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No, non si tratta di un’esercitazione: Jannik Sinner il 4 giugno 2024 è diventato ufficialmente il nuovo numero 1 del mondo, e pizzicano le mani mentre scriviamo queste parole. Il tennista nato a San Candido il 16 agosto del 2001 grazie a questo traguardo entra definitivamente nell’olimpo del tennis mondiale, diventando infatti il 29esimo numero uno della storia dell’ATP. La prima classifica ufficiale- redatta attraverso i calcoli del computer- fu stilata oltre 50 anni fa, per la precisione il 23 agosto del 1973, ed era guidata dal talento di Ilie Nastase.
Sinner nel corso degli ultimi mesi ha ritoccato tutti i principali record del tennis italiano, scalando un passo alla volta la classifica del circuito ATP: ricordiamo che Jannik fece il suo primo ingresso in top 10 nel novembre del 2021 al termine di una strepitosa parentesi di fine stagione sul cemento indoor, ma dopo quel meraviglioso exploit arrivò un 2022 complicato, contrassegnato dagli infortuni e dalla scelta di un nuovo allenatore (Simone Vagnozzi). Cominciò dunque il 2023 fuori dai primi 15 per poi cambiare decisamente marcia nella seconda parte dell’anno: la semifinale di Wimbledon, il trionfo a Toronto, i titoli 500 di Pechino e di Vienna e infine la finale alle ATP Finals di Torino. Dopo il torneo di Pechino eguagliò il numero magico del tennis italiano, il 4, raggiunto da Adriano Panatta nell’estate del 1976 (dopo le vittorie leggendarie a Roma e Parigi) a livello maschile e da Francesca Schiavone nel 2011 a livello WTA (anche in quel caso nei mesi successivi al successo al Roland Garros).
Ma la crescita di Sinner non si fermò all’incantesimo del 4, e proseguì, inevitabile, nel 2024: le vittorie dell’Australian Open e di Rotterdam (per un totale di 2.500 punti) gli aprirono le porte del podio del mondo del tennis mondiale (numero 3) e dopo il trionfo nel Masters 1000 di Miami (31 marzo) Jannik fece ancora un passo verso la vetta, posizionandosi al numero 2.
Nel corso dell’era Open (iniziata nel 1968, ma la prima classifica ufficiale verrà redatta cinque anni dopo) sono stati solamente altri quattro i tennisti italiani a raggiungere la top 10 del circuito mondiale: Adriano Panatta (4), Matteo Berrettini (best ranking di numero 6 nel gennaio del 2022), Corrado Barazzutti (numero 7, nel 1978) e Fabio Fognini (numero 9, nel 2019). Paolo Bertolucci nel 1973 si fermò al numero 12, Lorenzo Musetti– sperando possa ancora migliorarsi- al numero 15, nel giugno del 2023, Marco Cecchinato al numero 16 nel corso del 2019 e infine ben tre tennisti azzurri arrivarono al numero 18, e stiamo parlando di Omar Camporese, Andrea Gaudenzi e di Andreas Seppi. Renzo Furlan si fermò un gradino più sotto, al 19.
Nell’epoca pre-computer una sorta di classifica dei 10 migliori tennisti del mondo veniva invece compilata dai giornalisti specializzati più autorevoli, attraverso una serie di criteri indubbiamente condivisibili ma per forza di cose meno oggettivi di quelli attuali. Secondo l’inglese Lance Tingay, che aveva ereditato il ruolo di kingmaker del circuito dai colleghi Wallys Myers e John Oliff, nel 1959 e nel 1960 il numero 3 del mondo era stato Nicola Pietrangeli, preceduto in entrambi i casi da Neale Fraser e da Alex Olmedo. Un altro giornalista, Ned Potter, “premiò” invece Pietrangeli solamente con il numero 6 nel 1959 e con il numero 4 nel 1960.
Pietrangeli, in ogni caso, vinse il Roland Garros in entrambe le stagioni, e i risultati di un campione sono solidi come un almanacco, e non hanno bisogno della giuria di qualità, anche se va ricordato per dovere di cronaca che quegli anni furono contrassegnati dall’assenza dei giocatori ‘professionisti’– e ci riferiamo alla classe di Pancho Gonzalez, Lew Hoad, Tony Trabert, Ken Rosewall e di tanti altri. Ci furono inoltre altri due italiani che, sempre sulla base delle classifiche stilate dai giornalisti, entrarono nella top 10, quasi un secolo fa: Wallys Myers nel 1930 indicò infatti Uberto de Morpurgo come numero 8 e quattro anni dopo invece Giorgio De Stefani come numero 9.
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