2) Le giovani e il tennis su erba
Escludendo le wild card locali e le possibili qualificate, per meriti di classifica dovrebbero essere al via al prossimo Wimbledon sei giocatrici nate dal 2004 in poi. In ordine di ranking sono: Coco Gauff (numero 2), Mirra Andreeva (24), Linda Noskova (26), Diana Shnaider (47), Ashlyn Krueger (88), Brenda Fruhvirtova (89). Quattro sono nate nel 2004, mentre Andreeva e Fruhvirtova sono del 2007
Shnader, Krueger e Fruhvirtova saranno esordienti a Church Road (lo scorso anno hanno affrontato le qualificazioni senza superarle) mentre Gauff, Andreeva e Noskova hanno già preso parte al torneo principale nel 2023. Anzi: Gauff si avvia addirittura alla quinta partecipazione, a testimonianza di una precocità eccezionale.
A oggi chi ha fatto meglio a Wimbledon sono state Gauff (due volte al quarto turno) e Andreeva (anche lei un quarto turno, nel 2023 e partendo dalle qualificazioni). Ma più che entrare nel dettaglio dei risultati di ognuna di loro, vorrei proporre un sintetico ragionamento di insieme.
L’erba è una superficie particolarissima, davvero a sé stante; e lo è, prima ancora che per questioni tecniche, per questioni logistiche e di calendario. Infatti al di fuori del periodo tra giugno e luglio nel quale si disputano i tornei del circuito, è improbabile che le giocatrici si allenino sui prati; quindi l’esperienza che possono farsi sulla superficie è limitata. E così, se per caso una giovane tennista perde nei primi turni, può capitare che in un anno giochi al massimo una-due partite ufficiali. Basta poco: una giornata storta o un sorteggio sfortunato contro una avversaria forte, e per molte teenager l’esperienza di una intera stagione su erba finisce quasi prima di cominciare.
Non è quindi così raro che le più giovani facciano fatica perfino a verificare se l’erba è una superficie adatta a loro oppure no. Questo senza considerare che comunque per giocare sui prati sono necessari adattamenti tecnici che non è detto siano immediati.
Un esempio concreto. Ho un ricordo molto vivo della prima partita di Marketa Vondrousova a Wimbledon. Era il 2017; Vondrousova mi aveva colpito sin da ragazzina, in più qualche mese prima aveva vinto l’International di Biel, torneo conquistato partendo dalle qualificazioni e da numero 233 del ranking. A Wimbledon era stata sorteggiata contro Peng Shuai e, da inviato, non volevo farmi sfuggire l’occasione di osservarla da vicino. Risultato? Match perso per 6-7(5) 6-0 6-4.
Seguita da bordo campo, si capiva che Marketa aveva talento, ma si notava anche che in diverse situazioni fosse ancora titubante nella gestione dello scambio su una superficie per lei inusuale. Dopo quell’esordio in chiaroscuro, sono occorse altre tre edizioni perché Vondruosova riuscisse a superare lo scoglio del primo turno ai Championships. Ma poi, lo scorso anno, il click: finalmente le cose sono andate a posto, e Vondrousova ha addirittura vinto il torneo. Partite vinte a Wimbledon dal 2017 al 2022: una. Partite vinte nel 2023: sette.
Quello di Vondrousova è probabilmente un caso estremo, quasi irripetibile, ma non è poi così infrequente che le giovani esordienti o semi-esordienti paghino lo scotto della poca esperienza sulla superficie. Per questo quando si verificano adattamenti rapidi, come quelli di Gauff e Andreeva, vanno considerati con particolare attenzione. Vedremo se anche qualcuna delle altre giovanissime riuscirà a stupirci.
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