Dal nostro inviato ad Amburgo
Un po’ acciaccato, ma di certo non demoralizzato. Sascha Zverev ritorna in campo, sulla terra rossa, la sua terra rossa, e vince. L’olandese Jesper De Jong non ha potuto nulla contro il padrone di casa, vincitore dell’ultima edizione. Un doppio 6-2 e il teutonico, con tanto di tutore nel ginocchio sinistro, passa avanti nonostante qualche preoccupazione fisica causata dall’infortunio patito durante il torneo di Wimbledon. Di questo e di altro la prima testa di serie del Hamburg European Open ha parlato in conferenza stampa con i giornalisti presenti.
D: Come va con il ginocchio? Come pensi sia andata oggi?
Zverev: “Stamattina non sapevo se avrei giocato o meno quest’oggi. Durante il riscaldamento prima della partita provavo dolore. Ho fatto tutto quello che ho potuto per riuscire a essere in campo, compresi trattamenti al ginocchio che mi hanno fatto stare un po’ meglio. Infatti, ho preso la decisione di giocare poco prima di entrare in campo. Poi, in partita, ho avvertito le migliori sensazioni da quando mi sono fatto male a Wimbledon e non avrei mai pensato di sentirmi così sinceramente. Quindi, sono estremamente contento di ciò”.
Andrea Binotto, Ubitennis: Pensi che per te, per il tuo corpo, sia più pericoloso giocare sulla terra o sull’erba?
Zverev: “Sicuramente l’erba è la superficie più pericolosa in assoluto secondo me, perché possono esserci incidenti in ogni incontro. Ed è quello che mi è successo contro Norrie (a Wimbledon, al terzo turno, ndr). Scivoli, il tuo corpo assume delle posizioni inusuali e non è come farlo sulla terra. Sul rosso scivoli, ma hai il controllo della tua scivolata, mentre sull’erba no. Si è visto infatti quanti ritiri ci sono stati a Wimbledon quest’anno. Quindi sì, senza alcun dubbio l’erba è la superficie più pericolosa, specialmente quando non è completamente asciutta”.
D: Hai detto che hai deciso di scendere in campo solamente pochi minuti prima dell’inizio partita. Cosa significa questo per te per il resto del torneo?
Zverev: “Ho aspettato fino all’ultimo per decidere se avrei giocato o meno. Ora che ho visto com’è il campo, penso proprio di continuare a giocare. Nonostante non sia stata una partita combattutissima è stata comunque complicata. Me lo aspettavo e quindi ho parlato con il mio team per capire se ce l’avrei potuta fare o meno. Infine, ho deciso di scendere in campo e quando l’ho fatto ho dato il massimo senza trattenermi in determinati movimenti. C’è stato un periodo nella mia vita in cui non riuscivo proprio a camminare. Quindi, se decido di scendere in campo o do il massimo, o non gioco neanche. Ho sempre fatto così in tutta la mia vita”.
D: Se qualcuno ora ti dicesse che puoi arrivare al bronzo alle Olimpiadi, tu lo prenderesti?
Zverev: “Se mi dicessero che sarei portabandiera per la Germania sarebbe ancora più incredibile per me. Per il bronzo, sarebbe decisamente un gran risultato, ma se partecipo a un torneo lo faccio perché voglio vincerlo nonostante comunque il terzo posto sarebbe molto speciale. Ogni medaglia è un grande raggiungimento”.
D: Lunedì, dopo l’allenamento, hai detto che sarebbe stato meglio giocare mercoledì ed era evidente che volevi guadagnare tempo. Come prendi una decisione come quella di giocare o meno? Non c’è la preoccupazione che giocando al massimo possa peggiorarti il male?
Zverev: “E’ semplice, vedo se mi fa male o no. Successivamente, capisco cosa fare in base a quello che il mio corpo riesce a performare. Ho un edema osseo al ginocchio che può peggiorare solamente facendo lo stesso tipo di movimento con cui mi sono infortunato. Ovvero raddrizzando il ginocchio per poi andare in iperestensione con esso. Gioco da 25 anni a tennis e so che movimenti del genere non sono possibili sulla terra battuta”.
“Se riuscissi a farli allora sarei prima stupido e poi sfortunato oltre che seduto con una frattura completa (sorride, ndr). Ma, secondo me, mio fratello e molti esperti non è proprio una cosa fattibile sulla terra, per quello non mi sento in pericolo. In ogni caso si tratta di un osso e ci vorranno dalle tre alle sei settimane prima che guarisca completamente”.