4) Ons Jabeur a Wimbledon
Ons Jabeur (nata nell’agosto 1994) rappresenta un caso di maturazione tardiva. Chi segue il tennis un po’ più in profondità si era accorto del suo talento tecnico da molti anni, quanto meno a partire da una famosa partita giocata a Indian Wells 2015 contro Wozniacki. Ma poi erano occorse diverse stagioni perché riuscisse a esprimere le sue doti con una certa consistenza.
Un primo salto di qualità risale al 2019-2020, e in quel caso a interrompere l’ascesa era stata la pandemia. Una volta tornata la normalità nel circuito, Jabeur ha finalmente dispiegato le sue potenzialità, sotto forma di risultati (comprese tre finali Slam) che le sono valsi l’ingresso e la permanenza stabile in Top 10.
Il rendimento a Wimbledon ha seguito in parallelo la crescita complessiva. Non disputata l’edizione 2020, dal 2021 Ons vanta uno score ai Championships di 16 vittorie e 3 sconfitte: 84,2%. Nel 2021 raggiunge i quarti di finale dopo avere battuto Venus Williams, Swiatek e Muguruza. Ricordo in particolare la partita vinta contro Garbiñe come un bellissimo match (5-7, 6-3, 6-2), nel quale Jabeur ha dimostrato di essere una grande interprete della superficie. Una giocatrice che grazie alle doti tecniche è capace di esplorare ogni angolo di campo, lavorando molto sulla verticale del gioco, come sempre più raramente accade nel tennis contemporaneo. In quella edizione a fermarla è Aryna Sabalenka.
Anno successivo, Wimbledon 2022. Jabeur si spinge fino alla partita decisiva, anche se obiettivamente il percorso non è complicatissimo, visto che la giocatrice di ranking più alto sconfitta prima della finale è la numero 31 Elise Mertens. D’altra parte se le avversarie sulla carta più forti si sono perse lungo il percorso, non può essere una colpa di Ons. E così si arriva al giorno della finale, che vede in campo due esordienti a un evento del genere: la testa di serie numero 3 Jabeur contro la numero 17 Rybakina. Jabeur è la favorita dei bookmaker.
Ons vince il primo set senza mai perdere il servizio e strappando due volte la battuta a Elena: 6-3 in pieno controllo, a un passo dal traguardo che farebbe di lei la prima giocatrice africana capace di vincere uno Slam. Comincia il secondo set e si capisce che la pressione sta sgretolando le certezze di Jabeur. Iniziano ad aumentare gli errori su palle che in altri momenti non avrebbe mai sbagliato, e la situazione si ribalta.
Non che Rybakina abbia la fama di avere un killer instinct spietato, ma tra le due giocatrici chi proprio non riesce più a esprimersi è Jabeur. E così a vincere in rimonta è Rybakina: 3-6, 6-2, 6-2. Dirà con grande sincerità Elena nella rituale intervista di premiazione: “Ero super-nervosa prima del match e durante il match. Onestamente: non vedevo l’ora che finisse”. E dopo un sospirone: “Davvero, non ho mai provato nulla del genere”. Eppure Jabeur è risultata ancora più tesa di lei.
Passano dodici mesi, Wimbledon 2023. Se nel 2022 il cammino di Jabeur era stato abbastanza semplice, di ben altra difficoltà è quello di questa edizione. Jabeur è sorteggiata nella parte bassa del tabellone e per arrivare di nuovo in finale deve attraversare una specie di campo minato. Ons sconfigge tra le altre: Bianca Andreescu, Petra Kvitova (surclassata con un eloquente 6-0, 6-3), Elena Rybakina (6-7(5), 6-4, 6-1 nella rivincita della finale 2022) e in semifinale Aryna Sabalenka (6-7(5), 6-4, 6-3).
A sorpresa dalla parte alta del tabellone (quella teoricamente presidiata dalla numero 1 Iga Swiatek), emerge Marketa Vondrousova. In quel momento è numero 42 del ranking e dunque neanche testa di serie. Sulla carta il risultato della partita è segnato. Ma siamo in finale e per Ons c’è sempre lo stesso peso, forse ancora più amplificato dalla sconfitta del 2022: diventare la prima giocatrice africana capace di vincere uno Slam, non deludere le aspettative di un popolo intero, coronare il suo ruolo di apripista per moltissime ragazze che vorrebbero fare sport in paesi nei quali non è così semplice farlo, etc etc. Probabilmente per lei è davvero troppo.
Finale: pronti via, Jabeur sale 4-2 nel primo set. Come già l’anno prima, il grande traguardo si avvicina. E invece di nuovo Ons si incarta. La giocatrice che nei quarti contro Rybakina ha perso il servizio solo due volte, e in semifinale contro Sabalenka appena una volta (in partite da tre set), finirà per essere sconfitta in due set (6-4, 6-4) perdendo la battuta sei volte. Come dodici mesi prima, nel giorno più importante è scesa in campo una controfigura bloccata dalla tensione, incapace non dico di esprimersi al meglio, ma nemmeno su livelli di sufficienza per quante sarebbero le sue potenzialità.
E con questo si torna al discorso fatto in apertura di articolo. Se le ultime due edizioni di Wimbledon hanno avuto esiti inattesi, una certa dose di “colpa” ce l’ha anche Ons, con il suo rendimento opposto tra finale e partite precedenti. Al via della edizione 2024 si presenta una Jabeur con più acciacchi e incertezze, aumentate anche dal fresco ritiro nel torneo di Berlino contro Coco Gauff. In ogni caso rimane una delle giocatrici da seguire; vedremo se sarà in grado di regalarsi un’altra occasione per conquistare un risultato storico o se per lei il treno delle finali a Wimbledon è definitivamente passato.