[25] M. Kukushkin b. F. Maestrelli 6-4 (4)6-7 6-3
Francesco Maestrelli vede ancora una volta frantumarsi a mezzo passo dalla vetta, il proprio obiettivo di partecipare al main-draw di un torneo del Grande Slam. Le qualificazioni del Roland Garros 2024 rappresentavano per il ventunenne pisano la settima presenza complessiva nel tabellone minore di un Major: la prima volta assoluta fu allo US Open del 2022, tra l’altro l’unica altra circostanza in cui era riuscito a spingersi sino al turno finale delle quali. L’avversario odierno non era dei più semplici da superare, sia per qualità del tennis che propone sia per la grande esperienza trattandosi di un classe ‘87, ma certamente se c’è una superficie dove Mikhail Kukushkin possa incontrare più problematiche di adattamento quella è la terra rossa. Difatti, l’unico Slam in carriera nel quale non è stato in grado di andare oltre il 3°T è proprio l’Open di Francia, dove al massimo ha fatto 2°T (2011, 2012, 2014, 2017, 2020). L’esperto kazako è stato inoltre – ed è tutt’ora al netto dell’inevitabile discesa che ha assunto la sua carriera e degli acciacchi fisici – Top 40 (n.°39 nel febbraio del 2019) e Uomo Davis per antonomasia: esordì nella competizione nel 2008, ha preso parte a 31 ties con un bilancio in singolare di 28-19.
IL MATCH
La partita fin da subito non si è messa nel migliore dei modi: nonostante ciò, dopo una prima frazione in cui Maestrelli ha servito malissimo, sottrattosi alle tenaglie emotive che lo stavano bloccando il toscano è riuscito successivamente a far girare – momentaneamente – il match recuperando nel secondo dal 3-1 sotto per poi dominare il tie-break (cambiando marcia anche in battuta, chiuderà difatti la sfida con 11 aces). A quel punto, l’azzurro avrebbe avuto bisogno di seguire il flow mentale conseguenza del parziale vinto: invece il terzo set si è mantenuto in equilibrio, con la beffa della prima palla break della frazione materializzatasi sulla racchetta di Francesco, fino al rush finale dove gli anni di circuito del veterano hanno delineato la vera differenza. Esce così di scena il classe 2002 di Pisa, con l’amaro in bocca e alcuni rimpianti per non aver sfruttato a dovere i momenti a lui favorevoli.
Il primo set se lo aggiudica il kazako con il punteggio di 6-4 in 43 minuti di partita. Il ventunenne pisano paga la scarsa vena al servizio, in una prima frazione in cui ha messo dentro poco di più del 50% di prime raccogliendo appena il 59% dei punti (10/17) ma soprattutto a soffrire pesantemente è stata la seconda palla toscana: Francesco con questo fondamentale ha ottenuto a malapena 4 punti sulle 15 seconde giocate, una percentuale pari al 27%. Anche il trentaseienne di Volgrodad non è stato da meno, fornendo anch’egli una prestazione in battuta altamente deficitaria.
Tuttavia, la grande differenza – palesatasi per dirimere l’andamento finale del parziale d’apertura – si è avuta proprio nella capacità di difesa della propria seconda di servizio: se il classe 2002 azzurro è stato sotto il 30%, l’esperto tennista di origini russe – contrariamente – ha addirittura sfiorato l’80% di resa vincendo 8 degli 11 quindici a cui ha dovuto far fronte con il secondo servizio.
A testimonianza poi delle difficoltà incontrate nel tenere i rispettivi turni di battuta da parte di entrambi i protagonisti in campo, basta dare uno sguardo all’excursus numerico del set: nei primi sei games del match ci sono stati bene 5 break, l’unico a riuscire nel tentativo di non farsi strappare il servizio è stato Mikhail nel secondo gioco della sfida. Francesco, invece, ha segnato negativamente le proprie possibilità di conquista della frazione perdendo i suoi primi tre round con il fondamentale d’inizio gioco a disposizione (a 15, a 0, a 30) oltre ad essere costretto ai vantaggi sia nella quarta sia nella quinta volta in cui è andato a servire. Alla fine, dunque, pur avendo subito due diversi break avendo concesso all’italiano altrettanti break point, Kukushkin è passato all’incasso portando a casa il set sul 5-4.
Purtroppo per l’azzurro, i problemi con quella che di fatto è l’arma principale del suo tennis proseguono – ahi noi! – a gonfie vele per la corsa del veterano kazako. Maestrelli continua a fare una fatica abnorme per vincere anche soltanto un singolo turno di servizio: riparte dovendo subito cancellare una palla break – la quinta nel match – questa volta riesce a salvarsi e conservare immacolata la battuta.
Per la prima volta nell’incontro, il giovane pisano si trova a condurre le operazioni e ciò lo carica parecchio. Difatti, nel successivo game, in riposta si inerpica fino al 30-30 ma poi l’esperienza del rivale tira fuori il n.° 135 ATP dalla fossa in cui stava per precipitare. Frantumata immediatamente la speranza italica di invertire il trend dello scontro, ecco che Francesco ritorna a perire in battuta cedendo il servizio anche nel secondo set. Il kazako conferma e sale 3-1, a questo punto il match sembra veramente finito e con esso il sogno del primo main-draw Slam per l’azzurro.
Questo sport però lo conosciamo, è sempre imprevedibile: così, il n.° 206 del mondo scrollatosi di dosso tutta la tensione emotiva per la posta in palio ecco che finalmente rispolvera ritmo con il suo colpo migliore; ritrovato il servizio è tutta un’altra storia. Serve un solo turno tenuto in scioltezza, senza peraltro concedere alcun punto, per ribaltare l’inerzia: nel sesto game arriva il tanto agognato contro-break che sa di liberazione, ben diverso dai due materializzatasi nel primo atto del match perché adesso la battuta funzione come deve.
Dopo un avvio di gara abbastanza ondivago, finalmente, in questa seconda parte di match i servizi di stabilizzano. Dal 3-3 non accade alcunché di rilevante, ad eccezione del game di servizio del 4-4 vinto ad oltranza da Mikhail. Si va perciò dritto fino al tie-break, meritato dall’azzurro dopo essersi liberato dalla zavorra della pressione mentale. E la versione di Maestrelli in grado di poter giocare spensierata lasciando andare il braccio, ci regala un autentico dominio italico nel gioco decisivo: Francesco con il vento in poppa sale sul roboante punteggio parziale di 5-0, prima di rivivere solo per un attimo qualche granello di blocco emozionale nel primo set point al servizio: tuttavia, sul 6-4 in ribattuta il toscano rimanda il verdetto alla terza frazione. 7-6(4) in 1h11‘.
Gli ultimi cento metri è necessario viverli controllando accuratamente i battiti cardiaci, bisogna mantenersi lucidi ed evitare sbandate che possano essere irrecuperabili. Un paio di sussulti per ambedue i giocatori nei turni di risposta, con l’unica palla break avuta sulla racchetta azzurra ma non concretizzata, ciononostante nessun graffio cicatrizzante. E così purtroppo, dopo non aver cavalcato la scia di positività derivante dal set perso, nel braccio di ferro punto a punto sull’ultimissimo scatto a prevalere è il kazako – più scafato è più razionale nella gestione psicologica – che breakka a 15 nel nono game per poi vidimare la sua qualificazione al tabellone principale parigino sul 5-3.
H. Squire b. A. Vavassori 6-3 3-6 6-4
Tanti i rimorsi anche per Andrea Vavassori che si spegne quando il traguardo del terzo tabellone principale in uno Slam era a portata di mano. Il ventinovenne piemontese si era rialzato alla grande dopo un primo set perso per questione di dettagli ed un inizio di secondo in cui era stato vicinissimo ad uscire sconfitto nettamente. E invece, l’aveva ripresa benissimo rimontando da uno svantaggio di 3-1 nella seconda frazione sino a comandare 3-1 nel terzo. Malauguratamente però anche in questo il caso la zampata l’ha firmata il rivale, un avversario sicuramente meno quotato di quello affrontato dal connazionale: il 23enne tedesco Henri Squire – 9 aces e 5 doppi falli per lui a fine incontro – classe 2000, attuale n.° 211 ATP e dunque 41 posizioni giù in classifica rispetto a Wave.
C’è però da dire che nei turni precedenti aveva già superato giocatori più esperti e meglio classificati di lui, gente come il bosniaco Dzumhur e il francese – perciò anche con il pubblico avverso – Grenier (mentre Vava all’esordio delle quali aveva estromesso la testa di serie n.° 4 Ramos).
IL MATCH
La frazione che apre le danze viene sostanzialmente decisa da due soli games: gli unici dell’intero set apripista della sfida, che ha visto alcune opportunità di break prendere concreta forma. Il primo momento determinante giunge a freddo, si tratta del primissimo gioco con il tedesco al servizio. Ebbene, Henri è obbligato a sudare le proverbiali sette camicie per uscire incolume da un turno di battuta da cuori forti: si giocano la bellezza di 14 punti, così giusto per scaldarsi, Andrea si costruisce un paio di chances per portarsi subito al comando (la prima sul 30-40, la seconda sul primo vantaggio esterno) ma non riesce a convertirle e così il ventitreenne tedesco sventa definitivamente il pericolo alla terza palla valevole per l’1-0.
Dopodiché, nei fatti, non succede praticamente più nulla di significativo sino all’ottavo gioco della partita quando va in scena un altro game omerico, stavolta con Vavassori in battuta: l’azzurro va sotto, prima 0-30 poi 30-40, annulla la prima palla break offerta nel match ma non è ancora salvo. Squire infatti se ne costruisce altre tre di opportunità di strappo e l’ultima, la quarta del game, si rivela fatale al ventinovenne torinese: primo break dell’incontro a cui il tennista piemontese non può rimediare, il teutonico è difatti perfetto quando si presenta per chiudere il set. Servizio a 15 e 6-3 Germania dopo 43 minuti.
Ad indirizzare un set molto equilibrato anche nelle performances numeriche con il fondamentale che dà inizio a tutto, è stato l’opposto rendimento sulla seconda (Wave è andato male con un insufficiente 22%, solamente 2 punti su 9 seconde, mentre Henri ha trasformato in quindici tedeschi 7 delle 11 seconde che ha dovuto giocare cioè il 64% di realizzazione). La statistica appena descritta, naturalmente, è direttamente concatenata all’abilità nel mettere pressione in risposta sulla seconda rivale: elementi numerici che a specchio infatti ci dicono come Andrea abbia ottenuto solo il 36% (4/11) dei punti rispondendo al secondo servizio avversario, il giovane tedesco quasi l’80% (7/9).
Altro dato cruciale sono stati inoltre i vincenti messi a segno dal classe 2000, 18 contro gli 8 azzurri benché abbiano avuto numeri pressoché identici a livello di non forzati (6 per l’italiano, 8 per Squire).
Si ricomincia e il canovaccio del confronto sembra ripercorrere nefastamente quando accaduto nel primo: è nuovamente Squire a rischiare per primo, ma i vantaggi si rivelano ancora suo terreno prediletto, puntualmente subito dopo è Vavassori a doversi estrarre da una situazione di pericolo. L’azzurro però non solo concede palla break, cosa che il più giovane avversario non aveva neppure fatto in precedenza, ma permette anche al tedesco di concretizzarla. Henri consolida ed è 3-1. Ma come esattamente nella seconda frazione di Maestrelli-Kukushkin in qualche modo il compagno di doppio di Bolelli reagisce, rimettendosi rimette in carreggiata.
L’azzurro mostra in modo compiuto il proprio superiore livello generale, oltre che di esperienza a vivere certi palcoscenici, e ribalta l’intera contesa centrando due break consecutivi: il contro-break per il 3-3 – rischiando di mancare anche quest’occasione, dopo che il teutonico era riuscito a risalire dal 15-40 – e lo strappo sempre ai vantaggi alla seconda chance del game che significa 5-3 e battuta. Andrea dà il meglio di se e pareggia i conti: 6-3 in 43 minuti.
Questo Vavassori, ammirato a partire dalla seconda fase del secondo set, è un tennista che è salito prepotentemente di colpi, di incisività col servizio e complessivamente nella fiducia e nella convinzione con cui impatta la palla. Adesso l’inerzia è tutta dalla sua parte: non a caso bastano appena due giochi per scaldare a sufficienza il motore torinese, che il tennista italiano rompe gli argini dell’equilibrio: break rinsaldato senza indugi con la battuta e questa volta il momentaneo 3-1 è marca azzurra. Da essere sotto 3-1 nel secondo set, ora Vava conduce col medesimo score nel terzo.
Ciò che è avvenuto da qui in poi, siamo certi farà trascorrere più di qualche notte insonne ad Andrea: con il match totalmente in pugno, ha osservato le sue importanti possibilità di qualificarsi per il terzo MD Slam sfaldarsi in un batter d’occhio (sarebbe peraltro stata la seconda in Francia dopo il fantastico secondo turno del 2023).
Dapprima ha subìto il contro-break servendo sul 4-3, in pochi istanti i è infatti ritrovato 0-40, dopodiché ha mancato l’opportunità (un break point) per riandare nuovamente in testa nel nono game – chance che l’avrebbe mandato a servire per il match – prima di ritornare mestamente negli spogliatoi sul 5-4: in quest’ultima situazione, con le pochissime energie mentali ancora in possesso ha cancellato i primi due match point consecutivi ma sul terzo è crollato.