Matteo Berrettini è rientrato in campo lo scorso lunedì nel torneo di Stoccarda (dove ha trionfato due volte in passato, nel 2019 e nel 2022) dopo l’ennesima pausa per infortunio della sua carriera. Ha sconfitto all’esordio in tre set il russo Roman Safiullin, testa di serie numero 8 del BOSS OPEN e in generale numero 43 del ranking mondiale, mettendo a segno la bellezza di 27 ace. Matteo, che non disputava un incontro ufficiale dal torneo di Montecarlo (eliminazione al primo turno, pochi giorni dopo il trionfo a Marrakech), ha raccontato così il suo ritorno in campo, come riporta la versione inglese di Ubitennis: “Sono felice della vittoria, di come ho reagito ai momenti difficili e del fatto di essere stato tanto tempo in campo a lottare, ho bisogno di questo tipo di partite per ritrovare la condizione”.
“Mi aspettavo un match tosto, lui ha un ottimo servizio e sapevo non sarebbe stata una passeggiata. Non ho espresso il mio miglior livello ma del resto mi mancavano le sensazioni tipiche della partita, quelle sensazioni che non si possono riprodurre in allenamento. Però nel corso dell’incontro mi sono sentito sempre meglio e ho trovato il ritmo dei miei colpi”.
Nella volata finale Matteo si è imposto grazie all’esperienza e alla sua confidenza con i prati: “Mi sento bene, in generale, e i colpi funzionano. Quest’anno quando il mio corpo mi ha consentito di scendere in campo penso di aver giocato sempre bene, e non è una cosa scontata. Mi sento in forma anche se credo mi manchi il ritmo della partita: il pubblico, l’atmosfera, la pressione dei punti decisivi, la tensione, la stanchezza delle gambe. Ho bisogno di giocare partite e di riprendere fiducia da quel punto di vista”.
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Il calvario di Berrettini, ormai 28enne e sceso al numero 95 del ranking mondiale, è sembrato non avere più una fine, ma il romano ha dimostrato di poter tornare rapidamente in pista più di una volta, specialmente se si tratta della sua superficie del cuore: sull’erba l’ex numero 6 ha infatti messo in mostra il miglior tennis della vita vincendo quattro degli otto titoli della carriera, raggiungendo oltretutto la finale a Wimbledon nel 2021 (45 anni dopo la finale di Adriano Panatta al Roland Garros). I forfait a Roma e a Parigi sono sembrati propedeutici alla miglior preparazione possibile in vista dello spicchio di stagione più appetitoso: Matteo nel corso delle ultime settimane ha cercato di affinare la condizione migliore, senza correre inutili rischi su una superficie, la terra battuta, troppo “pericolosa” per il suo corpo.
“Sono rimasto fermo per troppo tempo, era davvero frustrante non potersi neanche allenare, non potevo colpire le palle, non potevo andare nemmeno in palestra, ma adesso sto bene e soprattutto dopo tutto quello che ho passato mi sento più forte di prima. Ho preparato la stagione sull’erba nei minimi dettagli, mi sento pronto, ora voglio solo competere”.
Matteo, che in carriera ha vinto 37 dei 45 incontri disputati sull’erba (un record clamoroso), al secondo turno del BOSS OPEN affronterà Denis Shapovalov in una sfida tra desaparecidos di lusso: “In questo torneo mi sento a casa, ho sempre ricevuto tanto supporto non solo dai tifosi italiani ma anche da quelli tedeschi. Il ricordo del 2019 è ancora vivo nella mia memoria: si trattava di fatto del primo vero e proprio torneo sull’erba della mia carriera, e lo vinsi”.