Ieri Rafael Nadal, oggi Novak Djokovic. A sole 24 ore di distanza, al Foro Italiaco, va in scena la caduta degli dei, rappresentativi di una stagione che volge al crepuscolo, e che hanno trovato a Roma il teatro di un ideale via del commiato che, se per lo spagnolo è più chiaro all’orizzonte, al di là delle frasi circostanza del momento, per il serbo invece sembra ancora lontano. Due situazioni diverse, che però hanno in comune la pesantezza delle sconfitte: quattro i game vinti da Nadal; solo uno in più per il numero uno al mondo.
Quali allora queste differenze? Nadal ha lottato con quel che ha potuto, con il numero nove al mondo, Hurkacz, uscendo dal Centrale tra gli applausi del pubblico romano che ne ha apprezzato l’impegno. Il cuore oltre l’ostacolo. Djokovic, sconfitto da Tabilo, ha invece tradito le attese e le aspettative dei tanti che riconoscono in lui il ruolo di numero uno al mondo. Un ruolo che vacilla ogni giorno di più: i fischi che ne hanno accompagnato l’uscita dal campo sono emblematici in tal senso.
Cosa sia successo è lo stesso Djokovic a raccontarlo in sala stampa, subito dopo il match: “Non ho trovato buone sensazioni sul campo ero completamente off. Non so se c’entra con quello che è successo venerdì. Ieri non ho sentito nulla ma oggi sotto stress sono stato completamente un altro giocatore rispetto a venerdì. Non ho fatto nessun esame ora come ora sento che avrei dovuto farlo quindi lo farò e vediamo cosa verrà fuori. Nel video si vede chiaramente che e stato un episodio sfortunato, la borraccia è scivolata ed è caduto sulla testa. Non stavo guardando in alto e mi ha colpito; questo credo che abbiamo avuto un forte impatto sulla mia prestazione. Ho avuto nausea e sangue. Sono riuscito a dormire ma ho avuto mal di testa. Oggi mi sono sentito un giocatore diverso, come se un giocatore diverso avesse messo le mie scarpe e fosse scendo in campo: senza ritmo senza bilanciamento, senza timing”.
Parole che sembrano andare dirette verso un’unica direzione, riconoscendo in ciò che è successo venerdì sera l’unica ragione del perché tutto sia andato come non doveva andare. Per quanto riguarda il futuro l’obiettivo resta, ovviamente, il Roland Garros. “Con che spirito andrò a Parigi? Con lo spirito di sempre, anche se per essere competitivo dovrò migliorare tutto per avere la possibilità di vincere”.