Reduce dal triplo scontro russo, la sconfitta nei quarti del Roland Garros con Andreeva a cui ha fatto seguito il successo negli ottavi erbivori del WTA 500 di Berlino su Kasatkina prima del ritiro contro “Lady Sinner“, la numero 3 del tennis femminile Aryna Sabalenka ha parlato nel Media Day di Wimbledon descrivendo nel dettaglio la sua situazione di salute e ritornando sul tema più scottante: la rinuncia ai Giochi Olimpici di Parigi.
D. Hai sempre avuto un ottimo rendimento in questo torneo, per ben due volte ti sei spinta fino alle semifinali. Ti ricordi il primo match in assoluto che hai giocato su erba? Ti eri sentita a tuo agio? Ti è venuto facile sin da subito giocarci o hai avuto bisogno di un po’ di tempo per adattarti?
Aryna Sabalenka: “Non ricordo che anno fosse ma di ricordo perfettamente di aver disputato le qualificazioni qui a Wimbledon. Penso di averle passate. Per quanto riguarda la sensazione avvertita, è stato semplicemente interessante. Era qualcosa di diverso, i rimbalzi molto bassi e quindi il dover rimanere ben piegato sulle gambe per avere la ricerca di palla migliore senza perdere in equilibrio e appoggi. Sicuramente ciò che avvertii è che fosse una superficie che influenzasse il modo di utilizzare il corpo nel campo. Mi sono detta ‘wow, sarà dura giocarci’. In realtà però fin dalla prime volte in cui l’ho sperimentata, mi piaceva molto il fatto che desse vita a punti brevi sull’uno-due. E difatti non ho dovuto fare molta fatica per adattarmi a questo aspetto, non ho dovuto lavorarci tanto per migliorarlo. Mi è venuto naturalmente“.
D. Dopo la sconfitta nei quarti del Roland Garros, ti sei dovuta ritirare contro Kalinskaya a Berlino perché non stavi bene. Quando tempo ci hai messo a sentirti meglio dopo, a riprenderti per tornare ad allenarti?
Aryna Sabalenka: “Sì, è stata davvero un’esperienza durissima. Ho faticato molto. In seguito, mi ci sono voluti probabilmente cinque o sei giorni per riprendermi completamente, per far sì che lo stomaco riprendesse il suo normale operato. Ho dovuto prendere tantissime medicinali per guarire“.
D. So che ti sono già state chieste delucidazioni in merito alla tua decisione di non giocare le Olimpiadi di Parigi, ma volevo chiederti se speri quantomeno di prendere parte alle prossime Olimpiadi oppure nutri qualche potenziale dubbio data l’imprevedibilità del futuro. Ti sei messa nell’ottica di poter non avere più un’altra opportunità di giocarle?
Aryna Sabalenka: “Voglio dire, sì, è così. Nello sport non può prevedere nulla, ovviamente, come nella vita. È davvero triste dover saltare le Olimpiadi di quest’anno. Ma non vedo l’ora di esserci alle prossime, fra quattro anni. Spero davvero di essere in grado di poterle giocare“.
D. Il fatto che tu a Tokyo abbia potuto giocare per la Bielorussia, rappresentando la tua nazione, e che invece al contrario a Parigi avresti dovuto partecipare come atleta neutrale, ha pesato nel tuo processo decisionale oppure non ha per nulla influito?
Aryna Sabalenka: “No, assolutamente. Non ha per nulla inciso, il motivo principale che mi ha spinto a prendere questa decisione, come ho già detto, è stata la programmazione che con le Olimpiadi sarebbe stata veramente insostenibile. Ultimamente ho lottato con tantissimi, e diversi fra loro, problemi di salute ma anche dal punto di vista fisico con alcune lesioni. Il mio corpo è in difficoltà, mi ha dimostrato che devo prendermi maggiormente cura di me stessa. Ho deciso, dunque, di sacrificare le Olimpiadi non per la mia carriera ma per la salvaguardia della mia salute“.
D. Negli ultimi sette Wimbledon ci sono stati sette diverse campionesse nel singolare femminile. Riflettendoci, a cosa pensi sia dovuto? Qual è la causa?
Aryna Sabalenka: “Penso innanzitutto che il tennis sia ormai passato al livello successivo, dove tutti possono battere tutti e dove tutti sono in grado di vincere uno Slam. Il livello generale è aumentato, è cresciuto. In realtà, se ti ci soffermi su ti accorgi di come sia qualcosa di folle anche solo da poter da pensare. Ovviamente in questo momento c’è Iga, soprattutto sulla terra battuta. Ma nel complesso non c’è una vera dominatrice del Tour. Chiunque può fare fare qualsiasi cosa“.