E insomma ragazzi, poca euforia, poca esaltazione. Non ha fatto nulla di speciale questo sbarbatello spagnolo, in fondo, come ci hanno spiegato dalle colonne di importanti quotidiani nazionali, Carlos Alcaraz (10) deve solo ringraziare la bella Anna (meglio nota come Lady Sinner, dal basso del suo numero 17 del ranking) che ha distratto il nostro numero 1 e lo ha infettato del virus fatale (“era meglio evitare di mescolarsi con la folla perché nei viali di Wimbledon il virus è in agguato”: lo hanno scritto davvero) che gli è costato il ko con Medvedev (8) ed il meritato trionfo a Wimbledon. Caro Jannik Sinner (7), ci avevi illuso di essere altoatesino, di essere diverso dal piacione italiano lavoro-guadagno-pago-pretendo e invece eccallà sei subito caduto nel tranello in cui il tuo amico Matteo Berrettini (6,5) è inciampato un po’ di tempo fa, hai ceduto alle lusinghe tentatrici del gentil sesso e hai distolto l’attenzione dal ruolo di fulgido esempio della nazione e ostinato paladino della gloria patriottica.
E poi, che diamine! Con le Olimpiadi alle porte dove il vessillo tricolore dovrà splendere su tutto il globo terracqueo cosa hai pensato bene di fare invece di andare a competere nell’infida terra svedese o a sottoporti a estenuanti sedute di allenamento? Hai preso il primo aereo con la bella Anna in direzione costa Smeralda, patria degli oziosi mollaccioni perditempo per poi virare per Montecarlo, la città del vizio e della perdizione. Ah sacrilegio! Ah tradimento! Urge subito riparare prima che sia troppo tardi: il Presidente Binaghi – con l’assenso vigile del premier – ha subito organizzato un ritiro spirituale per soli uomini in un rifugio spartano in Val di Susa in compagnia dei monti e di Nicola Pietrangeli, che con i suoi insegnamenti saprà riportarti sulla retta via e spiegarti come fa un italiano a vincere al quinto set.
E allora signori diciamolo, si storce il naso sui giornaloni e nei salotti televisivi improvvisatisi esperti di diritti e rovesci e ritrovatisi ora all’improvviso con un invadente spagnolo che mette in dubbio il primato del nostro e che con un anno di meno è già 4-1 nel conto che conta. Addirittura ieri si udivano urla di incitamento per il vecchio serbo, chiamato a fermare l’avanzata spagnola.
E invece stavolta a Novak Djokovic (8) è toccato licenziare chirurgo e ortopedico, incapaci di portarlo a forza di bacche e radici a vincere il meritato ottavo sigillo a Wimbledon. Poco male, Nole ha spiegato che ci riproverà e che comunque non ha intenzione di allenare il figlio, perché il suo obiettivo è sfidarlo in campo per poi suonargli il violino in faccia.
A proposito, pare che in finale molti degli spettatori paganti del Centre Court – addirittura costrettisi a sostenere Nole pur di vedere uno straccio di scampolo di partita – dopo la sviolinata siano passati con il piattino dal clan serbo a chiedere qualche spicciolo di rimborso del biglietto…
Per fortuna però ci sono le donne – non quelle infide che distraggono i campioni dai loro impegni – che giocano a tennis, come la nostra Jasmine Paolini (9), che ha giocato un tennis stellare, frutto di talento, lavoro e mentalità e fatto innamorare tutti, ma per i nuovi grandi esperti dello sport nazionale è brava (anzi bellissima come ha titolato il principale quotidiano sportivo tra un presunto acquisto del Milan e una speranza di cessione della Juve) perché “normale”. Cioè, loro vorrebbero scrivere che è “normale” perché non è alta 1,80 bionda con gli occhi azzurri e con uno stacco di coscia da poterci fare le copertine per 15 anni, ma sono giornaloni seri quindi non lo possono dire e si limitano a dirci che è “normale”. Ah Jasmine, speriamo tu sia ancora in tempo per chiedere la cittadinanza ghanese e scappare da questo paese “normale”.
Il titolo lo ha portato a casa Barbora Krejcikova (10), che non fará balletti e copertine come Sabalenka ma sa giocare la volée come poche e ha gia i due slam più prestigiosi in saccoccia.
Wimbledon è stata anche l’epifania di Lorenzo Musetti (8,5) o forse la resurrezione, visto che anche lui era stato dato per disperso alla veneranda età di ventidue anni. Anche qui ci hanno raccontato la grande verità nascosta dietro l’exploit del carrarino: la presenza di compagna e figlio a bordo campo, patria&famiglia e tutto si risolve. Chissà come avrà fatto Marat Safin a vincere due slam.
Sarà un’estate torrida amici, archiviati i sacri prati, quest’anno più azzurri che mai, si torna a calcare la terra per un bis parigino che promette scintille: dobbiamo andare a medaglia in ogni torneo in attesa che il padel diventi disciplina olimpica e soprattutto in previsione delle imminenti elezioni federali.