che giocasse a tennis. Era una situazione diversa dagli altri, ma allo stesso tempo davvero motivante, perché ho l’opportunità di poter fare qualcosa di davvero grande e speciale per il mio paese in uno sport che non è così popolare. Ovviamente è una grande motivazione per me. Quando ero più giovane sono stato tentato di cambiare sport, lo ammetto, ma alla fine ho deciso di continuare a giocare a tennis.”
Gaubas ha iniziato a giocare grazie ai genitori che lo hanno portato in un piccolo campo in carpet nella sua città. I genitori sono ancora al suo fianco, con la madre che ha passato l’intera settimana romana nel suo angolo.
Il giovane tennista lituano, ha fatto la trafila da Junior, giocando anche qualche match a livello Slam, si è aggiudicato il titolo di doppio al Bonfiglio (nel 2021) e dopo il Masters 1000 di Madrid con il nuovo aggiornamento del ranking entrerà per la prima volta in top 300. Il salto dal circuito Junior a quello Pro si è fatto sentire ma più a livello mentale. “A livello di colpi non c’è una vera differenza, penso che ciò che cambia veramente è l’aspetto fisico e mentale. Specialmente, perché devi essere al top sia a livello fisico sia a livello mentale per tutto il match e questo è molto più complicato”.
Crescere come tennista in Lituania non era sicuramente facile. Il giovane talento del tennis baltico ha scommesso su se stesso lasciando la Lituania per allenarsi in Spagna seguito da un ex top top player come Guillermo Garcia Lopez. “Un’esperienza davvero importante per me. Lui legge veramente bene quali aspetti ho bisogno di migliorare, i miei punti deboli. So che sono quelli gli aspetti su cui devo fare meglio per esprimermi al meglio in partita”.
La Spagna è la sua nuova casa base ma Vilius è orgoglioso di rappresentare il suo paese. Nonostante i 19 anni vanta già delle presenze in Coppa Davis. “È un grande onore per me giocare in Davis ed è molto bello rappresentare la Lituania in tutte le parti del mondo. L’ultimo match che ho giocato in Davis è stato a Vilnius. Abbiamo davanti al nostro pubblico e l’atmosfera era incredibile. Ho giocato e vinto il match decisivo contro la Georgia ed è stato incredibile regalare questo successo al mio paese”.
L’ingresso in top 300 cambierà le prospettive di Gaubas già per la stagione in corso gli obiettivi sono chiari. “Poter disputare le qualificazioni Slam già in questa stagione è l ‘obiettivo principale. Sarebbe davvero incredibili riuscire a raggiungere questo traguardo. Ho guadagnato diverse posizioni nel ranking e forse posso anche puntare a raggiungere le Next Gen ATP Finals (attualmente è numero 9 della Race to Jeddah). Per me sarebbe straordinario”.
Il dritto è sicuramente l’arma migliore di Gaubas, colpo con il quale riesce a generare una grande potenza. Garcia Lopez dovrà, invece, lavorare molto su continuità e sul tocco, con la palla corta che ha bisogno di molto lavoro. Il lavoro però ha dato i suoi frutti. Nonostante i 19 anni, Vilius diventerà dopo Madrid il nuovo numero 1 di Lituania, secondo il ranking ATP, superando una leggenda per il paese baltico come Berankis. “Me lo avete fatto notare in molti. è un risultato incredibile per me, perché Berankis è stato il numero 1 di Lituania per oltre un decennio. Ne sono realmente felice però provo a non focalizzarmi su questo per cercare di continuare ad andare avanti e fare le cose in maniera corretta.”