Sinner. Resti il numero 1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
C’è profonda delusione solo dove esiste un amore profondo. Jannik Sinner ama il tennis in modo viscerale, e da questa eccezionale passione ha sempre ricavato la forza di rialzarsi di fronte alle insidie della sconfitta e di rimanere umile davanti alle lusinghe del successo. Saprà ripartire anche questa volta, nonostante la lacerante ferita di un altro stop contro l’amico arcirivale Alcaraz che gli costa quella che sarebbe stata la
prima finale al Roland Garros: e così l’ebbrezza la assapora il prodigio spagnolo, adesso avanti 6-4 nei precedenti (considerando anche il challenger di Alleante nel 2019). Ma il Sinner approdato a Parigi con il grave carico dei dubbi legati alle condizioni dell’ anca destra, se ne va con un’altra dimostrazione di forza mentale in una giornata in cui alla volontà non sempre ha corrisposto la perfetta esecuzione della tattica e soprattutto con il numero uno.[…] Occasioni Una partita tesa, nervosa, tra due avversari titanici che ad ogni incrocio conoscono qualcosa di più uno dell’altro, provando adeguamenti e adattamenti. Non bella, perché fino al quarto set gli errori sono stati più dei vincenti, ma straordinariamente palpitante per i continui cambi di direzione. Jannik domina il primo set, è più solido e gioca più vicino alla riga di fondo, mentre Carlitos sembra impaurito a tirare il dritto e anche quando comanda gli scambi non ha il coraggio di affondare. Il break di inizio secondo set sembra l’ abbrivio definitivo per la Volpe Rossa, ma da quel momento le sue percentuali al servizio si abbassano e Alcaraz gli monta sopra. Nel terzo set, lo spagnolo non sfrutta sei palle break, e così si ritrova spalle al muro, malgrado i crampi al braccio destro e alla gamba sinistra di Sinner («Solo tensione, fisicamente stavo bene»). Ma quello smash a rimbalzo sparato fuori sul 4-5 30-15 del quarto set che apre la strada al break e al parziale di Carlitos grida vendetta, poi nel quinto il break immediato lancia il numero 3 del mondo, che con il servizio a uscire da destra trova il modo di disinnescare la risposta avversaria e diventa il più giovane di sempre nell’Era Open a raggiungere tre finali Slam su tre superfici diverse: «Il successo passa sempre attraverso la sofferenza». Sinner invece perde una partita in cui ha ottenuto due punti in più (147 a 145); «Sono deluso e triste, ovvio. Quando giochi quattro ore (per l’esattezza, 4 ore e 9 minuti, ndr), cinque set così combattuti, sono molti gli aspetti da valutare. Sono partito meglio di lui, sono andato avanti di un set e un break, poi ho iniziato a servire un po’ peggio mentre lui ha cambiato qualcosa e ha iniziato ad alzare le traiettorie. Anche nel quinto ho avuto qualche chance ma alla fine la cosa positiva è che ho fatto un passo avanti su questa superficie e speriamo possa aiutarmi per le Olimpiadi». Concentrarsi su cosa verrà, più ancora su cosa è stato, è il segreto che riaccende la fiamma dei i campioni: «Questo è lo sport, devo accettare la sconfitta. Il mio lavoro non smetterà mai e anche se ovviamente sono molto felice per il ranking, non cambierò la mentalità. So di dover continuare a lavorare e cosa dover migliorare, visto che Alcaraz ha vinto le ultime due partite contro di me, sono io che dovrò farmi trovare pronto a trovare altre soluzioni quando ci affronteremo di nuovo. Ora sono numero uno e ne sono felice, ma arrivarci non basta, bisogna anche lavorare per rimanerci il più a lungo possibile. C’è ancora tanto da fare». Filosofia La stagione sulla terra, anche se ha portato il primato in classifica, si conferma sempre insidiosa per Jannik, anche se non averla affrontata al top della condizione dovrà senz’altro pesare nelle valutazioni con il team: «Io purtroppo non ho potuto giocare a Roma, ma credo comunque di aver fatto un bel passo in avanti sulla superficie rispetto all’anno scorso. Anche qui sono arrivato con tanti dubbi sulla mia condizione e sulle mie possibilità, ma abbiamo lo stesso ottenuto un buon risultato. Mi piace guardare il lato positivo delle cose, e dunque ripeto che c’è stato un grande progresso da parte mia sulla terra». E chi pensa che una sconfitta sia il crollo di un mondo, dovrebbe mandare a memoria queste parole: «Sono una persona felice… se non sono felice io! Vivo una bella vita, gioco a tennis e mi piace farlo». La filosofia della vittoria.
Provaci (due volte) Jasmine (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
E allora il tempo sarà mio fratello. E come lui mi darà sempre una mano. Mi darà tempo per andare lontano. Jasmine Paolini ha una passione neppure troppo nascosta per Jovanotti, e nessuna come lei può comprendere il valore dell’attesa, della pazienza, della maturazione lenta che ti raccoglie dalla fatica e ti porta in paradiso. Certo, le due settimane più belle della vita di Jas sono state fin qui un concentrato di emozioni, di energia, di lotta dura ma con il sorriso: «Più che 15 giorni, mi sono sembrati un anno e mezzo». […]. Che numeri Tempo, appunto. E fiducia. Nel lavoro e nei consigli di coach Renzo Furlan, che la prese diciannovenne di belle speranze e a 28 anni l’ha portata per mano a due finali Slam nello stesso torneo, perché ieri al singolare si è aggiunto pure il doppio insieme alla Errani. Comunque vada, Jasmine ormai è la donna-simbolo di Parigi, e il suo sorriso che conquista è diventata l’immagine più bella del Roland Garros. E proprio la leggerezza con cui ha cavalcato questi giorni di grazia sarà la chiave per non avvertire le farfalle nello stomaco di fronte alla Swiatek, la numero uno del mondo. La polacca nel secondo turno ha annullato un match point alla Osaka, ma poi ha vinto 52 dei 66 game giocati nel torneo. Alla finale approda forte di una striscia di 18 vittorie consecutive in stagione, e di 20 successi di fila al Roland Garros, di cui è doppia campionessa in carica (oltre al trionfo del 2020). Se dovesse alzare per la quarta volta la Coppa Suzanne Lenglen, diventerebbe l’atleta under 30 (uomo o donna) in attività con più Slam nel palmarès (cinque, con gli Us Open 2022). Testa libera Insomma, una montagna molto alta da scalare: «Iga fa tutto fin troppo bene, non ha particolari punti deboli. Il mio obiettivo sarà quello di prendere in mano il gioco appena posso, cercare di farle male quando ne vedrò la possibilità, continuare a spingere. È un momento speciale per me, voglio godermelo». Secondo coach Furlan, è stato importante spezzare la tensione della vigilia giocando la semifinale del doppio: «Altrimenti avrebbe pensato troppo alla finale di singolare, sprecando tante energie nervo se. Così invece ha messo insieme del buon tennis, anche se è stato un match molto duro, e ha mantenuto la giusta tensione positiva». Il resto della serata è trascorso tra fisioterapia e cena scaramantica al solito ristorante vicino all’hotel, con pizza per l’allenatore e pesce con verdure per lei, prima dell’analisi video della sfida con la Swiatek. Iga ha vinto i due precedenti, concedendo a Jas appena sei game, ma l’ultimo è del 2022, rispetto alla crescita dell’azzurra di questi sei mesi praticamente un’era geologica fa: «Sì è vero – ammette Furlan – Jasmine adesso è un’altra giocatrice, molto più consapevole delle sue qualità. Ovviamente rispettiamo molto la Swiatek, è destinata a scrivere la storia del nostro sport, ma proveremo a metterle un granello di sabbia, o di terra rossa, negli ingranaggi». E a ogni modo, insieme hanno già plasmato uno dei sogni più belli per una tennista: «Quando inizi a lavorare con una ragazza, ovviamente ne scorgi il potenziale: lei era fisicamente e tecnicamente già forte, e supermotivata: ma la differenza l’ha fatta la voglia di migliorarsi. Per questo, prima di scendere in campo le dirò che deve considerare un privilegio essere sul Centrale a giocare una partita così importante». Che intriga pure l’ex n.1 Wilander: «Penso che la Paolini impiegherà forse cinque dieci minuti per capire cosa dovrà fare e da quel momento dovrà essere più aggressiva che in qualsiasi altra partita abbia giocato in tutta la sua vita. È una situazione molto difficile quando non hai un grande servizio che non ti garantisce molti punti, ma può fare male con il dritto. È in finale per la prima volta e se lo è meritato. Forse vincerà due tornei dello Slam in due giorni, secondo me non abbiamo ancora visto il suo meglio». È arrivato il tuo tempo, Jasmine.
(In aggiornamento)