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Semplice, genuina, spensierata. Come il suo tennis. Almeno, a detta sua. Si va avanti colpo dopo colpo, senza pensare, e si arriva tutto d’un tratto alla prima semifinale Slam in carriera. Mirra Andreeva, all’età di 17 anni, è tra le migliori quattro tenniste al Roland Garros. Con la sua filosofia di tennis a primo impatto banale, ma che sotto cela meccanismi estremamente efficaci e interessanti, la giovanissima russa ha superato a livello di quarti di finale la numero 2 al mondo, Aryna Sabalenka. Quest’ultima, nonostante non fosse al massimo a causa di dolori addominali, ha fatto di tutto per scardinare le certezze di Andreeva che, però, ha gestito i momenti topici con lucidità e ha avuto ragione dopo due ore e mezzo di tennis. Di questo e di altro Mirra ne ha parlato in conferenza stampa con i giornalisti.
D: Secondo te, qual è il tuo punto forte come tennista?
Andreeva: “Penso il riuscire a giocare sempre come voglio. Con il mio coach (Conchita Martinez, ndr) abbiamo un piano per ogni partita, ma mentre sono in campo dimentico tutto e gioco senza pensieri per la testa. Quindi, gioco come voglio giocare e faccio quello che mi sento di fare. Questo, forse, mi aiuta quando sono nel bel mezzo dell’incontro”.
D: Quando non giochi, quanto tennis guardi? Preferisci guardarne parecchio o ti tagli fuori da queste cose?
Andreeva: “Guardo molto tennis. Anche ad esempio quando sono tornata in hotel dopo la partita con Vika. Abbiamo finito alle due di notte, sono tornata in hotel alle tre e stavo ancora guardando alcuni reel su Instagram sul tennis. Chi aveva vinto, chi aveva perso quel giorno. Cerco sempre di guardare i risultati e qualche highlight di alcuni incontri. Penso che non ci sia mai stato un giorno senza tennis da quando ho iniziato a giocare”.
Ubaldo Scanagatta: Ti ricordi come hai giocato contro Paolini a Madrid? Cosa ti piacerebbe ripetere e cosa cambieresti pensando a quell’incontro?
Andreeva: “Mi ricordo del match che abbiamo giocato a Madrid. Era stato intenso. Lei aveva giocato veramente un buon tennis e poi io sono riuscito ad aumentare di livello. Sarà sicuramente una grande partita”.
D: Quando dici di giocare come ti senti, intendi punto dopo punto o colpo dopo colpo?
Andreeva: “Colpo dopo colpo. Per esempio, se la mia avversaria gioca un dritto incrociato ho il tempo di vedere lei dove sta, dove si aspetta che giochi la mia palla e successivamente capisco cosa devo fare. Con tutte le opzioni in testa a volte può non essere molto positivo tutto ciò. Soprattutto quando cambio scelta all’ultimo momento. A volte questo mi gioca brutti scherzi ed è per questo che cerco di farla semplice”.
D: Dove spendi la maggior parte del tuo tempo? Dove ti alleni con Conchita?
Andreeva: “Vivo a Cannes, nel sud della Francia. Non lavoriamo insieme da molto. Solamente da qualche mese e soprattutto durante i tornei. Lei è venuta a Cannes per qualche settimana: ci siamo allenate e ci siamo abituate a lavorare insieme. Lei a volte vuole che io vada in Spagna, ma io le dico di no e le faccio sapere che la aspetto in Francia. Un giorno però andrò sicuramente in Spagna, mi piace come paese. Per ora, però, preferisco che sia lei a venire a Cannes”.
D: In cosa pensi di essere una normale 17enne? In cos’altro, invece, credi di differenziarti rispetto ai ragazzi della tua età?
Andreeva: “Penso di essere quasi come una ragazza normale. Devo ancora svolgere i compiti scolastici che non ho voglia di svolgere. Guardo molte serie TV su Netflix nel mio tempo libero e qualche volta trascorro troppo tempo su Instagram. Faccio cose normali dopotutto. Forse quello che mi può differenziare dagli altri è il fatto che io mi sento matura come ragazza e sento di capire quello che sto facendo”.
D: Sulla carta, è una sorpresa vederti in semifinale. Hai però battuto la numero 2 al mondo, quindi si vede che era il momento giusto per te per un risultato così. Come vedi il tuo potenziale adesso come adesso?
Andreeva: “Prima del match ero molto nervosa e il mio obiettivo era portarmi a casa più game rispetto alla partita persa a Madrid. Dopo aver perso il primo set 7-6 mi sono detta che avrei dovuto almeno portarla al terzo per fare meglio. Quando ci sono riuscita ho solamente cercato di giocare punto per punto provando a vincerne più che potevo. All’inizio non ci credevo tanto, lei ha molta esperienza. Ha vinto due Slam, è una gran tennista ed è molto aggressiva. Ho provato a godermi l’atmosfera e a giocare nel miglior modo possibile. Quando ho vinto il secondo set ed ero avanti nel terzo mi sono detta che mi stavo avvicinando alla vittoria. In quel momento ho perso sia la battuta che il vantaggio; quindi, mi sono detta che non avrei più dovuto pensarci. Gioca e basta, perché è quando fai così e non pensi a niente che metti in campo il tuo miglior tennis”.