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Si può vincere e perdere nella stessa partita? A rigor di logica, no.
Eppure, la sconfitta di Naomi Osaka di mercoledì 29 maggio contro la numero 1 del mondo, campionessa in carica e tre volte vincitrice dell’Open di Francia, sembra il trionfo più grande dell’ultimo anno.
Quasi nessuno pensava che Osaka, a meno di un anno dal parto e con pochi successi alle spalle sulla terra battuta, potesse avere una possibilità nel dominio Swiatek. Ma nell’ultimo mese erano già suonati alcuni (positivi) campanelli d’allarme, come la prima vittoria a Roma contro una top 20 sulla terra battuta, prima Kostyuk e poi Kasatkina. La quattro volte campionessa Slam si era già dimostrata più che promettente nei primi cinque mesi post maternità, ma non aveva ancora battuto una giocatrice del calibro di Swiatek. E in fin dei conti, non l’ha fatto.
Dopo aver portato la numero 1 del mondo al tie-break, Osaka non ha saputo contenere la precisione della Swiatek, affinata in oltre 100 settimane di permanenza in vetta alla classifica, perdendo così per 7 a 1.
Quel che è successo dopo, però, è il reale trionfo di Osaka, che alla fine del match ha dichiarato di aver scritto sul suo quaderno dei pensieri: “Sono fiera di te”. La giapponese ha dimostrato grande abilità, potenza e tenacia, quelle caratteristiche che l’avevano portata ai vertici del tennis cinque anni fa. Ha messo in piedi un’entusiasmante rimonta, sfoderando palle imprendibili sulle righe e negli angoli più nascosti, per condurre Swiatek a ritrovarsi sotto con il punteggio di 6-7(1), 6-1, 5-2 sotto il tetto del Court Philippe-Chatrier.
Abbiamo rivisto entrare in campo quella Osaka che dal 2018 al 2021 maltrattava le avversarie tenendole sulla linea di fondo, inseguendole con i suoi proiettili in tutti gli angoli, lasciandole immobili e impotenti. Ma dal 2020, per tutti i giorni tranne uno, Swiatek ha fatto la stessa cosa, sia al Roland Garros che sulla maggior parte degli altri campi in terra battuta. Ieri ha provato a farlo di nuovo, ma qualcosa non funzionava. Perché Osaka, dall’altra parte della rete, lo faceva meglio di lei. Forse, anche per via di quelle giornate in gravidanza trascorse a guardare la polacca giocare, (magari) studiando le sue vittorie e analizzando i suoi punti deboli.
Sta di fatto che quella di ieri non è stata una semplice sconfitta. Perché quando Iga Swiatek si procura più di 10 palle break in due set contro quasi tutte le avversarie del tour, il risultato è quasi sempre un 6-0 6-1 o qualcosa di molto simile. Osaka, invece, ha salvato un break point dopo l’altro, spesso con l’aiuto di un servizio e di un dritto impavido. La giapponese è stata ad un punto dal rubarle il primo set, se non fosse stato per quel rovescio sbagliato. Poi Swiatek ha trovato il suo ritmo nel tie-break, vincendo sette punti su otto. Ma proprio nel momento in cui la maggior parte delle avversarie di Iga di solito si spegne, Osaka si è accesa. Fino a ritrovarsi sul punto di chiudere l’incontro nel terzo set sul 5-3 e servizio. E poi?
E poi è successo che negli ultimi cinque mesi, il tennis di Osaka si è avvicinato sempre di più a quello che era, ma senza ritrovare la stessa capacità di esecuzione di prima, nei momenti difficili. Contro Swiatek l’ha dimostrato di nuovo, sbagliando una serie di colpi che in un qualsiasi altro momento del match non avrebbe e non aveva sbagliato. Swiatek ha salvato un match point, poi ha lasciato che gli errori di Osaka la riportassero al servizio, e in un attimo la polacca era magicamente 5 giochi pari. E, poco dopo, la vincitrice di quella partita.
L’incontro si è protratto ben oltre l’inizio previsto per le 20:15 della sessione notturna tra Jannik Sinner e Richard Gasquet. Migliaia di tifosi sono rimasti in piedi sotto la pioggia battente, impossibilitati a entrare nello stadio a causa del regolamento che vietava loro di occupare i posti vuoti lasciati da chi era uscito prima. E perché mai qualcuno dovrebbe essere uscito prima, in uno spettacolo degno di una finale Slam e non di un “timido” secondo turno?
Purtroppo, nel tennis non vince sempre chi gioca meglio. Ieri Osaka non ha vinto, ma la speranza è che, match-point dopo match-point, la paura lasci finalmente spazio alle parole che ha scritto sul suo quaderno.