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Jannik Sinner è sul tetto del mondo. Il ritiro di Djokovic gli consentirà, tra una settimana, di diventare con matematica certezza il numero 1 al mondo. Orgoglio, fierezza, e anche un po’ di commozione nelle parole del presidente della FITP, Angelo Binaghi. Il quale ha sottolineato quanto sia speciale ed importante per i giovani avere come riferimento Jannik, esempio da emulare in tutto e per tutto, dall’educazione al modo di porsi fuori dal campo.
Binaghi su Sinner: “Ho sempre creduto che il tennis italiano dovesse crescere, fare di più, ma francamente questo non lo avevo né pensato, né sognato; è una gioia immensa che bisogna condividere con i 14 mila maestri che domani torneranno in campo più orgogliosi di prima. Obiettivamente raccogliamo molto di più di quanto meritiamo o potessimo pensare. È una cosa alla quale non eravamo preparati, seppure questi ultimi 7-8 mesi siano stati travolgenti finché non ci arrivi… Va studiato il contesto, la famiglia. È una cosa che va approfondita sotto tutti gli aspetti, capire com’è stato possibile tirar fuori da una famiglia normale un ragazzo eccezionale e naturalmente un team di livello assoluto che raccoglie meriti indiscussi.
Chi è Jannik come uomo e come tennista?
“L’ho visto nei momenti di difficoltà, quando veniva attaccato e faceva scelte impopolari come rinunciare alle Olimpiadi di quattro anni fa, mi ha chiamato per dirmelo prima, quindi grande educazione e rispetto delle istituzioni, un ragazzo di un’intelligenza allucinante. Io francamente un tennista così intelligente non l’ho mai trovato, poi succeda quel che succeda in futuro, ma non ha ancora sbagliato una parola, questo non me lo toglie dalla testa nessuno: ha un equilibrio, un modo di porsi, un tempismo, una rapidità, un’ironia che in un tennista non ho mai trovato”.
Cosa deve fare lo sport italiano per sfruttare il traino di Jannik Sinner?
“Magari cercare di massacrare meno il tennis italiano, cercare di aiutarlo, visto che al di là di Jannik, c’è una classe di dirigenti, di insegnanti, di società sportive che hanno creato un sistema efficiente, abbiamo Jasmine Paolin e dei ragazzi nei primi cinquanta e sessanta del mondo. È un momento di grande gioia che dobbiamo condividere anche con chi sperava che Jannik o noi perdessimo qualcosa in più”.
Verrà qualcuno per assistere in diretta a questo momento? Magari la Meloni…
“Io intanto me ne vado, devo incontrare a Palermo un mio consigliere federale che ha avuto una disgrazia particolarmente significativa. Poi magari se va in finale torneremo, ma per il momento non ho sentito nessuno. Se arrivasse in finale credo di sì come successo in passato. D’altronde o venivi prima come noi per vivere questo momento in diretta oppure eventualmente in finale”.
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Che simbolo è questo giocatore?
“Noi siamo sempre stati considerati peggiori, diciamo che questo è un esempio che vale per tutto il Paese. Un ragazzo che va valorizzato perché esprime dei valori e dei concetti che rendono i nostri ragazzi e le nuove generazioni migliori. Esaltare Sinner più per quello che dice che per quello che fa in campo significa che abbiamo in prospettiva più possibilità di avere un Paese migliore. Non parlo solo di sport, ma in generale. Mi ricorda Gigi Riva, anche se lui parlava meno, era più timido, un uomo del popolo. Sinner invece pur non volendo essere protagonista, questa anche un’altra grande dote, parla più di Gigi ed esprime concetti straordinari. Una roba irripetibile finora non ha sbagliato una parola. Sembra che ogni volta che parla, soprattutto dopo un match, abbia uno che in quell’ora precedente non abbia giocato, ma che abbia fatto una riunione con esperti di comunicazione e che gli hanno messo in testa quali sono i concetti migliore da trasmettere per essere un vero leader delle nuove generazioni di un Paese in crescita come dobbiamo essere.”
Si può ritenere già saggio a quest’età?
“È una persona intelligentissima, difficilmente dice delle grandi castronerie, quelle magari le dico io. Lui è unico, che dobbiamo dire. Il numero uno dei numeri uno, perché noi ne abbiamo avuti molti nello sport di campioni, alcuni guasconi, alcuni eccessivamente protagonisti. Lui invece è un esempio incredibile, straordinario, io non me lo merito e non so nemmeno se il nostro Paese se lo meriti. Un gran lavoratore, quasi un ossimoro per un italiano. Per uno svizzero, un tedesco, sarebbe stato più ovvio”.