Quattro tornei da ricordare di Camila Giorgi
Per provare a spiegare altre caratteristiche di Giorgi e contemporaneamente ricordare alcune fasi significative della sua carriera, ho scelto quattro tornei: US Open 2013, Australian Open 2015, Wimbledon 2018 e Montreal 2021. Senza ovviamente pretendere di raccontare tutto di una tennista che a livello professionistico ha disputato quasi 700 partite (388 vinte, 292 perse).
– US OPEN 2013
Quando Giorgi si presenta a New York per affrontare l’ultimo Slam della stagione 2013 non si può dire sia una tennista senza curriculum: già l’anno prima, nel 2012, era riuscita a entrare fra le prime 100 del mondo e aveva raggiunto il quarto turno a Wimbledon (fermata dalla futura finalista Radwanska). Ma dopo l’exploit della stagione su erba 2012, Camila aveva faticato a confermarsi: scaduti i punti dei Championships, era scesa in classifica, al punto da essere obbligata alle qualificazioni per accedere agli US Open 2013, affrontati da numero 136 del ranking. A Flushing Meadows Giorgi supera con autorevolezza i tre turni di qualificazione e poi nel main draw sconfigge Cepelova e Hsieh. Al terzo turno la aspetta Caroline Wozniacki.
La Wozniacki di quel momento non è più la numero 1 del mondo, è scesa alla posizione numero 8 e, complice anche il cambio di racchetta, fatica a trovare sicurezza sul dritto. Ma è pur sempre una stabile Top 10, che da sempre si trova bene nello Slam americano (finalista nel 2009, semifinalista nel 2010 e 2011).
Lo scenario del confronto è il più grande stadio per il tennis del mondo: l’Arthur Ashe, e nella sessione serale. Caroline non è solo la favorita dei pronostici ma anche del pubblico, mentre per la maggior parte dei newyorkesi Camila è una giovane semisconosciuta. Eppure, game dopo game, vincente dopo vincente, Giorgi si prende tutto: favori del pubblico ed esito della partita. Chiude vincendo 4-6, 6-4, 6-3 con lo stadio che ormai parteggia per lei e per il suo tennis esplosivo: è la nuova “Italian pocket rocket”.
Per Camila è veramente la serata perfetta, nella quale per la prima volta sconfigge sul campo una Top 10 (aveva già battuto Errani per ritiro). Ed è anche un passo di consolidamento a lungo termine. Da questo momento, infatti, per un decennio rimarrà come minimo in top 100 (salvo brevissime parentesi causa infortuni) e inaugura una striscia di ottime partite contro le più forti del mondo. A metà 2015 la sua statistica contro le Top 10 è questa: 10 partite totali, 4 sconfitte e 6 vittorie. Segno che possiede il cosiddetto “big game” e che in quel momento può mettere in difficoltà chiunque.
E’ la fase di carriera nella quale incarna la classica figura della “mina vagante” dei tabelloni: quando escono i sorteggi, le più forti si augurano di evitarla. A Giorgi però difetta la continuità, e lo conferma in quello stesso Slam 2013: dopo avere superato Wozniacki, perde contro la allora numero 13 Roberta Vinci per 6-4, 6-2.
– AUSTRALIAN OPEN 2015
Una delle caratteristiche della Giorgi dei primissimi anni in WTA è una certa sfrontatezza agonistica: di fronte alle avversarie più forti sembra non sapere cosa sia la paura, e anche per questo si costruisce notevoli statistiche contro le Top 10.
Ma, come ho avuto occasione di scrivere più volte, il vero carattere delle giocatrici si scopre dopo qualche anno, quando il periodo dell’entusiasmo degli esordi si conclude, e si apre una nuova fase. Una fase nella quale aumentano le aspettative, le pressioni e la responsabilità della conferma dei risultati. Allora per molte comincia un periodo di involuzione che può sfociare nella crisi; ho provato a spiegarlo definendolo “sindrome del Sophomore”.
Ecco, dovessi dire quando ho cominciato a temere che Giorgi non fosse una giocatrice dal killer instinct implacabile, ma che invece spesso andasse incontro a crisi di “braccino”, identificherei questo torneo come quello che ha lanciato i segnali più evidenti. A Melbourne 2015 Camila sta giocando bene: è numero 33 del ranking, a un passo dalle teste di serie degli Slam, e sembra pronta per un ulteriore salto di qualità. Ma ormai non è più una sorpresa, le aspettative sono salite e le responsabilità pesano.
Giorgi esordisce contro la testa di serie numero 12 Flavia Pennetta. La sconfigge per 4-6, 6-2, 6-3, ma nel terzo set, avanti 5-1 (e con alle spalle un parziale favorevole di 9 game a 1) corre il rischio di rovinare tutto: perde una prima volta la battuta e poi deve affrontare il pericolo del secondo controbreak, prima di riuscire finalmente a chiudere 6-3.
La pagina più inquietante si verifica però al terzo turno, contro Venus Williams. Camila si porta avanti 6-4, 4-2 e sullo 0-40 servizio Williams sembra ormai avere in pugno la partita. Ancora un quindici e si troverebbe 6-4, 5-2 e servizio. Ma a questo punto comincia un match del tutto differente. Venus salva le tre palle break consecutive, finisce per vincere prima il game, poi il secondo set al tiebreak, e infine dilaga nel terzo set. Risultato finale: Williams batte Giorgi 4-6, 7-6, 6-1.
La ventenne senza paura ha lasciato il passo a una giocatrice più incerta, a volte titubante, e di conseguenza anche la statistica contro le Top 10 viene ridimensionata. Passa dal fenomenale 6 vittorie e 4 sconfitte dei primi dieci incontri al 17 vittorie e 31 sconfitte di fine carriera.
Direi che sul piano agonistico la Giorgi più autentica non si è rivelata quella degli esordi, ma quella che spesso ha faticato a chiudere i match, e a reggere il peso delle responsabilità. Ma in fondo solo poche giocatrici si sono dimostrate immuni da questo genere di problemi. E per chi si basa sull’attacco, le cose sono forse anche più complicate (ho provato a spiegarlo QUI).
a pagina 4: Wimbledon 2018 e Montreal 2021