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Rod Laver festeggia. Anche per quest’anno nessuno conquisterà il Grande Slam. Lui lo ha fatto due volte (1962-1969), ma certo si giocavano 3 tornei su 4 sull’erba prediletta (Wimbledon, Kooyong, Forest Hills).
Se non sono riusciti a imitarlo, in più di 20 anni ciascuno, campionissimi come Djokovic, Nadal e Federer (in ordine di Slam vinti, 24, 22,20) doveva forse riuscirci già Jannik Sinner (che di anni ne ha solo 22) e magari subito nell’anno in cui ha vinto il suo primo Slam?
Dai su, sarebbe stato troppo bello. E anche un tantino ingiusto perfino sognarlo… Questo Roland Garros è già stato fantastico per il tennis italiano. Jasmine Paolini che arriva a giocare non una finale ma due. Sara Errani che torna a giocarne un’altra a distanza di una vita. Ma di vite lei ne ha vissute già almeno tre. Il “vet” Bolelli e il rampante Vavassori che dopo quella in Australia a gennaio ne giocheranno un’altra quest’anno e questo pomeriggio contro le loro “bestie nere” Pavic e Arevalo. Un ragazzino sardo, Lorenzo Carboni che dopo aver battuto lo junior n.1 al mondo, il giapponese Sakamoto (campione in Australia), perde la semifinale under 18 al tiebreak decisivo con un Maciste polacco di un metro e 95 cm, Tomasz Berkieta, che spara servizi a 233km orari e che proprio con quei servizi gli ha annullato tre match point…
Però alla fine la delusione per la sconfitta del neo n.1 del mondo Jannik Sinner resta. Anche abbastanza cocente, perché Alcaraz del primo e del terzo set era apparso piuttosto falloso e francamente non irresistibile. E se andiamo a vedere, sia pure prendendo con beneficio d’inventario le statistiche spesso soggettive degli errori gratuiti, quelli di Alcaraz sono davvero tanti, addirittura 58! Difficile, solitamente, che con un bottino di errori simili un giocatore riesca a vincere. Soprattutto con un Sinner che è diventato nel 2024 sinonimo di regolarità e continuità.
Invece è accaduto. Era deluso anche Jannik, e non ne ha fatto mistero quando, rispondendo a chi gli faceva osservare come lui avesse fatto due punti più del suo avversario (147 contro 145), ha prima commentato, “Non è la prima volta che mi succede”, e poi ha accennato al fatto – come avrebbe detto anche La Palisse – che Carlitos ha fatto i punti più importanti.
E non c’è alcun dubbio che sia stato così. Ovvio che Jannik, come tutti noi, ci sia rimasto male. E’ logico che sia così quando si perde al quinto set una semifinale Slam dopo aver dominato il primo set ed essere stato avanti due set a uno. E direi anche – lo ha ricordato anche lui con malcelata amarezza – quando si sbaglia lo smash più facile del mondo al rimbalzo a due passi dalla rete con l’avversario che ha già la racchetta giù. A due punti dal 5 pari 30-15. Dopo di che si subisce – come nel calcio: gol mancato gol subito – il break che costa il set.
Nessuno può sapere che cosa sarebbe successo se, avanti due set a uno, Jannik fosse approdato prima al 4 pari, poi al tiebreak di quel set.
Jannik ha un discreto record nei tiebreak, certo migliore di quello che ha nei cinque set, quando ha perso – con questa – ben 8 volte su 14. Mentre Carlitos ha vinto 10 volte su 11. Una bella differenza. Che qualcosa vorrà pur dire. Maggiore resistenza alla distanza? Maggior coraggio nei frangenti decisivi?
Forse su questi interrogativi che ho buttato lì Jannik e il suo team, sempre così attenti ad ogni dettaglio, dovrebbero riflettere e studiare.
Jannik è venuto in conferenza stampa visibilmente abbacchiato. Non digerirà tanto facilmente questa sconfitta, secondo me. Nel sito trovate le sue risposte. Trovate anche la mia domanda finale che per vostra comodità riscrivo anche qui. Da come ha risposto non sono sicuro che l’abbia afferrata in pieno.
D. Scanagatta: Come spiegheresti gli oltre cento errori gratuiti commessi oggi da entrambi? Tu stesso hai sottolineato quell’errore su quello smash nel quarto set che forse ha pesato…A mio avviso il match dei quarti dell’US Open 2022 era stato complessivamente di migliore livello…Mi sbaglio io o sei magari d’accordo?
“Alcune cose non si notano quando si è seduti sugli spalti e non si è in campo: oggi c’era del vento che ci ha dato un po’ di fastidio, le condizioni non erano agevoli. Altri errori possono essere spiegati dalla tensione sicuramente: più ci affrontiamo e più ci conosciamo; dunque, entriamo in campo sapendo quali cose possiamo attenderci dall’altro. È andata così: non possiamo sempre giocare la partita perfetta uno contro l’altro. Adesso che ho perso le ultime due partite dovrò cercare di apportare qualche modifica al mio piano così come lui avrà cercato di fare quando si è trovato reduce da qualche sconfitta contro di me”.
Secondo me è stata una partita molto strana. Entrambi potevano giocarla meglio. Certo Carlitos ha cambiato qualcosa, dopo aver perso il primo set. Ha giocato palle più alte e liftate per subire meno, è venuto più vicino a rispondere per non lasciare troppa iniziativa a Jannik.
È un fatto però che, dopo aver perso il quarto set in un modo quasi ingiustificato…- perché nei primi 3 turni di servizio di quel set Jannik aveva concesso appena 3 punti e poi invece ne ha persi 4 tutti insieme nell’ottavo gioco, consentendo così a Carlitos di servire sul 5-3 – nel quinto set Jannik non ha saputo conquistarsi una sola palla break e ha sbagliato un’infinità di risposte anche sulle seconde di servizio di Alcaraz. Compresi quei punti sulla situazione di 40 pari o vantaggio pari giocati dopo aver salvato i primi due match point.
Non credo che sia stata una partita all’altezza delle loro migliori possibilità. Ma è abbastanza normale che sia così. Entrambi erano arrivati al Roland Garros in condizioni fisico-atletiche incerte. Entrambi avevano saltato gli ultimi tornei, Sinner un paio, Alcaraz tre. Però Alcaraz non si era fermato completamente come Sinner, lui in palestra aveva potuto andare. Infatti fisicamente alla fine stava meglio di Jannik che invece aveva molte energie. Oggi questi giocatori sono …come delle Formule Uno. Un minimo dettaglio e cambiano i risultati. Sinner aveva reso recentemente a servire con percentuali di prime superiori al 65% per cento. A Torino ci furono giorni in cui superò abbondantemente il 70 per cento. Qui a Parigi con Alcaraz ha servito il 56%. Questo significa non solo rischiare di subire più break, ma soprattutto aggiungere stress a stress. Molta più fatica per fare un punto, per vincere un game. Fatica fisica e psichica. E in un match di oltre quattro ore alla fine si paga. Si sbaglia uno smash che non si dovrebbe sbagliare, si gioca un quinto set in apnea. E con il nervosismo ti vengono perfino i crampi all’avambraccio, alla mano.
Ribadisco: è più che normale che due giocatori fino all’ultimo in dubbio addirittura se partecipare abbiano commesso oltre un centinaio di errori gratuiti. Inoltre, Sinner non ha mai nascosto di credere che la terra battuta non sia la superficie ideale per lui. Anche questa convinzione procura una tensione supplementare. E se nel salto in alto si conquista una medaglia d’oro per un centimetro, nel tennis ci sono tanti …centimetri che a occhio nudo non si notano, ma che fanno la differenza. Alcaraz ha vinto con merito. E non sarà l’ultima volta. Così come Sinner prima o poi si prenderà sicuramente qualche rivincita. Non esistono nel tennis, quando due giocatori sono sullo stesso livello – e più partite vinte ora dall’uno ora dall’altro, e magari al quinto set, certificano l’identità di livello – verdetti definitivi.
Capisco però che, come ai tempi di Federer e Nadal, ci sia chi considera più forte Alcaraz e chi Sinner. Ci saranno momenti in cui sembrerà che sia più forte l’uno e momenti in cui sembrerà che lo sia l’altro. Ma alla fine di una vita da duellanti, si faranno i conti. Gli Slam vinti, i Masters 1000 vinti, le settimane da n.1 del mondo. Oggi i numeri sembrano dare ragione a Alcaraz, oltretutto più giovane, ma Sinner ha tutte le possibilità di riguadagnare terreno. Piaccia di più o di meno il suo tipo di tennis, su questa o quella superficie. Personalmente credo che mi sarebbe piaciuto di più essere Wawrinka, campione di 3 Slam nell’era dei Fab Four Assi pigliatutto, piuttosto che Rios n.1 con zero slam, una sola finale, nessuna semifinale e non ricordo quanti quarti. E voi?