Nel primo set di Madrid contro Sabalenka Andreeva ha spesso fatto ricorso ai colpi lungolinea, specie con il dritto. Il lungolinea è un ottimo modo per cercare di spostare l’avversaria e farla colpire fuori equilibrio. In sostanza: un ottimo modo per prendere il controllo dello scambio, se non addirittura per vincerlo all’istante. Però il lungolinea ha anche delle controindicazioni: oltre a essere più difficile come esecuzione (ma per Mirra questo non è un vero problema), se non è sufficientemente incisivo può trasformarsi in un autogol. Infatti se l’avversaria riesce a raggiungere la palla rapidamente e ad accelerare incrociato ci si ritrova a propria volta nella condizione di chi è fuori posizione, destabilizzata.
Purtroppo negli highlights della partita non ho trovato gli scambi più adatti a rappresentare la questione; dobbiamo accontentarci di questo:
Come si vede, Andreeva colpisce il dritto lungolinea in uscita dal servizio in modo troppo leggero e non sufficientemente profondo: di conseguenza la replica di rovescio incrociato di Sabalenka è così pesante da spingere Mirra fuori campo, ormai in balia della conclusione finale di Aryna.
Ebbene, nel primo set diverse volte si sono verificate situazioni simili. Intendiamoci, sul piano teorico non si può dire che quando Andreeva optava per il lungolinea avesse torto: lei interpreta troppo bene il gioco per fare errori così basilari. Il problema era invece determinato dalla esecuzione troppo tenera del lungolinea per ottenere gli effetti sperati; per questo diventava controproducente contro una giocatrice dalla palla super-pesante come Sabalenka. E così una soluzione tattica che contro avversarie meno forti sarebbe stata efficace, si rivelava deleteria. In sostanza eravamo di fronte a un problema di “cilindrate” così differenti da incidere in modo profondo sullo sviluppo strategico del confronto.
Poi però nel secondo set le cose sono cambiate: a dimostrazione della sua intelligenza tennistica, Andreeva ha ridotto il ricorso al lungolinea, e anche per questo il match è diventato più equilibrato. Questa scelta però ha anche significato rinunciare a una parte di iniziativa, a favore di una impostazione più prettamente difensiva. Ricordo che nella classifica del numero di colpi per scambio (ne ho parlato QUI) Andreeva risulta fra le giocatrici più difensive in assoluto. Con un dato di 5.1 si trova appaiata a Kasatkina e poco avanti a nomi come Wozniacki, Sorribes Tormo e Bouzkova. Delle prime cento giocatrici del ranking attuale, ben 93 risultano più aggressive di lei.
Altro aspetto legato alla potenza. Sempre durante la partita contro Sabalenka, le rilevazioni sulla velocità medie dei colpi topspin al rimbalzo di Andreeva hanno evidenziato che la sua palla era più rapida di rovescio che di dritto: 114 Km/h contro 109 Km/h. Anche se non è l’unica spiegazione possibile, per chi difetta di potenza è abbastanza frequente che il rovescio bimane viaggi più del dritto, proprio perché colpito con due arti anziché con uno. Ultimo dato, per avere un ulteriore riferimento: nello stesso match di Madrid la velocità media di palla nei topspin al rimbalzo di Sabalenka è stata di 125 Km/h di rovescio e 129 di dritto.
A scanso di equivoci: tutto questo discorso sul deficit di potenza di Andreeva ha senso se il paragone è con le primissime del mondo. Se invece il nostro riferimento è meno ambizioso, allora la questione va ampiamente ridimensionata.
Facciamo un passo avanti. Ammesso che la relativa potenza di Andreeva possa essere un problema, resta da scoprire come potrà evolvere nei prossimi anni. Quanto potrà crescere a livello atletico? Giudicata da fuori, è impossibile rispondere. Anche perché il fisico è il primo strumento di uno sportivo e il passaggio dal tennis junior a quello professionistico significa anche aumentare le sollecitazioni a cui è sottoposto. Ci sono state giocatrici promettentissime che hanno faticato a superare questo passaggio indenni.
Per esempio Ana Konjuh, nata nel 1997 (stesso anno di Bencic, Ostapenko, Osaka, Kasatkina) era considerata la migliore junior di quella generazione insieme a Bencic (proprio come Belinda vanta nel palmarès due Slam junior). Ma sino a oggi non ha mai potuto giocare con continuità per i ripetuti problemi fisici. Altro esempio: vi ricordate di CiCi Bellis? Anche lei precocissima (nata nel 1999, capace di sconfiggere Cibulkova allo US Open 2014) un paio di anni fa ha annunciato il suo ritiro, a soli 23 anni, a causa di guai fisici cronici.
Durante l’ultimo Indian Wells Mirra ha avuto dolori al polso; incrociamo le dita perché si mantenga sempre sana, ma sappiamo che la carriera di una tennista professionista per potersi sviluppare in pieno ha bisogno dell’aiuto della salute. Insomma, nel tennis tutto si tiene, per semplicità si affrontano i temi in modo separato, ma nella realtà le cose non sono così schematiche, e i fattori che contribuiscono al successo sono molti, tutti importanti e tutti collegati.
Infine: possiamo prevedere come saprà gestire a livello mentale la pressione e il nuovo status che sta acquisendo? Fama, denaro, attenzioni e distrazioni. Già nel 2023 è stata seguita da una troupe di Netflix per apparire in Break Point, la serie dedicata al tennis. Stiamo sempre parlando di una teenager, che lo scorso anno stava ancora studiando a distanza per prendere il diploma.
Ci sono state giocatrici capaci di affrontare la vita da enfant prodige con una forza di carattere straordinaria (per esempio la sua conterranea Sharapova) ma altre hanno avuto difficoltà nel misurarsi con il nuovo ruolo: senza risalire a casi famosi del passato, pensiamo ai problemi che stanno affrontando in questo periodo le due “russe d’America” Sofia Kenin e Amanda Anisimova. Ecco perché, oggi, in mancanza della sfera di cristallo, faccio fatica a sbilanciarmi sul futuro di Andreeva: molte doti ci sono, ma non è detto che bastino.