– Il confronto con le grandi del passato e il match contro Osaka
A queste doti fisico-tecniche Swiatek aggiunge un’altra caratteristica piuttosto rara sul piano agonistico: è una “front runner”. Significa che si trova a suo agio quando è vantaggio. La maggior parte dei tennisti quando è in vantaggio comincia a sentire la pressione della possibile vittoria: ecco allora che arrivano le crisi di braccino, quasi una regola non scritta del tennis. Non Iga: quando è avanti nel punteggio, gioca ancora più tranquilla e sicura. E quanto più si apre il divario con l’avversaria, tanto più il suo tennis sale di efficacia. Di conseguenza fioccano i 6-0 e i 6-1 nei confronti di tantissime malcapitate.
Ecco, riunendo tutti questi elementi, si comincia a capire come sia possibile che una giocatrice di appena 23 anni sia già riuscita a entrare nella storia del tennis passando dalla porta principale. Infatti i suoi record non si rapportano più con le contemporanee, ma con le grandi del passato: cinque titoli Slam di cui quattro al Roland Garros. Tra le giocatrici in In attività solo Venus Williams (7 Major, ma oggi 43enne) vanta più Slam di Iga.
Mentre se il riferimento è la terra rossa siamo già a paragoni assoluti: 7 titoli Chris Evert, 6 Steffi Graf, 4 Justine Henin e Iga Swiatek. Tutto il resto del tennis Open è dietro: a 3 titoli troviamo Smith-Court, Seles, Sanchez-Vicario, Serena Williams. Tra le giocatrici in attività l’unica under 30 che si avvicina agli Slam di Swiatek è Naomi Osaka (4 Major, tutti sul cemento). Guarda caso la protagonista del match del torneo, l’unica capace di spingere realmente al limite Iga.
In apertura avevo consapevolmente saltato il punteggio del secondo turno. Eccolo: Swiatek batte la numero 134 Osaka 7-6(1), 1-6, 7-5. Dopo il rientro dalla maternità, e con la classifica ancora da ricostruire, è stata senza dubbio la migliore prestazione di Osaka.
Che Naomi, match dopo match, potesse migliorare il rendimento non sorprende. Ma che su una superficie storicamente non amica potesse sfoderare una partita del genere è stato davvero inatteso. Una prestazione conclusa con un saldo vincenti/errori non forzati di +16 (54/38). Chiudere a +16 su una superficie piuttosto lenta come la terra parigina e contro una giocatrice così forte in difesa come Swiatek, per me è qualcosa di inimmaginabile. Anche perché non è che Iga abbia giocando male, anzi (ha chiuso anche lei con un saldo positivo di +5 (37/32): semplicemente aveva di fronte una avversaria in grado di fare ancora meglio.
Probabilmente più a suo agio con il tetto chiuso, e grazie anche alla maggiore efficacia del servizio (8 ace a zero), per oltre due ore Naomi è stata superlativa. Dopo aver perso in volata il primo set, invece che deprimersi ha alzato ulteriormente il rendimento. Più la partita si sviluppava e più Naomi cresceva in fiducia, arrivando a cercare (e ottenere) vincenti preparati in una frazione di secondo, a volte da posizioni difficilissime. E così si è spinta sino al 6-7, 6-1, 5-2. Nel secondo set e nella prima parte del terzo si è potuto apprezzare a che livelli può spingersi una vera campionessa in piena trance agonistica.
Poi tutto si è fatto più complicato. Un po’ la stanchezza, un po’ il braccino (forse per desuetudine a situazioni di questa importanza) hanno permesso a Swiatek di risalire la china; non senza avere prima sfiorato la vertigine del burrone, quando Naomi ha raggiunto un match point sul 5-3. Mancato il punto definitivo, l’inerzia è girata e sono arrivati cinque game consecutivi a sancire il 7-5 del terzo set.
Dopo questa prestazione ci si chiede se Osaka saprà ripetersi con continuità a simili livelli o se rimarrà un exploit sporadico. Ricordo che nel turno precedente aveva rischiato di uscire contro Lucia Bronzetti (6-1, 4-6, 7-5) dopo aver giocato un terzo set nel quale non riusciva a tenere in campo un dritto su due. Vedremo come andranno le cose sull’erba e poi, soprattutto, sul cemento.
Non è un paradosso sostenere che il grosso dell’impegno Slam di Swiatek sia finito contro Naomi, al secondo turno. Infatti le avversarie che le ha proposto il tabellone nei match successivi non avevano le caratteristiche per metterla in difficoltà. Non Gauff in semifinale (battuta per la 11ma volta in 12 confronti, con un totale complessivo nel testa a testa di 23 set a 2). E nemmeno Paolini in finale (3-0 negli scontri diretti, 6 set a zero, 36 game a 9 nel totale dei loro incontri).
a pagina 4: Il Roland Garros di Jasmine Paolini e Mirra Andreeva