Dopo aver ascoltato Andrey Rublev molto critico verso sè stesso, è il momento di lasciare la parola anche al vincitore del terzo turno del Roland Garros: Matteo Arnaldi, autore dell’upset più importante finora in questo torneo, avendo eliminato in tre set la testa di serie n.6. Di seguito le sue risposte (ha parlato prima in inglese e poi in italiano):
Sulla sua prestazione e sul gioco messo in mostra
“La miglior vittoria Slam della mia carriera, non so se la migliore in assoluto, ma sicuramente a livello Slam. Contento del modo in cui ho giocato per così tanto tempo.Avevo una buona tattica e ha funzionato. Sono riuscito a metterla in pratica per tutto il tempo. Non dovevo farlo prendere il ritmo usando molte variazioni e guidare io lo scambio. Altra cosa che mi ha molto aiutato è stato il servizio, l’ho fatto molto bene soprattutto nei momenti importanti.
Sull’andamento del match e l’importanza del primo set
“Il primo set è stato molto importante perché stavo giocando molto bene. Anzi tutti e due stavamo giocando molto bene. Erano condizioni difficili prima senza tetto poi col tetto, con le palle che diventavano molto gonfie rispetto agli altri match. Il primo set ha fatto la differenza, perché se perdi un set così dal mio punto di vista soprattutto, con un giocatore dal ranking più alto, non sarebbe stato facile. Comunque ho giocato bene i punti importanti anche nel tiebreak e da lì ho continuato. Non ho avuto un calo durante il match e quella è stata la chiave”.
Sul comportamento di Rublev e il suo rapporto col rompere le racchette
“Rublev lo conoscete tutti, lo fa quasi ad ogni match. Personalmente non ci faccio tanto caso a meno che non sia clamorosa. Mi dà un po’ di fiducia perché vuol dire che lo sto mettendo in difficoltà, vuol dire che quello che volevo fare sta riuscendo. Da un punto di vista mi aiuta ad essere più carico e mettere ancora più energia nei punti che verranno. Lui fa queste cose ma già nel punto dopo è pronto. Lo fa sempre, è il suo atteggiamento quando sta in campo, non è una cosa strana. Io sono abbastanza tranquillo in campo. Ci sono stato dei periodi dove ero meno tranquillo e dovevo trovare la mia personalità in campo, ed è capitato da bambino che ne ho rotta qualcuna ma ci tenevo più che altro alla racchetta (ride) e mi dispiaceva subito. Sul momento magari ti veniva il nervosismo ma dopo ci tenevo. Mi ricordo la prima che ho rotto ed è stato abbastanza triste”.
Sul grande stato di forma del tennis italiano
“Siamo buoni amici, tutti noi. Stiamo giocando bene e fa bene al tennis italiano. Dalla Coppa Davis abbiamo avuto molta energia, molte persone hanno iniziato a guardare più tennis in Italia. Quando vedi un tuo amico vincere delle belle partite, provi a fare lo stesso. Vuoi ottenere lo stesso risultato e penso che questo sia ciò che ci spinge a mettere a segno questi tipi di exploit. Ti dici che se possono farlo loro posso farcela anche io”.
Sul 2021 come anno di ‘nascita’
“Il 2021 è stato l’anno più difficile per me, un anno di transizione; ho cambiato tante cose nel mio team, a casa tutto il resto. Ci sono state delle decisioni da prendere che sono state le più difficili della mia vita. Poi da lì ho iniziato a vincere ed è iniziata ad andare bene. È stato diciamo l’anno di nascita di Arnaldi. E da lì ho iniziato a creare il giocatore che sono ora e ancora adesso sto cercando di migliorarmi e di scoprire quale giocatore sarò”.