Un “devastato” Alex De Minaur ha annunciato il suo ritiro dal torneo di Wimbledon, dove mercoledì avrebbe dovuto affrontare Novak Djokovic nei quarti di finale. “Non era assolutamente un annuncio che volevo fare. Sono distrutto“, ha detto De Minaur subito dopo aver dichiarato il ritiro.
È giusto che lo sia. Ai Championships sarebbe stato il suo secondo quarto di finale consecutivo in un Grande Slam, dopo aver tagliato il traguardo anche all’Open di Francia, sulla terra battuta. De Minaur negli ultimi anni è diventato un giocatore sempre più completo, in ottima forma fisica e con grande fiducia del suo livello. È salito nella top 10 del ranking ATP, attualmente è nono in classifica e contro Djokovic avrebbe avuto sicuramente più di una chance. Ma durante gli ultimi tre punti giocati contro Arthur Fils, negli ottavi di finale, De Minaur è scivolato male su un dritto e qualcosa ha fatto “crack”. Nonostante la vittoria dell’australiano, De Minaur ha subito capito che la situazione era grave.
Una grande sfortuna per il numero 9 del mondo che ama il tennis su erba. All’inizio della stagione, anche se in una partita di United Cup, l’australiano era riuscito persino a battere Djokovic e questa sarebbe stata una grande prova per cercare di rifarsi anche a livello slam. Gli esami di martedì, però, hanno confermato una lacerazione della cartilagine che collega l’anca al muscolo adduttore. Giocare, a detta di De Minaur, avrebbe rischiato di trasformare un infortunio risolvibile in circa 4 settimane, in uno stop prolungato che l’avrebbe visto fuori dalle Olimpiadi e dallo US. Open, che inizieranno a fine agosto.
Anche se il numero 2 del mondo Djokovic non lo descriverebbe mai in questo modo, è difficile però non interpretare l’infortunio di De Minaur come un altro colpo di fortuna. L’ennesimo negli ultimi 15 giorni, soprattutto se consideriamo in che condizioni è arrivato il serbo a Wimbledon.
Nei primi due turni, Djokovic ha pescato un qualificato e una wildcard. Poi ha concesso un solo parziale ad Alexei Popyrin ed è volato agli ottavi di finale dove ha trovato la testa di serie numero 15. Ma il primo “top player” che Djokovic era finalmente costretto ad affrontare non si è rivelato per nulla “top”. Rune non è stato all’altezza della partita e ha giocato un tennis troppo sottotono, perdendo in tre set.
Quando venerdì Djokovic scenderà in campo per giocare la sua 13esima semifinale a Wimbledon, eguagliando il record di Roger Federer, avrà avuto tre giorni interi di riposo e di recupero per il ginocchio. Non tanto per riprendersi dalla partita di Rune, ma per una corretta riabilitazione dall’operazione al menisco, che non dobbiamo dimenticarci, è avvenuta il 5 giugno. Un intervento che generalmente richiede un tempo di recupero di sei settimane e all’inizio del torneo, Djokovic aveva superato da pochi giorni le tre settimane.
Quelle sei settimane scadranno pochi giorni dopo la sua 49esima semifinale del Grande Slam. Questo significa che Djokovic scenderà in campo quasi al 100% della forma fisica, in un torneo che ha già vinto 7 volte. Oltre all’incredibile record di 49 semifinali raggiunte nel Grande Slam, un altro record, il suo, è di 36 vittorie e 12 sconfitte nelle 48 che ha già giocato.
Ad aspettarlo ci sarà l’italiano Lorenzo Musetti, contro il quale ha vinto 5 volte, l’ultima in cinque set fino alle 3 del mattino al Roland Garros di quest’anno, e perso una volta.
La fortuna non ha niente a che vedere con la straordinaria carriera del giocatore più vincente di tutti i tempi. Però, in questo Wimbledon, sembra essere nettamente dalla sua parte.