3) Le Wild Card “eccellenti”: Kerber, Osaka, Wozniacki, Raducanu (e Andreescu)
Non ho fatto una ricerca dettagliata, ma andando a memoria fatico a ricordare molti altri Slam con così tante Wild Card di prestigio: vincitrici Slam, numero 1 del mondo a profusione. Gli organizzatori questa volta non si sono limitati alle giocatrici di casa, ma hanno invitato anche nomi eccellenti come Naomi Osaka (ex numero 1 con 4 Slam vinti), Angelique Kerber (ex numero 1 con 3 Slam), Caroline Wozniacki (ex numero 1 con 1 Slam), insieme alla britannica Emma Raducanu (1 Slam). Aggiungiamoci che è entrata grazie al ranking protetto anche Bianca Andreescu (1 Slam) e abbiamo un parterre di nomi che basterebbe da solo a reggere un evento a inviti.
Il prestigio è innegabile, ora però si tratterà di capire a che punto sono sul piano del rendimento. A oggi la loro classifica è questa: Osaka n. 111, Kerber n. 221, Wozniacki n. 112, Raducanu n. 168, Andreescu n. 165. Le prime tre rientrano dopo stop di varia natura e con la maternità in comune, mentre Raducanu e Andreescu stanno cercando di risalire la classifica dopo continue traversie fisiche.
Prima ancora che sul piano tecnico, si dovrà quindi capire a che punto sono sul piano fisico. Tutte e cinque hanno un elemento in comune: hanno vinto almeno uno Slam sul cemento. Ma Kerber vanta ben di più: il successo a Wimbledon 2018 e un curriculum con grandi prestazioni sull’erba. Basti dire che Angelique non solo ha vinto i Championships in finale su Serena Williams, ma sui prati di Londra ha sconfitto avversarie come Venus Williams, Maria Sharapova, Simona Halep, Kim Clijsters, Sabine Lisicki. Jelena Ostapenko. Aggiungiamoci anche Petra Kvitova e Karolina Pliskova, (mai incrociate a Londra, ma battute sui prati di altri tornei) e si capisce che siamo di fronte a una delle migliori interpreti dell’erba degli ultimi 10-15 anni.
Forse una interprete anomala, visto che il suo non è un tennis di attacco e servizio (come di primo acchito si associa all’erba), ma comunque efficacissimo. Malgrado il servizio tutt’altro che trascendentale, Kerber sapeva però rispondere forse come nessuna (per diverse edizioni di Wimbledon è stata la giocatrice in cima alla statistica delle risposte in campo), e praticare un gioco di rimessa superlativo, accompagnato da tenuta mentale e intensità agonistica superiori. La vittoria contro Sharapova nel 2014 rimane per me una delle partite memorabili del decennio scorso.
Se si parla di erba, nessuna delle altre ammesse eccellenti può essere avvicinata a Kerber. Naomi Osaka anche prima dello stop ha sempre faticato a esprimersi ai suoi migliori livelli al di fuori del cemento, e in carriera a Wimbledon non è mai andata oltre il terzo turno (nel 2017 sconfitta da Venus e nel 2018 fermata proprio da Kerber). Rimane il fatto che di recente ha saputo sorprenderci con un eccezionale match su terra battuta (la sconfitta 7-5 al terzo set contro Swiatek): chissà che non le riesca di mostrare una nuova adattabilità anche sull’altra superficie per lei meno amica.
Caroline Wozniacki invece ha avuto un rendimento sui prati più complesso da valutare. In carriera a Wimbledon non è mai andata oltre il quarto turno (sconfitta a livello di sedicesimi per ben 7 volte, davvero uno scoglio “maledetto”); però è anche vero che nell’altro torneo su erba da lei frequentato, Eastbourne, vanta tre finali con due successi. A Eastbourne ha sconfitto avversarie come Kerber, Halep, Barty, Konta, Makarova o Pironkova. Insomma grandi nomi o specialiste della superficie.
Come mai questo notevole scarto di risultati? Una volta, proprio a Wimbledon, in conferenza stampa avevo chiesto a Roberta Vinci quale ritenesse la superficie con maggiori diversità tra torneo e torneo. E lei aveva risposto che l’erba (più della terra e del cemento) era quella che poteva presentare maggiori differenze. Ecco, forse tenendo presente il parere di Roberta Vinci, si potrebbe spiegare lo scarto di risultati di Wozniacki tra Wimbledon ed Eastbourne.
Emma Raducanu è un “prodotto” della federazione inglese, la nazione che offre più occasioni alle giovani giocatrici di competere e allenarsi sull’erba. Ad altissimi livelli, però, si potrebbe dire che sinora Emma ha disputato due impegni: Wimbledon 2021 e Nottingham 2024. Wimbledon 2021 è il torneo che ha rivelato al mondo Raducanu. Ancora teenager, numero 338 del ranking ammessa grazie a una wild card, era stata capace di arrivare sino al quarto turno; ma nel match contro Tomljanovic si era ritirata: non per un infortunio, ma per una crisi da stress (6-4, 3-0). Due mesi dopo avrebbe vinto gli US Open.
Un paio di settimane fa, Emma ha raggiunto la semifinale a Nottingham, sconfitta dalla futura vincitrice Katie Boulter per 6-7(13), 6-3, 6-4. Significa che le premesse sono incoraggianti, rimane però da capire se sarà assistita dall’integrità fisica.
Discorso molto simile, infine, per l’altra vincitrice da teenager dello Slam americano, Bianca Andreescu. Che però per essere ammessa in tabellone non ha avuto bisogno dell’invito degli organizzatori: ha fatto ricorso al ranking protetto. A conferma che anche lei come Raducanu continua a lottare con un fisico di cristallo. A Wimbledon non ha mai raggiunto risultati di rilievo, ma alcune volte si è presentata in condizioni precarie. A oggi il suo miglior risultato su erba risale a pochi giorni fa: la finale a ‘s-Hertogenbosch persa 4-6, 6-3, 7-5 contro Samsonova. Un precedente che fa ben sperare.
Difficile immaginare cosa sapranno fare queste cinque giocatrici nel prossimo Wimbledon; di sicuro nessuna di loro sarà testa di serie, e quindi potrebbero essere protagoniste di primi o secondi turni di richiamo, visto che potrebbero subito incrociare le teste di serie. Non è detto che siano pronte a confronti del genere, ma eventuali match di prestigio potrebbero aumentare l’interesse degli appassionati sin dai primi giorni. E gli organizzatori ne sono ben consapevoli.
a pagina 4: Ons Jabeur a Wimbledon