Tra qualche giorno saranno passati due mesi dal momento della separazione ufficiale tra Djokovic e Ivanisevic. Una scelta condivisa, come sottolineò lo stesso Goran nella sua prima intervista da ex allenatore di Nole in cui affermò che l’uno si era stancato dell’altro. Le prime settimane del post Ivanisevic non sono andate granché bene per il serbo, precocemente eliminato sia a Montecarlo che a Roma. Il focus, adesso, è tutto sul Roland Garros e mentre Nole si prepara all’appuntamento parigino, l’ex giocatore croato può rilassarsi e, alla luce delle sue stesse parole, ne ha davvero bisogno.
Nella sua seconda uscita pubblica dopo il divorzio da Djokovic, Goran ha infatti parlato di quanto sia complesso gestire e allenare una personalità forte ed esigente come quella di Nole. Un lavoraccio, in poche parole, ma di cui il croato non si è per nulla pentito: “Può essere molto difficile ma mi sono divertito con lui” – ha detto in una videoconferenza organizzata da Swiss Tennis per i suoi maestri di tennis.
Tra i temi principali trattati da Ivanisevic c’è stato per l’appunto quello della pressione: in parte naturale conseguenza del fatto di avere come proprio “allievo” il numero uno del mondo e in parte causata da Djokovic stesso. “Quando alleni Novak Djokovic, qualsiasi cosa diversa dal vincere il titolo in qualsiasi torneo è un fallimento. C’è molta pressione da affrontare. Novak è molto esigente. Ogni giorno deve succedere qualcosa di nuovo, vuole sempre migliorare. Se non riesci a gestirlo, è meglio non accettare affatto il lavoro. La lingua sicuramente mi ha aiutato: non c’erano barriere tra di noi. Con Novak è così: hai solo pochi secondi per spiegargli una cosa. Poi vuole sapere da te 15 cose contemporaneamente, ma hai solo tre secondi per farlo. Quindi devi provare a riassumere tutto in modo intelligente”.
Non sempre è possibile e anche da questo a volte sono nate le celebri sfuriate rivolte al suo angolo di Djokovic: “E’ successo diverse volte – dice senza nascondersi Ivanisevic – A volte riuscivo a capirlo bene, a volte no. Magari voleva sapere qualcosa sul servizio e io gli dicevo qualcosa sulle nuvole. Allora Novak si arrabbiava con me, ma almeno si trattava di me. Dopo cinque minuti calmava, e dopo essersi sfogato poteva giocare liberamente. A volte nel tennis c’è bisogno di un piccolo shock per resettare la testa. Credo che la componente mentale sia il fattore più importante in questo sport”. Per sua fortuna, però, a Ivanisevic – che ha ironizzato su questo tema – non sono mai mancate delle buone pastiglie per poter dormire la notte: “Scherzi a parte, in questo settore la pressione c’è ogni giorno. Ma a me andava benissimo. Ci si abitua alle circostanze. Ci ha aiutato il fatto che entrambi veniamo dai Balcani. Io e Novak siamo simili. Ero sempre preparato alle sue possibili reazioni”.
Goran ha poi parlato anche degli aspetti prettamente tecnici su cui ha lavorato con Djokovic, ora affiancato dal connazionale ed ex compagno di Davis Nenad Zimonjic: “È molto difficile individuare i suoi punti deboli. È forse un punto debole se sbaglia un colpo dopo 25 palleggi? Ma è quello che abbiamo fatto. Abbiamo lavorato molto sul suo servizio, soprattutto sulla seconda. Abbiamo anche lavorato sulla sua posizione a rete e sulle sue volée. A questo livello si tratta di dettagli. È la stessa cosa per tutti i top player, eppure sono tutti diversi […] È straordinario in risposta e questo è dovuto principalmente al fatto che ha buoni riflessi e anticipazioni. Semplicemente ha questo talento. Ma abbiamo anche lavorato in modo specifico su questo aspetto. Con occhiali speciali, ad esempio. Abbiamo cercato di migliorare costantemente il suo occhio”.
Tra tanti alti e qualche basso (soprattutto a livello di rapporti personali), rimane incontrovertibile il fatto che Ivanisevic sia riuscito in un’impresa quasi impossibile: aiutare a migliorare un giocatore praticamente già perfetto portandolo così a marcare in maniera indelebile la storia di questo sport con 9 Slam andatisi ad aggiungere ai precedenti 15.