Guarda il video-commento del direttore Ubaldo Scanagatta
Per il secondo Slam consecutivo, Jasmine Paolini raggiunge gli ottavi di finale e al Roland Garros lo fa dopo una vittoria complicata – per le condizioni di pioggia, per l’attesa e per il prestigio dell’avversaria – battendo 6-1 3-6 6-0 la canadese Bianca Andreescu. Come sempre sorridente, la 28enne azzurra si presenta in conferenza stampa piena di energia, pronta a rispondere con competenza e ironia a ogni domanda. In particolare, quando gli è stato chiesto come passasse il tempo di attesa durante i ritardi per pioggia ha ammessa che non si dedica allo studio come la sua collega Cocciaretto: “forse è meno bello da dire in una conferenza rispetto allo studio… ma gioco a burraco sul cellulare“.
Non frequentare l’Universtià tuttavia non significa mancanza di profodnità di pensiero, e Paolini lo dimostra subito poco dopo, parlando delle varie etnie (italiana, ghanese e polacca) che caratterizzano il suo albero genealogico: “Avere più culture nel proprio DNA, nel proprio sangue sia solo che positivo”.
Sul match vinto con Bianca Andreescu
“C’erano condizioni difficili, c’era una pioggerellina e il campo era un po’ così così, però è andata bene. era tutto il giorno che aspettavamo, e ieri avevamo anche finito tardi il doppio. Bisogna comunque adattarsi. Credo che la chiave di oggi era prendere subito in mano il gioco e toglierli il tempo, nel secondo set l’ho fatto un po’ peggio perché già dalla risposta ero lontana dal campo. Lei se la lasci giocare sa farlo bene, ha mosso la palla, qualche smorzata molto buona”.
Su come passare il tempo durante le pause per pioggia
“Io non studio (ride) sarebbe un’ulteriore ansia per gli esami. Oggi sono rimasta nei divanetti a guardare qualche match, se ho voglia leggo, altrimenti… gioco a burraco sul cellulare (risata) cose meno sofisticate rispetto a Cocciaretto”.
Sulla possibilità di entrare in top 10 in futuro (con questo risultato è n.14)
“L’obiettivo quando scendo in campo è sempre giocare un buon match. È difficile guardare il ranking, cerco di pensare più al singolo match, è la chiave giusta per togliersi un po’ di pressione e pensare a cosa fare nel momento. Già ogni match mi sembra complicato così, perché secondo me lo è. Per questo penso partita dopo partita”.
U. Scanagatta: Se dovessi giocare la partita della vita la giocheresti sulla terra o sul cemento?
“Dipende contro chi (ride). Sinceramente non lo so. Adesso mi trovo bene su tutt’e due, non saprei dirti. La terra essendo la superficie su cui sono nata un po più di sicurezza me la dà, però alla fine tutti i tornei che ho vinto sono sul cemento quindi non sono più così sicura. Se me l’avessi chiesto due anni fa ti avrei detto la terra”.
Sull’avversaria degli ottavi: Elina Avanesyan (21 anni, n.70)
“Non c’ho mai giocato. Ha già fatto ottavi qui lo scorso anno quindi sicuramente è un torneo che le piace. Oggi ho guardato qualche suo scambio mentre mi scaldavo negli spogliatoi però non ce l’ho ben presente e ne parlerò con Renzo Furlan (l’allenatore, ndr)”.
Come considera questo ottavo di finale rispetto a quello raggiunto in Australia
“È un ottavo di finale diverso rispetto a quello ottenuto in Australia quest’anno. Non è stato facile: i primi due turni sono stati complicati. Secondo me non avevo espresso un buonissimo tennis, ero nervosa. Oggi già mi sono sentita meglio. Sinceramente oggi non pensavo tanto all’obiettivo della seconda settimana, mentre in Australia avevo un po’ più questo pensiero in testa della seconda settimana”.
Sull’influenza delle culture ghanesi e polacche nella sua vita
“Credo che avere diverse culture aiuti sempre. Io credo che da mio nonno ghanese ho preso delle doti fisiche, direi che mi muovo abbastanza bene in campo e credo venga da lì. In Polonia ci sono stata tante volte fino a 10, 11 anni, e poi per via della scuola e del tenis sempre meno. Però anche quella è una parte importante che mi ha dato tanto; un modo di vivere forse un po’ diverso ma avere più culture nel proprio DNA, nel proprio sangue sia solo che positivo”.